Via libera del Senato al credito miliardario per l’FMI
Il Consiglio degli Stati ha approvato un credito di 12,5 miliardi di franchi destinato a rafforzare le risorse del Fondo monetario internazionale di fronte alla crisi economica. Il contributo straordinario dovrebbe consolidare la posizione della Svizzera in seno all'organismo internazionale.
“Con questo credito, la Svizzera può dare un aiuto importante per rafforzare il sistema finanziario internazionale. Siamo un paese esportatore, che dispone di poche materie prime e che vive in primo luogo della vendita all’estero di prodotti di qualità. La stabilità dei mercati finanziari internazionali rientra quindi nel nostro intereresse”, ha spiegato il consigliere federale Hans-Rudolf Merz, durante il dibattito tenuto mercoledì al Consiglio degli Stati.
Seguendo le argomentazioni del ministro delle finanze, con 28 voti favorevoli e 4 contrari i senatori hanno approvato la proposta di partecipare, con un contributo straordinario di 12,5 miliardi di franchi, all’aumento delle risorse finanziarie del Fondo monetario internazionale, concordato il 2 aprile scorso dal G20.
A Londra, i dirigenti delle principali economie mondiali e dei maggiori paesi emergenti avevano infatti deciso di accrescere da 250 a 1’000 miliardi di dollari i crediti concessi all’istituzione di Bretton Woods per fronteggiare la più grave crisi economica scoppiata dalla prima metà del secolo scorso.
Queste risorse supplementari verranno impiegate in particolare per stabilizzare il sistema finanziario internazionale, favorire il rilancio economico e sostenere gli Stati che rischiano la bancarotta. Ungheria, Ucraina, Romania, Serbia, Islanda e Messico hanno già chiesto negli ultimi mesi ingenti aiuti finanziari all’FMI.
Svizzera nella lista grigia
Un rapido miglioramento della situazione finanziaria dei paesi in difficoltà e dell’economia mondiale in generale non può che giovare anche alla Svizzera, che sta subendo a sua volta le conseguenze negative del crollo degli scambi internazionali. Secondo le ultime previsioni dello stesso FMI, pubblicate mercoledì, il prodotto interno lordo nazionale dovrebbe subire quest’anno una flessione del 3% rispetto al 2008.
Annunciata lo scorso 5 aprile, la decisione del governo elvetico di garantire questo credito straordinario all’FMI aveva però suscitato non poche critiche in Svizzera. L’annuncio era giunto pochi giorni dopo il vertice del G20, che aveva lasciato l’amaro in bocca a numerosi rappresentanti del mondo politico ed economico svizzero.
La Svizzera, non invitata a Londra, era infatti finita nel mirino delle potenze economiche mondiali, che avevano concordato di dichiarare guerra all’evasione fiscale. Nonostante le concessioni fatte pochi giorni prima sul segreto bancario, la Svizzera si era ritrovata sulla lista grigia dei paradisi fiscali.
Critiche della destra nazionalista
Risentimenti venuti nuovamente a galla durante il dibattito tenuto mercoledì alla Camera alta. “Questo sacrificio finanziario non è né sopportabile, né giustificabile, dopo tutti gli attacchi, le diffamazioni e le accuse infondate che la Svizzera ha dovuto subire negli ultimi mesi da parte delle grandi potenze”, ha dichiarato il senatore dell’Unione democratica di centro This Jenny.
Per il collega di partito Maximilian Reimann, prima di versare alcun soldo, la Svizzera deve chiarire i suoi rapporti con il G20: “Secondo le statistiche dell’FMI, l’economia svizzera figura al 13esimo rango a livello mondiale. Eppure il G20 non vuole invitare la Svizzera. Non possiamo partecipare, non possiamo decidere, ma siamo i benvenuti quando si tratta di pagare”.
Posizione più forte in seno all’FMI
Critiche respinte categoricamente da Hans-Rudolf Merz, secondo il quale questo credito consentirà invece alla Confederazione di mantenere un ruolo decisionale in seno all’FMI e rafforzerà l’immagine della Svizzera, quale piazza finanziaria forte in situazioni di crisi.
Una visione condisiva dal senatore del Partito liberale radicale Dick Marty: “La nostra disponibilità ad aiutare in situazioni di emergenza contribuirà sicuramente a consolidare la nostra posizione all’interno del Comitato esecutivo dell’FMI”.
Il senatore ticinese ha rammentato a sua volta l’importanza dei programmi internazionali di sbabilizzazione economica, varati negli ultimi mesi. “I piani anticrisi approvati a livello internazionale sono probabilmente più importanti di quelli che possiamo adottare all’interno del paese. Se il resto del mondo non è più in grado di comperare i nostri prodotti, i consumi interni non riusciranno a sostenere la nostra piazza finanziaria e a sviluppare la nostra industria d’esportazione”.
Il credito straordinario, che deve ancora essere approvato dalla Camera del popolo, verrà versato soltanto se l’FMI dovesse ritrovarsi a corto di mezzi finanziari. Finora tutti i crediti forniti dalla Confederazione sono stati rimborsati dall’organismo internazionale.
Armando Mombelli, swissinfo.ch
Nato nel 1945 assieme alla Banca mondiale, in seguito ad una conferenza internazionale tenuta l’anno precedente a Bretton Woods (USA), il Fondo monetario internazionale (FMI) conta attualmente 185 membri.
L’FMI ha come obbiettivi principali di promuovere la cooperazione monetaria internazionale, garantire la stabilità finanziaria mondiale, prevenire le crisi economiche e aiutare i paesi in difficoltà finanziarie.
Le sue attività vengono finanziate tramite i contributi dei membri, calcolati in base alla loro forza economica. La quota di capitale detenuta dai membri serve da base per fissare il loro diritto di voto all’interno di questo organismo.
Nel corso della riunione primaverile dell’FMI, tenuta lo scorso aprile, i paesi affiliati hanno deciso di aumentare da 250 a 1’000 miliardi di dollari le risorse finanziarie di questo organismo, allo scopo di disporre di fondi supplementari per far fronte alla crisi economica
La Svizzera è membro del Fondo monetario internazionale (FMI) e della Banca mondiale (BM) dal 1992, in seguito a una votazione popolare.
La Svizzera fa parte dei consigli esecutivi delle due istituzioni e presiede un gruppo di voto, che riunisce Polonia, Serbia, Azerbaigian, Uzbekistan, Kirghizistan, Tagikistan e Turkmenistan.
La quota di voti di questo gruppo in seno al FMI è del 2,79%, mentre quella della Svizzera dell’1,57%.
Per il periodo 2009-2013, la Svizzera dovrebbe fornire un credito quadro all’FMI pari a 2,5 miliardi di franchi.
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