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Unione europea, niente di nuovo sotto il sole

Per due volte quest'anno l'elettorato svizzero ha confermato il suo sostegno alla via bilaterale con l'UE (Keystone) Keystone

L'anno scorso l'elettorato svizzero si è espresso a favore di una maggiore collaborazione con l'UE. Ma non si può dire che il dossier abbia fatto passi avanti.

Il Governo federale renderà pubblico nel 2006 un rapporto su vantaggi e svantaggi di un’eventuale adesione alla UE. La pubblicazione potrebbe riportare la questione Europa alla ribalta – ma la maggiorparte dei partiti politici dichiara di non nutrire al riguardo grandi aspettative.

A giugno c’è stato il “placet” alla partecipazione agli accordi di Schengen e Dublino – per la collaborazione in materia di sicurezza e immigrazione. A settembre, l’elettorato ha approvato l’estensione dell’accordo sulla libera circolazione delle persone ai dieci nuovi membri dell’Unione.

I due consensi espressi dal popolo svizzero sono stati di gran sollievo per Bruxelles – che del resto ha dovuto affrontare un “annus horribilis”, in particolare per il rifiuto della Costituzione europea da parte dei cittadini olandesi e francesi.

Proseguire sulla strada scelta finora

In base a questi due pronunciamenti, è forse ragionevole dedurre che il cittadino svizzero è diventato più favorevole all’Unione Europea? L’ipotesi non è affatto condivisa dai rappresentanti dei principali partiti.

“La popolazione si è semplicemente allineata alla politica governativa di procedere per accordi bilaterali”, sintetizza il deputato democristiano (PPD, il partito popolare democratico, di centro-destra) Pierre Koller. “Molte persone che non sono favorevoli all’adesione alla UE preferiscono la via bilaterale perché consapevoli che l’Europa è un partner obbligato”.

Gli fa eco la deputata socialista Géraldine Savary: “Non credo che sulla questione europea ci sia stato un cambiamento di mentalità. Piuttosto, direi che è cambiata la nostra attitudine rispetto all’apertura e alla collaborazione con i paesi vicini. E questi due voti hanno senz’altro contribuito a sdrammatizzare la questione”.

Tutti i politici interpellati da swissinfo hanno fatto la stessa diagnosi: i due voti del 2005 non provano che gli svizzeri sono diventati europeisti convinti, ma piuttosto che hanno intenzione di proseguire sulla strada di accordi bilaterali praticata finora dal Consiglio federale.

No al ritiro della candidatura

Ma se il popolo dimostra di sostenere la via bilaterale all’Europa, non sarebbe opportuno ritirare la domanda di adesione all’UE che la Confederazione ha “congelato” da ormai oltre due anni?

La sinistra, dai socialisti agli ecologisti, è a favore di un’adesione piena all’Unione e dunque non si pone neanche la questione – piuttosto, si chiede quando sarà possibile riattivare la candidatura elvetica.

A destra, si tende piuttosto ad allinearsi alla strategia governativa: se la richiesta di adesione, in quanto di fatto inattiva, non disturba nessuno, il ritiro della candidatura potrebbe innervosire Bruxelles.

E se è vero che alcuni dirigenti di punta del PLR (Partito liberale-radicale, centro-destra) hanno a suo tempo chiesto il ritiro della candidatura, il portavoce Christian Weber spiega che il partito si è ormai allineato alla posizione del Consiglio federale.

L’Unione democratica di centro (UDC, destra nazionalista) resta dunque l’unica formazione politica a reclamare che la Confederazione si tiri indietro. Visto che il Governo ha sempre dichiarato di sostenere la via bilaterale all’Europa, mantenere la domanda di adesione alla UE significherebbe secondo il deputato Oskar Freysinger “prendere in giro la popolazione”.

Il 2006 sarà decisivo?

Un punto mette tutti d’accordo: il 2005 non avrebbe modificato di una virgola lo stato dell’arte rispetto ad una eventuale adesione all’Unione Europea. Non resta che stare a vedere se il rapporto governativo sulla questione smuoverà le acque.

Su questo, le opinioni variano – man mano che ci si avvicina alla destra dell’emiciclo parlamentare. Il deputato ecologista Ueli Leuenberger dichiara che: “è necessaria una campagna di informazione su cos’è l’Europa e su cosa significherebbe farne parte. Sono convinto che se il governo e i partiti che ne fanno parte – a parte l’UDC – esprimessero una posizione più chiara in proposito, il popolo sarebbe disposto a fare importanti passi avanti”.

Secondo Géraldine Savary, “dobbiamo prendere atto dei limiti della via bilaterale. E se dunque è giusto tornare a porre la “questione Europa”, è indispensabile farlo in maniera pragmatica”. La deputata socialista sottolinea l’impossibilità di risolvere la questione prima che i rapporti di forza fra la destra “oltranzista” e quella “costruttiva” siano chiariti.

Pierre Koller attribuisce una grande importanza al rapporto del Governo, che ritiene “un elemento fondamentale” per prendere una decisione al riguardo. Ma sottolinea che esso potrebbe spingerli a sostenere l’adesione, tanto quanto a rifiutarla ancora più decisamente.

I liberali-radicali dicono, invece, che non bisogna aspettarsi troppo da questo rapporto. “Aiuterà a chiarire la questione, ma niente di più”, sottolinea Christian Weber. “Il popolo si è espresso chiaramente a favore della via bilaterale e ora bisogna capire come portarla avanti”.

Côté UDC, il rapporto viene fin d’ora definito “una farsa”, poiché a prepararlo è l’Ufficio per l’integrazione. Un fatto che scatena il sarcasmo di Oskar Freysinger: “Sarebbe come chiedere ad un produttore di zucchero di scrivere un rapporto su quanto lo zucchero fa bene ai denti”.

swissinfo, Olivier Pauchard
(traduzione di Serena Tinari)

L’estensione ai dieci nuovi membri dell’Unione europea dell’accordo sulla libera circolazione delle persone è stato accettato il 25 settembre dal 56 per cento dei votanti.
L’accordo sulla partecipazione della Svizzera allo spazio Schengen/Dublino è passato il 5 giugno con il 54,6 per cento dei suffragi.

Nel 1992, il Governo federale ha depositato una domanda di adesione all’Unione Europea e inoltrato una richiesta di ingresso del paese nello Spazio economico europeo (SEE)

Il 6 dicembre 1992, un referendum ha sancito il rifiuto popolare dell’ingresso nel SEE e in seguito a questo voto, il Consiglio federale ha “congelato” la domanda di adesione all’UE.

L’avvicinamento della Confederazione all’Unione europea si svolge ormai attraverso accordi bilaterali. Due pacchetti sono stati già accettati.

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