Addio alla «pace delle lingue» in Svizzera?
L’insegnamento del francese continua a suscitare accesi dibattiti in Svizzera. Gli uni vorrebbero toglierlo dalla griglia oraria delle elementari nella Svizzera tedesca, mantenendo solo l’inglese come lingua seconda, per sgravare gli allievi. Gli altri temono invece che così si pregiudichi la coesione nazionale.
Gli svizzeri in vacanza all’estero sono spesso guardati con meraviglia, forse anche con un po’ d’invidia, per il loro privilegio di conoscere, se non perfettamente almeno i rudimenti di una o più lingue straniere. Un vantaggio elvetico che rischia di sparire. In alcuni cantoni svizzero tedeschi si vuole posticipare l’insegnamento del francese dalla scuola elementare al livello secondario I.
“La decisione turgoviese mira a instaurare una monocultura svizzero tedesca. È una decisione che danneggerà Paese”, ha scritto il socialista vodese Roger Nordmann, deputato in Consiglio nazionale (una delle due camere del parlamento federale) in un articolo apparso il 16 agosto sul Tages-Anzeiger. Dalle colonne del quotidiano zurighese, Nordmann ha espresso tutto il suo disappunto riguardo alla decisione del parlamento del canton Turgovia di inserire il francese come materia scolastica obbligatoria solo dal primo anno di scuola secondaria I.
Per il politico vodese, la decisione parlamentare – che l’esecutivo cantonale dovrà ancora trasformare in realtà – è “pedagogicamente sbagliata, non cristallina dal punto di vista istituzionale e restrittiva da quello culturale”. Egli ricorda che i cervelli giovani imparano più facilmente una lingua straniera.
La sua presa di posizione ha suscitato vive reazioni da parte dei favorevoli alla decisione parlamentare turgoviese. L’Alta scuola pedagogica di Sciaffusa ha colto la palla al balzo per pubblicare i risultati di una serie di studi internazionali, secondo i quali l’età non avrebbe nessun influsso sull’apprendimento di una lingua straniera. Stando a tali ricerche, il successo sarebbe garantito anche con un inizio posticipato dell’insegnamento del francese.
“Lasciateci in pace!”
Dal canto suo, la parlamentare federale Verena Herzog, paladina della decisione del legislativo del suo cantone, dalle colonne dei quotidiani svizzeri francesi 24 Heures e La Tribune de Genève assicura che non si tratta di un “attacco sferrato contro i romandi”, ma di un voto “puramente pedagogico”. La deputata democentrista (UDC, destra conservatrice) sostiene che l’apprendimento della seconda lingua straniera sarà intensificato, ma alle scuole medie, con un insegnamento a livelli, invece di quello attuale in cui nella stessa classe ci sono allievi con competenze diverse, e con un aumento delle lezioni di francese.
Fronte popolare
Prima della decisione di agosto del parlamento del canton Turgovia, il parlamento di Soletta aveva approvato un postulato con cui chiedeva al governo cantonale di promuovere a livello federale l’idea di posporre l’insegnamento del francese al livello secondario I.
Nel novembre scorso, nel cantone dei Grigioni sono state depositate le firme dell’iniziativa popolare “Una sola lingua straniera alle elementari”. Nel canton Lucerna, la raccolta delle firme per un’iniziativa popolare analoga è in dirittura d’arrivo.
Il canton Nidvaldo ha da parte sua annunciato la soppressione dell’insegnamento del francese alle elementari. In compenso, nel secondo ciclo le ore dedicate alla lingua di Molière saranno aumentate e verrà reso obbligatorio un soggiorno in una regione francofona.
Il malcontento suscitato da Roger Nordmann ha fatto reagire anche la Weltwoche, settimanale vicino all’UDC, che ha scritto: “Lasciateci in pace!”, invito rivolto agli svizzeri francesi. La rivista (che tempo fa aveva dato dei “greci della Svizzera” ai romandi) ha svolto un’indagine online per sapere se i lettori fossero favorevoli che svizzeri tedeschi e svizzeri francesi comunicassero tra di loro in inglese. Domanda a cui circa il 40 per cento dei lettori (su un totale di 759) ha risposto affermativamente. Ancora una decina di anni fa, nell’epoca della prima “guerra delle lingue”, una simile idea non sarebbe stata espressa in pubblico.
La “guerra” era stata dichiarata da alcuni cantoni svizzero tedeschi, con Zurigo come capofila. Questi intendevano privilegiare l’inglese a scapito del francese a scuola. Per placare gli animi, le direttrici e i direttori dell’educazione pubblica hanno adottato un compromesso nel 2004. Conosciuto come “la pace delle lingue”, il testo chiede che tutti gli allievi in Svizzera imparino due lingue straniere nella scuola elementare, di cui una deve essere una lingua nazionale.
Questo compromesso è stato integrato nel concordato intercantonale per l’armonizzazione dell’educazione in Svizzera e nei piani di studio, nei quali si definiscono gli obiettivi che gli allievi devono raggiungere a scuola.
Nuovo campo di battaglia
E proprio lì si sta combattendo la nuova battaglia; nella definizione del nuovo piano di studio 21. In fase di rielaborazione, dopo un’ampia consultazione, il Lehrplan 21, che definirà il panorama formativo per 21 cantoni svizzeri tedeschi o plurilingui, non fa certo l’unanimità, nemmeno tra i docenti. C’è chi sostiene che due lingue straniere nella scuola elementare siano troppe, poiché già ora gli scolari sono “sovraccarichi”.
“Le critiche degli insegnanti vanno prese sul serio”, sostiene Christine Le Pape Racine, professoressa di didattica del francese e ricercatrice in ambito d’apprendimento delle lingue straniere. “Ma sarebbe bello anche conoscere dove esattamente gli allievi sono oberati. Non ho mai visto dei dati concreti”.
La ricercatrice romanda, che nel mese di giugno ha pubblicato con due colleghi un articolo sul quotidiano zurighese NZZ, ricorda che “gli allievi sono confrontati con richieste scolastiche eccessive se la didattica non è adeguata”. Secondo Christine Le Pape Racine, “cominciare prima ha dei vantaggi poiché dà la possibilità ai bambini di imparare in maniera ludica”. Tale metodo d’insegnamento sarebbe anche favorito dall’assenza di note nella scuola elementare in molti cantoni.
Questione di mezzi finanziari?
La mancanza di mezzi finanziari per promuovere adeguatamente l’insegnamento del francese è un argomento ricorrente dei promotori delle varie iniziative volte ad affossare il francese nelle elementari. Stando ai fautori dell’apprendimento di due lingue nel primo ciclo, questa è una tesi che vale per tutta una serie di materie.
Gli oppositori alle due lingue straniere sostengono inoltre che il tedesco sarebbe già una lingua straniera per gli allievi svizzeri tedeschi, la cui madre lingua è il dialetto. “Alcuni insegnanti hanno constatato che gli allievi non sanno parlare correttamente tedesco alla fine dell’obbligatorietà scolastica”, afferma Verena Herzog. “Il tedesco è già una lingua straniera per noi. La nostra lingua madre è lo svizzero tedesco”.
Intervento dalla capitale
Intervistata lo scorso 20 agosto dalla Radio televisione svizzera (RTS), Claudine Brohy dell’Istituto del plurilinguismo dell’università di Friburgo ricorda che la Svizzera tedesca è stata per lungo tempo “molto francofona”, ma ora “sembra che il vento stia cambiando”. La ricercatrice non ne conosce le ragioni, ma si rammarica del fatto che alcuni insegnanti si lascino strumentalizzare dai partiti politici.
Il ministro svizzero dell’istruzione e della cultura Alain Berset ha già lanciato un monito contro l’abbandono del francese nella scuola elementare. “I cantoni devono partecipare alla coesione nazionale; senza il loro contributo il federalismo non funziona”, ha affermato in un’intervista pubblicata sulla NZZ.
In caso contrario, la Confederazione interverrà per obbligare i cantoni a rispettare il mandato istituzionale, ha avvertito. Ed è ciò che essa aveva fatto negli anni Settanta, quando il cantone di Zurigo aveva rifiutato, in una votazione popolare, di iniziare l’anno scolastico in agosto.
Prima di giungere a tanto, gli svizzeri tedeschi saranno chiamati alle urne per esprimersi sulle iniziative “contro due lingue straniere alle elementari”. Forse daranno ragione al professore emerito dell’università di Neuchâtel Anton Näf, il quale in giugno aveva dichiarato al giornale St. Galler Tagblatt di non vedere alcun problema se il francese diventasse una lingua per pochi “eletti”.
Una storia agitata
Prima del compromesso sull’insegnamento delle lingue straniere nel 2004, il canton Appenzello Esterno aveva stralciato il francese dalla griglia oraria della quinta classe per inserirlo in quello della settima. La decisione del cantone meno popolato della Svizzera (16mila abitanti) non aveva sollevato però moti di protesta in tutto il Paese. Anche Uri (36mila abitanti) insegna il francese solo dalla prima classe della scuola secondaria I, ma dalla quinta elementare gli allievi studiano l’italiano.
Nel 2006, alcuni tentativi di posticipare l’insegnamento del francese sono falliti alle urne nei cantoni Zurigo, Sciaffusa, Zugo e Turgovia.
Attualmente, venti cantoni hanno adottato il modello 3/5: la prima lingua straniera viene insegnata dalla terza classe elementare, la seconda dalla quinta. I cantoni sono liberi di iniziare con una lingua nazionale o con l’inglese.
Nella Svizzera francese, la prima lingua straniera insegnata è il tedesco.
Nei cantoni sul confine linguistico (Basilea Città, Basilea Campagna, Soletta) e quelli bilingui, come il canton Berna, è il francese. Negli altri, è l’inglese a figurare prima nell’orario scolastico.
Nelle valli di lingua italiana dei Grigioni, la prima lingua insegnata è il tedesco, nel resto del cantone è l’italiano. In Ticino, gli scolari imparano tre lingue straniere, ma solo una – il francese – sin dalle elementari.
(Traduzione dal francese: Luca Beti)
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