Vienna spingerà la ratifica dei bilaterali bis
L'Austria, presidente di turno dell'Unione europea, ha promesso il suo sostegno alla Svizzera, affinché gli accordi bilaterali bis vengano ratificati in fretta.
La ministra degli esteri elvetica, Micheline Calmy-Rey, in visita a Vienna, non è però riuscita ad ottenere nulla di più concreto delle promesse.
A pochi giorni di distanza dal viaggio a Vienna del presidente della Confederazione Moritz Leuenberger, la ministra degli esteri elvetica, Micheline Calmy-Rey ha reso visita alla sua omologa austriaca Ursula Plassnik.
Al centro dei colloqui ci sono state le relazioni tra la Svizzera e l’Unione europea (UE) che nel primo semestre del 2006 è guidata proprio dall’Austria.
Lunedì, Vienna ha assicurato a Micheline Calmy-Rey che farà tutto il possibile per tentare di accelerare la ratifica degli accordi bilaterali bis tra la Confederazione e l’UE.
Ratifica sospesa
Nella primavera del 2004, poco prima del termine delle trattative per il secondo pacchetto di accordi bilaterali tra la Svizzera e l’Unione europea, la Confederazione promise all’UE un miliardo di franchi a sostegno dei paesi meno sviluppati.
In un memorandum, i due partner stabilirono che il miliardo non sarebbe confluito nel Fondo di coesione dell’UE – destinato a livellare il grado di sviluppo economico e sociale di tutti i paesi dell’Unione – ma che sarebbe stato impiegato per gli ultimi 10 arrivati. Si tratta in particolare di paesi dell’Est europeo.
Questa chiave di distribuzione non piace a tre vecchie guardie dell’UE – Spagna, Portogallo e Grecia – che la ritengono una discriminazione. Per questa diatriba interna, l’Unione europea non è ancora pervenuta a ratificare il pacchetto di accordi bilaterali bis con la Svizzera.
Situazione immutata
Sostanzialmente da parte austriaca sono state rinnovate le stesse assicurazioni già date al presidente della Confederazione. La situazione resta dunque immutata: l’evoluzione dipenderà dall’appianamento delle divergenze fra i venticinque Stati dell’UE sulla chiave di ripartizione del miliardo di franchi per la coesione promesso dalla Svizzera sull’arco di cinque anni.
Il portavoce del Dipartimento federale degli affari esteri, Lars Knuchel, ha spiegato che durante l’incontro con la Plassnik, la responsabile della diplomazia elvetica ha reiterato le speranze della Svizzera: ratificare gli accordi entro la fine di marzo, per poterne assicurare al più presto l’entrata in vigore.
Ciò è particolarmente importante per l’accordo Media (promozione della produzione e la distribuzione di opere audiovisive svizzere), valido solo fino alla fine del 2006. Pur assicurando che l’Austria si occuperà del problema, Ursula Plassnik non ha formulato scadenze. Un discorso analogo era stato tenuto giovedì scorso dal cancelliere Wolfgang Schüssel con Leuenberger.
Nuovi temi
Nel capitolo dedicato alle nuove tematiche sulle quali sia Berna sia Bruxelles sarebbero interessate a negoziare, Micheline Calmy- Rey ha rievocato i settori dell’energia elettrica, della salute e della cooperazione nel sistema di navigazione satellitare Galileo.
Dopo l’incontro con Ursula Plassnik, la ministra elvetica ha avuto colloqui con il direttore generale dell’Agenzia internazionale dell’energia atomica (AIEA) Mohammed El Baradei. Riguardo alla controversia internazionale legata al programma nucleare iraniano, la consigliera federale e il premio Nobel per la pace 2005 si sono trovati d’accordo sul fatto che occorra privilegiare una soluzione diplomatica, ha detto Knuchel.
swissinfo e agenzie
Il fondo di coesione è destinato a sostenere lo sviluppo delle regioni economicamente deboli dell’Unione europea.
Se il prodotto interno lordo di un paese è inferiore al 90% della media europea, progetti di grandi dimensioni (in particolare nei trasporti e nella protezione dell’ambiente) possono essere finanziati fino all’85% dal fondo di coesione.
Nel 2004, la Svizzera ha promesso all’Unione europea un miliardo di franchi da destinare allo sviluppo economico dei 10 nuovi membri dell’UE.
Spagna, Portogallo e Grecia vorrebbero che questi soldi confluissero nel Fondo di coesione di cui beneficiano tutti i paesi dell’UE.
Il disaccordo tra i membri dell’UE sulla destinazione del miliardo di franchi che arriveranno dalla Svizzera blocca la ratifica degli accordi bilaterali bis.
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