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Uniti, i liberali radicali cercano di risalire la china

Fulvio Pelli spera di poter frenare l'emorragia di voti del suo partito, in corso dal 1979 Keystone

In continuo calo da 30 anni, il Partito liberale radicale (PLR) è sceso al 15,7% dei voti alle ultime elezioni. Dopo la fusione con il Partito liberale svizzero nel 2009, il PLR mira ora risalire la china e a raggiungere il 20% dei suffragi in ottobre. Intervista al suo presidente Fulvio Pelli.

swissinfo.ch: Quali sono le priorità del suo partito per la prossima legislatura?

Fulvio Pelli: Noi siamo concentrati soprattutto in tre campi di attività. Per prima cosa vogliamo che in Svizzera vi siano sempre più posti di lavoro sicuri e interessanti. E per questo puntiamo su una buona integrazione della Svizzera sul mercato internazionale, accordi di libero scambio e una formazione professionale e universitaria di qualità.

Il secondo campo è il risanamento delle assicurazioni sociali. Dobbiamo garantire alle nuove generazioni assicurazioni sociali che siano efficienti anche in 20, 30 o 40 anni. In seguito alla progressione della speranza di vita, vi sono importanti correzioni da fare per evitare un collasso dell’AVS e del sistema sociale, come in altri paesi europei. Il terzo campo è la lotta contro la burocrazia, che frena la libertà e l’iniziativa. La burocrazia non è necessaria, è soltanto il risultato di errori prodotti dalla politica, che spesso complica troppo le regolamentazioni.

swissinfo.ch: In che settori la Confederazione dovrebbe ridurre le uscite e in quali dovrebbe investire di più?

F.P.: Investire maggiormente sicuramente nel campo della formazione e dell’innovazione. Un paese come la Svizzera ha bisogno di sviluppare questi settori. Inevitabile sarà anche uno sforzo superiore a livello internazionale, per permettere alla Svizzera di mantenere una posizione importante nel mondo.

Possiamo invece spendere meno nel campo dell’asilo, dove vi sono procedure farraginose che continuano a durare troppo. Spendiamo moltissimo e non in modo efficiente per la produzione agricola. L’agricoltura deve essere più inserita nel mercato e meno protetta da regole che contribuiscono solo ad escluderla dal mercato.

swissinfo.ch: Che via dovrebbe seguire la Svizzera nelle sue relazioni con l’Unione europea?

F.P.: Noi ci siamo espressi chiaramente per la continuazione della via bilaterale: accordi specifici con l’UE su una serie di campi per i quali vi è un interesse comune a regole di apertura. Non siamo per l’adesione all’UE, perché è un progetto che incontra tantissime difficoltà e non convince.

Vogliamo inoltre aiutare alcuni paesi europei ad uscire dalla crisi attuale, perché l’UE non è solo un partner importante, ma anche un cliente importante. Pretendiamo però dall’Europa una collaborazione tra partner e non una pretesa dominazione della grande struttura di 27 paesi sulla piccola Svizzera. Non potremmo tollerare rapporti che non siano paritetici.

swissinfo.ch: La Svizzera deve rinunciare all’energia nucleare e puntare sulle energie rinnovabili? 

F.P.: Il nostro partito aveva una strategia che prevedeva di sostituire le attuali centrali nucleari con due nuove, di nuova generazione. In seguito al disastro in Giappone, che ha sollevato una grande diffidenza verso il nucleare, oggi non è realistico pensare di riunire una maggioranza in favore di questo progetto. Dobbiamo quindi ridisegnare un progetto per sostituire questo 40% di energia elettrica con alternative, come le energie rinnovabili o il gas. Se le verifiche previste dimostreranno che le centrali attuali sono sicure, non crediamo però che si debba affrettare l’uscita dal nucleare.

swissinfo.ch: A cosa dovrebbero corrispondere la missione e gli effettivi dell’esercito di domani?

F.P.: I pericoli per l’Europa esistono ancora: pensiamo soltanto al terrorismo internazionale o ai movimenti di massa internazionali dovuti a guerre civili. Una difesa militare dell’Europa – e della Svizzera – rimane quindi indispensabile. Anche se non avrà più le dimensioni del passato, l’esercito deve avere anche in futuro un nucleo militare, sul quale poter costruire in caso di bisogno. I compiti collaterali, come l’aiuto alla popolazione civile o le missioni di pace, devono rimanere un sistema di accompagnamento del nucleo forte dell’esercito di milizia.

swissinfo.ch: Come si posiziona il suo partito rispetto all’immigrazione e all’integrazione degli stranieri in Svizzera?

F.P.: Noi abbiamo partecipato alla definizione della nuova politica di immigrazione che si basa su due pilastri. Il primo è la libera circolazione con i paesi dell’UE, che permette una mobilità reciproca con grandi vantaggi. Il secondo pilastro mira invece a restringere l’immigrazione da paesi terzi, tranne in caso di bisogno di manodopera qualificata. Siamo inoltre favorevoli ad una politica d’integrazione efficace, affinché gli stranieri immigrati diventino come noi e seguano le nostre regole.

swissinfo.ch: Quali sono le proposte del suo partito per migliorare la politica della Confederazione nei confronti della Quinta Svizzera?

F.P.: Penso che la misura più importante, che bisogna prendere e che viene continuamente ritardata, sia l’introduzione del voto elettronico per permettere agli svizzeri dell’estero di partecipare alla vita politica. Oggi troppe volte la burocrazia dei cantoni e della Confederazione frena la partecipazione: ad esempio, il materiale di voto non arriva in tempo. Tutto questo è inaccettabile e va eliminato con il voto elettronico.

swissinfo.ch: Per finire, si accusa il PLR di spostarsi sempre più a destra e di riprendere i temi dell’Unione democratica di centro (UDC), come la migrazione.

F.P.: La politica dipende molto dalle preoccupazioni della popolazione. Tra queste preoccupazioni vi sono alcuni fenomeni, come la migrazione o la disgregazione del sistema di coesione nazionale, le cui soluzioni vengono tradizionalmente etichettate di destra. Se le soluzioni che proponiamo per risolvere questi problemi sono buone, non mi dà fastidio che vengano considerate di destra. Ci battiamo però anche in politica di migrazione per obbiettivi completamente diversi dall’UDC: ad esempio per la libera circolazione delle persone che l’UDC non vuole.

Il Partito liberale radicale (PLR) è nato nel 2009 dalla fusione tra il Partito liberale radicale svizzero e il Partito liberale svizzero. Diventato così il più giovane partito nazionale, il PLR è in realtà l’erede dei movimenti liberali radicali che hanno segnato la nascita della Confederazione.

Il successo dei liberali radicali contro le forze conservatrici ha portato infatti nel 1848 alla fondazione dello Stato moderno e all’adozione della prima Costituzione federale.

Mentre il Partito liberale svizzero è sempre stato uno schieramento minore, rappresentato soltanto in alcuni cantoni, il Partito liberale radicale ha dominato a lungo la politica elvetica.

I liberali radicali hanno occupato tutti i seggi del governo svizzero dal 1848 al 1891 e hanno poi detenuto la maggioranza nell’esecutivo fino al 1943. Da allora sono presenti in Consiglio federale con almeno due ministri.

Negli ultimi 30 anni il Partito liberale radicale ha subito un forte calo di popolarità, passando dal 24,0% dei consensi nel 1979 al 15,7% nel 2007.

Da schieramento politico radicale e progressista, il PLR si è trasformato durante il secolo scorso in un partito su posizioni prevalentemente di centro-destra, molto vicine agli interessi del mondo economico.

Nato nel 1951 a Lugano, Fulvio Pelli è avvocato e titolare di uno studio legale e notarile.

Consigliere comunale a Lugano dal 1980 al 1990 e membro del parlamento ticinese dal 1983 al 1994, ha iniziato la sua carriera politica federale nel 1995 quale rappresentante del Partito liberale radicale in Consiglio nazionale.

Tra il 2002 e il 2005 ha diretto il gruppo parlamentare liberale radicale alle Camere federali e dal 2005 ha assunto il mandato di presidentedel PLR nazionale.

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