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Votazioni: la disoccupazione divide la Svizzera

Più persone senza lavoro nella Svizzera latina e più no nelle urne Keystone

Il pacchetto di misure proposto dal governo per risanare il disavanzo dell'Assicurazione contro la disoccupazione è stato accettato dal 53,4% dei votanti. Il massiccio no espresso da tutti i cantoni latini evidenzia però forti divisioni all'interno del paese, che dovrebbero far riflettere le autorità.

La votazione sulla quarta revisione della Legge federale sull’Assicurazione contro la disoccupazione (LADI) riproponeva l’abituale confronto tra destra e sinistra su oggetti di carattere sociale. Raggiungendo un 46,6% di no, la sinistra esce a testa alta da questo scrutinio, ma ancora una volta sconfitta.

Un risultato altrettanto abituale: socialisti e sindacati si sono imposti soltanto una volta nelle quattro votazioni federali tenute negli ultimi 20 anni su progetti di riforma della LADI, voluti dal governo e dalla maggioranza borghese del parlamento.

Con una base elettorale del 30% – 35%, la sinistra riesce generalmente a raccogliere una maggioranza di voti, perfino su temi sociali, solo se sussistono prerogative “particolarmente favorevoli”, come una crisi economica.

Oppure se i tagli al sistema sociale colpiscono una grande fetta della popolazione, come è stato il caso lo scorso 7 marzo: il popolo ha respinto nettamente la proposta di abbassare il tasso minimo di conversione della previdenza professionale, che avrebbe portato ad una riduzione generalizzata delle rendite versate dalle casse pensioni.

Schiarita congiunturale

Queste condizioni “favorevoli” non sussistevano invece per il voto popolare sulla revisione della LADI. Negli ultimi mesi si è registrata una schiarita in campo congiunturale, dopo che l’economia svizzera era entrata nel 2009, per due trimestri, in una fase recessiva.

La ripresa della crescita si attenuerà forse nel 2011, ma intanto ha già avuto ripercussioni benefiche sul mercato del lavoro. Il tasso di disoccupazione è sceso così in agosto al 3,6%, mentre a fine dicembre dell’anno scorso si situava ancora sul 4,4%, ossia il livello più alto dal 1998.

Il pacchetto di misure proposto questa volta dalla maggioranza borghese del parlamento per risanare l’Assicurazione contro la disoccupazione è inoltre piuttosto equilibrato e non dovrebbe colpire grandi strati della popolazione. La posta in gioco non era quindi sufficientemente importante agli occhi di molti aventi diritto al voto, come dimostra il basso tasso di partecipazione, che supera appena il 35%.

Effetto solidarietà limitato

La riforma della LADI interviene sia sul fronte delle entrate che delle uscite per abbattere il debito di 7 miliardi di franchi, accumulato dal 2004 dall’assicurazione sociale. Entrate supplementari, stimate a 646 milioni di franchi all’anno, dovrebbero derivare da un aumento delle trattenute salariali dal 2 al 2,2% e dall’introduzione di un contributo supplementare dell’1% per i redditi più alti.

Risparmi, calcolati a 622 milioni di franchi, dovrebbero invece essere possibili tramite una serie di misure destinate in particolare a ridurre la durata delle prestazioni e ad allungare i tempi di attesa. A fare le spese di questi tagli sono però soprattutto coloro che hanno versato contributi per un periodo limitato.

L’effetto solidarietà non si è fatto quindi sentire molto in questa occasione, neppure nei confronti dei giovani, tra i più toccati dalle modifiche della LADI. A pesare maggiormente sull’esito della votazione sembra essere stata la “clausola ghigliottina” annunciata alcuni mesi fa dal Consiglio federale: in caso di no a questo progetto di riforma, l’Assicurazione contro la disoccupazione sarebbe stata risanata con un aumento generalizzato dei contributi dal 2 al 2,5%.

Messaggio alle autorità

Nonostante l’esito favorevole alla revisione della LADI, il no espresso dal 46,6% dei votanti suona come un avvertimento nei confronti del governo e della maggioranza borghese del parlamento: la politica di tagli continui alle assicurazioni sociali sembra ormai aver raggiunto la sua soglia di tolleranza.

È il caso soprattutto delle regioni latine della Svizzera, che dagli anni ’90 soffrono maggiormente del problema della disoccupazione. La riforma della LADI è stata bocciata sia dal canton Ticino che da tutti i cantoni della Svizzera francese, con punte di no del 67,8% a Neuchâtel e del 75% nel canton Giura.

Risultati che rappresentano un chiaro segnale alle autorità federali: i disavanzi finanziari delle assicurazioni sociali non possono essere risolti oltre misura sulle spalle delle vittime dei problemi economici, ma vanno affrontati maggiormente con una politica in grado di ridurre le disparità economiche e sociali che dividono la Svizzera e la sua popolazione.

Principali modifiche contenute nella quarta riforma dell’Assicurazione contro la disoccupazione:

Premi
Le trattenute salariali per l’Assicurazione contro la disoccupazione, pagate per metà dal lavoratore e dal datore di lavoro, vengono portate dal 2 al 2,2% per i salari fino a 126’000 franchi annui.

Un contributo di solidarietà dell’1% verrà inoltre prelevato sulla parte di salario tra 126’000 e 315’000 franchi, fino a quando sarà cancellato il debito dell’Assicurazione contro la disoccupazione.

Prestazioni
Assicurati tra i 25 e i 55 anni: per percepire le prestazioni massime (400 indennità giornaliere), saranno necessari almeno 1,5 anni di contributi. Attualmente basta 1 anno di contributi.

Chi ha versato contributi solo per 1 anno riceverà indennità per una durata massima di 260 giorni.

Assicurati sopra i 55 anni: le prestazioni massime (520 indennità giornaliere) verranno versate solo a coloro che hanno pagato contributi per almeno 2 anni. Attualmente bastano 1,5 anni di contributi.

Assicurati sotto i 25 anni: contributi di almeno 1 anno daranno diritto a 200 indennità giornaliere, contro le 260 attuali. I giovani che non hanno versato contributi riceveranno solo 90 indennità giornaliere.

La revisione della LADI era sostenuta dal governo e dalla maggioranza del parlamento.

La revisione della legge era appoggiata dai partiti di centro e di destra, come pure dalle organizzazioni padronali.

Le nuove misure in votazione il 26 settembre erano respinte invece da socialisti, Verdi e sindacati, che avevano lanciato il referendum.

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