Una nuova UDC dopo queste elezioni?
Secondo la stampa svizzera, dopo questa nuova vittoria elettorale l'Unione democratica di centro è chiamata a condurre una politica meno aggressiva e più "civile".
Agli occhi dei commentatori, anche i socialisti, grandi perdenti dello scrutinio, dovranno ora ripensare la loro politica, mentre la permanenza di Christoph Blocher in governo non è ormai più in discussione.
“Qualcosa è definitivamente cambiato nella vita politica svizzera”, osserva Le Temps. “La forte progressione dell’Unione democratica di centro (UDC) nel 1999 era stata considerata soltanto una perturbazione eccezionale. Il risultato del 2003 ha invece smentito questa visione. Ed ora le elezioni del 2007 trasformano questa galoppata in una sorta di apoteosi”.
Secondo il giornale romando, è stata “la campagna molto polarizzante dell’UDC” a provocare ancora una volta una forte mobilitazione del suo elettorato. “Mai come finora”, osserva inoltre Le Temps, “un partito ha preso una leadership così chiara nella vita politica svizzera”.
Pure il Tages Anzeiger attribuisce il successo dell’UDC alla forte mobilitazione dei suoi militanti, ma anche ad un “marketing ricco di idee” e all’impiego di “molti soldi”.
Ripensamento necessario per i socialisti
A detta del quotidiano zurighese, il Partito socialista (PS), grande perdente di questo scrutinio, sarà costretto ora a “ripensare la sua politica” e a “definire nuove posizioni”, se vuole riconquistare i suoi elettori.
“La sconfitta storica dei socialisti è l’espressione di un cambiamento di valori. I seggi persi dal PS sono confluiti quasi esclusivamente nel campo dei Verdi. Soprattutto nelle città sta inoltre aumentando il numero di persone, per i quali i socialisti non devono più operare come braccio politico dei sindacati”.
“I socialisti hanno ricevuto la fattura per la loro snervante fissazione su Christoph Blocher”, afferma invece la Berner Zeitung, secondo la quale i Verdi sono ormai diventati una vera e propria alternativa al PS.
Plebiscito per Blocher
La quinta vittoria consecutiva dell’UDC alle elezioni federali “risponde chiaramente all’interrogativo sulla permanenza in governo di Christoph Bocher”, sostiene la Neue Zürcher Zeitung.
Il giornale zurighese osserva in proposito che l’UDC si è rafforzata praticamente in ogni regione. “Chi ritiene che una partenza di Blocher potrebbe cambiare qualcosa, sbaglia probabilmente, come sbagliavano coloro che pensavano quattro anni fa di poter addomesticare l’UDC, facendo entrare quest’uomo politico in governo”.
Secondo la NZZ non va inoltre dimenticato che il successo dell’UDC è dovuto non solo ai soldi, ma anche “ai temi sgradevoli che questo partito solleva sempre per primo”.
Agli occhi della Basler Zeitung, la vittoria dell’UDC va addirittura considerata come “un pebliscito per Christoph Blocher”, che spegne ogni discussione sulla sua presenza nel Consiglio federale.
Anche per la Südostschweiz, la poltrona del ministro di polizia e giustizia non è più in discussione. “L’UDC ha raggiunto il suo obbiettivo principale: è riuscita ad assicurare il seggio di Christoph Blocher. E ha raggiunto anche un obbiettivo secondario: aumentare la sua forza elettorale e consolidare il potere conquistato quattro anni fa”.
Normalizzazione dell’UDC
“A questo punto farebbe comodo a tutti, se l’UDC potesse anche rendere meno aggressiva la sua politica”, osserva ancora la Südostschweiz.
Un’opinione condivisa dalla Neue Luzerner Zeitung, per la quale “la vittoria quasi storica dell’UDC potrebbe contribuire a ‘civilizzare’ questo partito”. Per la testata lucernese questa possibilità sembra preannunciata dal nuovo atteggiamento assunto dal presidente dell’UDC.
“Otto anni fa, subito dopo lo scrutinio, Ueli Maurer aveva dichiarato che il tempo della concordanza era ormai concluso. Questa domenica ha invece affermato che l’UDC vuole sostenere la concordanza”.
Alleanze determinanti anche in futuro
“Gli spostamenti di voti di queste elezioni non apporteranno grandi cambiamenti concreti per la politica svizzera”, prevede il Bund. A detta del quotidiano bernese, “a determinare la politica elvetica rimarranno anche in futuro le alleanze tra i partiti”.
Ad esempio tra Partito liberale radicale (PLR), Partito popolare democratico (PPD) e blocco rosso-verde per quanto concerne la politica estera. In ambito economico, “il blocco borghese dovrebbe invece rimanere fedele ai propri principi”.
Una visione condivisa dal Corriere del Ticino, per il quale “chi si aspettava una svolta da queste elezioni rimarrà deluso”. In futuro ritiene il quotidiano ticinese “sarà probabilmente più difficile contrastare le rivendicazioni dell’UDC, che nel suo programma chiede più sicurezza, meno tasse, più risparmi, più strade. Ma, per quanto forte, il partito di Blocher non può fare a meno di alleanze e il centro avrà come sempre un indispensabile ruolo di mediazione”.
Coesione del governo più difficile
Dopo queste elezioni, scrive ancora il Corriere del Ticino, “il fair play e la discrezione lasceranno forse il posto ad una dialettica più aggressiva, sulla scia di quella dell’UDC, che tanto ha fatto discutere quest’anno. Perché alla fine si è rivelata pagante”.
Secondo La Liberté questo scrutinio ha invece ridefinito in parte gli equilibri politici in Svizzera. “Tre blocchi di forza paragonabile sono usciti dalle urne: un’UDC monolitica, la sinistra (grazie alla progressione dei Verdi) e il centro.
“La nuova composizione delle Camere federali non è rassicurante né per la prossima legislatura, né per la coesione all’interno del Consiglio federale. Il giornale di Friburgo ritiene che “tre blocchi non sono ancora una politica per il paese” e si chiede “come si potrà costruire una piattaforma programmatica con questi tre blocchi? È la quadratura del cerchio”.
swissinfo, Armando Mombelli
Risultati nel Consiglio nazionale 1995, 1999 e 2003 e 2007:
Unione democratica di centro: 14,9%, 22,5%, 26,7%, 29,0%
Partito socialista: 21,8%, 22,5%, 23,3%, 19,5%
Partito liberale radicale: 20,2%, 19,9%, 17,3%, 15,6%
Partito popolare democratico: 17,0%, 15,8%, 14,4%, 14,6%
Partito ecologista svizzero: 5,0%, 5,0%, 7,4%, 9,6%.
Il tasso di partecipazione è stato nel 2007 del 48,8%, in aumento di 3,6 punti rispetto al 2003.
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