Voglia di liberi scambi con la Cina
Doris Leuthard, ministra elvetica dell'economia, si recherà in Cina in giugno, accompagnata da una folta delegazione economica.
La consigliera federale lo rivela in un’intervista al domenicale “NZZ am Sonntag”. Per ora la Cina sta trattando un accordo con l’Islanda.
L’obiettivo della visita in programma a giugno è quello di avviare trattative per un accordo libero scambio. Per ora Pechino sta negoziando con un solo Stato membro dell’Associazione europea di libero scambio (AELS), di cui fa parte anche la Svizzera: l’Islanda.
Le trattative con la Norvegia sono ancora in fase preparatoria. “I cinesi sono molto prudenti nella loro strategia di libero scambio”, osserva la ministra elvetica dell’economia. Ma se Pechino intraprende trattative con Oslo, “non vediamo alcun motivo per cui non debba farlo anche con “Berna”.
Il Consiglio federale ha definito in dicembre strategicamente importanti i cosiddetti Paesi emergenti Brasile, Russia, India e appunto Cina (BRIC). Doris Leuthard ha già compiuto in febbraio una visita di lavoro in Brasile, dove ha detto di aver conseguito progressi concreti nelle relazioni commerciali.
La ministra dell’economia desidera raggiungere un accordo di libero scambio anche con il Giappone. I primi round negoziali dovrebbero iniziare in maggio e le trattative dovrebbero durare circa un anno.
Buone relazioni, con qualche graffio
Nell’ottobre del 2006 ha visitato la Cina la ministra elvetica degli esteri, Micheline Calmy-Rey, toccando anche argomenti delicati, come i diritti umani.
Era il suo secondo viaggio in Cina, ma le relazioni tra i due Paesi sono vecchie di almeno di 50 anni e sono sempre state piuttosto positive. Alcuni episodi hanno segnato però anche momenti di tensione.
Nel 1999, in seguito ad una manifestazione pro-tibetana tenuta durante la sua visita a Berna, il presidente cinese Jiang Zemin si era infuriato con Ruth Dreifuss, che era presidente in carica, e con gli altri membri del governo elvetico.
Anche la visita in Svizzera del Dalai Lama nel 2005, che aveva incontrato un ministro elvetico, aveva sollevato l’irritazione delle autorità cinesi, che accusano la guida spirituale tibetana di svolgere attività anti-cinesi, utilizzando pretesti religiosi.
Sondaggio
L’immagine della Svizzera in Cina, secondo uno studio commissionato dalla Svizzera e pubblicato nel giugno del 2006, è piuttosto buona. Sono valutati molto positivamente l’elevata qualità di vita, la stabilità politica, l’ambiente intatto e l’alto livello di formazione e di ricerca del paese alpino.
È interessante osservare che il campione rappresentativo di 2000 persone residenti in Cina, e di 400 abitanti di Hong Kong aveva fatto solo associazioni positive in relazione alla Svizzera, ciò che non è il caso per esempio per la Germania e gli USA. La comunità di Svizzeri dell’estero residenti in Cina consiste di circa 2’700 persone, di cui 450 a Pechino.
swissinfo e agenzie
La Cina (senza Hong Kong) è il secondo partner commerciale della Svizzera in Asia, dopo il Giappone.
Le esportazioni svizzere in Cina sono cresciute da 415 milioni di franchi nel 1990, a 3,5 miliardi nel 2005.
Gli investimenti diretti di aziende svizzere in Cina raggiungono i 5 miliardi di franchi.
Le esportazioni cinesi in Svizzera sono passate da 418 milioni (nel 1990) a 3,4 miliardi nel 2005.
Le compagnie svizzere che operano in Cina sono circa 300.
Ci vivono circa 2500 svizzeri.
La Svizzera fu uno dei primi paesi occidentali a riconoscere la Repubblica Popolare Cinese nel 1950.
Il primo leader cinese che visitò la Svizzera fu Zhou Enlai nel 1954.
Nel 1996 l’allora ministro dell’economia, Jean-Pascal Delamuraz, fu il primo membro del governo elvetico a visitare ufficialmente la Cina.
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