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“Gli svizzeri all’estero devono essere raggiunti online”

vista sul Lago di Ginevra con il suo jet d eau.
Con il 79% di no, i votanti residenti all'estero iscritti nel catalogo elettorale del cantone di Ginevra il 25 novembre sono stati coloro che hanno rifiutato più massicciamente l'iniziativa "per l'autodeterminazione". Keystone

Gli svizzeri all'estero hanno respinto l'iniziativa popolare "per l'autodeterminazione" in misura ancora maggiore rispetto al totale dei votanti. Un'altra differenza: per l'elettorato della Quinta Svizzera, i servizi online, come swissinfo.ch, sono fonti di informazione capitali. Lo rivela la prima analisi post-voto, in cui sono stati intervistati anche svizzeri all'estero.

Il 66,2% di no: è in modo molto netto che i votanti il 25 novembre hanno rifiutato l’iniziativa “il diritto svizzero anziché giudici stranieri (iniziativa per l’autodeterminazione)“, lanciata dall’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice). La proporzione della bocciatura è stata ancora più secca tra i votanti residenti all’estero. Questo è almeno quanto emerge dai risultati nei dodici cantoni che riportano separatamente i voti degli svizzeri all’estero.

In testa alla classifica degli oppositori, si collocano: gli svizzeri all’estero iscritti nel catalogo elettorale del cantone di Ginevra: hanno spazzato via l’iniziativa dell’UDC con il 79% di no. Seguono quelli dei cantoni di Zurigo (76,6%) e di Uri (76,2%).

All’ultimo posto si situano gli espatriati che hanno votato nel cantone di San Gallo: con il 68,1% sono gli svizzeri all’estero che più si avvicinano al 66,2% di no registrato complessivamente a livello nazionale.

Questi risultati sono in linea con quelli emersi nelle precedenti votazioni sulle iniziative popolari dell’UDC: mediamente gli svizzeri all’estero sono più critici nei loro confronti rispetto ai connazionali residenti nella Confederazione.

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Il voto sull’iniziativa “per l’autodeterminazione” ha portato a una grande novità: l’istituto di ricerca gfs.bern, su mandato di swissinfo.ch, ha intervistato per la prima volta anche svizzeri residenti all’estero che hanno votato e ha analizzato separatamente le loro risposte.

La partecipazione di votanti residenti all’estero a questo primo sondaggio è stata modesta. Su un totale di 9’281 votanti intervistati tra il 23 e il 25 novembre, solo 284 vivono all’estero, ha precisato il ricercatore di scienze politiche Urs Bieri, dell’istituto bernese.

Canali digitali determinanti

Da quanto si è potuto appurare nell’indagine conoscitiva, gli svizzeri all’estero avevano buone conoscenze sul tema in votazione come i loro concittadini in Svizzera, afferma Bieri. L’81% di tutti gli intervistati ha dichiarato che è stato piuttosto facile per loro formarsi un’opinione sull’iniziativa “per l’autodeterminazione”.

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La differenza maggiore tra i due gruppi di elettori si riscontra in termini di fonti d’informazione sulla posta in gioco. “Le offerte online di media come swissinfo.ch e altri sono di importanza capitale per l’elettorato della comunità svizzera all’estero”, sottolinea Urs Bieri. Molto importanti sono anche i social media e l’opuscolo federale.

Radio e televisione, invece, sono le principali fonti di informazione per la formazione dell’opinione in Svizzera, mentre hanno un ruolo secondario per gli espatriati. “Se ci si vuole rivolgere agli svizzeri all’estero, lo si deve indubbiamente fare attraverso i canali online”, osserva il politologo del gfs.bern.

Una campagna inusuale che ha confuso

Una differenza è emersa anche per quanto riguarda la campagna in vista del voto. I messaggi non hanno attirato l’attenzione dei sostenitori abituali delle iniziative dell’UDC, perché questa volta il partito ha completamente rinunciato ai suoi consueti effetti plateali, sia a livello verbale che visivo. Di conseguenza, non tutti i votanti hanno capito da chi era promossa l’iniziativa.

“Tra gli svizzeri all’estero, la quota di coloro che non hanno attribuito il messaggio sull’iniziativa all’UDC era leggermente superiore alla media”, indica Urs Bieri. Questo stesso gruppo di svizzeri all’estero ha anche votato sì all’iniziativa in proporzione leggermente superiore degli elettori nazionali che si ritrovavano nella stessa situazione, ossia che sono stati incapaci di attribuire all’UDC la paternità del cartellone di propaganda per l’iniziativa. Il “sì” di questi svizzeri all’estero, tuttavia, potrebbe comunque corrispondere alla loro posizione politica, relativizza Bieri, secondo il quale non si può dunque parlare di distorsione.

Governo sulla cresta dell’onda

I votanti residenti nella Confederazione e quelli all’estero hanno praticamente identità di vedute su altre due importanti questioni. L’88% di coloro che ha votato no all’iniziativa ritiene che gli accordi bilaterali con l’UE portino vantaggi alla Svizzera.

E addirittura il 90% ha fiducia nel governo federale. Nel campo di coloro che hanno approvato l’iniziativa, invece, il 76% si è dichiarato sospettoso nei confronti del governo svizzero.

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Questo contenuto è stato pubblicato al Il politologo Thomas Milic ha studiato da vicino il profilo politico della Quinta Svizzera. Lavora presso l’istituto SotomoCollegamento esterno dove si occupa di tematiche legate alle votazioni, di ricerca parlamentare e di psicologia politica. Collabora regolarmente con il Centro per la democrazia di AarauCollegamento esterno. Questo è il primo contributo di Democracy Lab, una serie…

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(Traduzione dal tedesco: Sonia Fenazzi)

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