“La scelta dell’F-35 è la continuazione della fine dell’accordo quadro con l’UE”
La decisione del Governo svizzero a favore dell'aereo da combattimento americano F-35 segna il punto più basso nelle relazioni con l'Unione europea dal 1992, afferma lo specialista di questioni europee Gilbert Casasus. Intervista.
Professore di studi europei all’Università di Friburgo, Casasus sostiene che la scelta di acquistare il caccia statunitense rischia di compromettere l’immagine della Svizzera presso i suoi vicini europei.
SWI swissinfo.ch: Il Consiglio federale ha sottolineato che la decisione a favore dell’F-35 non è stata politica, ma basata esclusivamente sulle migliori prestazioni e sul prezzo più basso. Ma può una decisione su un aereo da combattimento essere del tutto “apolitica”?
Gilbert Casasus: Che la decisione del governo svizzero non sia stata politica è una favola. Ma non una favola estiva, come quella che sta scrivendo la nazionale svizzera di calcio [Casasus fa riferimento al cognome del portiere elvetico Sommer, “estate” in tedesco, ndr].
No, quella del Consiglio federale è una favola dall’esito poco piacevole.
Perché?
L’acquisto di armamenti ha sempre un significato politico in tutti i Paesi del mondo. La decisione del Governo svizzero di acquistare un aereo da combattimento dagli Stati Uniti invece di un caccia dall’Europa non è casuale. È legata alla decisione politica del 26 maggio di far fallire l’accordo quadro con l’UE. La scelta a favore dell’F-35 è quindi in un certo senso la continuazione della fine dell’accordo quadro.
I critici avvertono che i servizi segreti statunitensi hanno accesso ai sistemi di comunicazione dell’F-35. L’indipendenza e la neutralità della Svizzera sono ancora garantite?
La decisione di acquistare un nuovo aereo da combattimento o altri armamenti non è mai di per sé neutrale. Anche l’acquisto di un modello europeo non sarebbe stato neutrale. In questo tipo di transazioni, la neutralità non gioca mai un ruolo perché semplicemente non può svolgerne alcuno.
Il fattore decisivo, come detto, è stato che il Consiglio federale è rimasto deliberatamente fedele alla sua linea. Il risultato è che le relazioni con l’UE sono al loro punto più basso dal 1992, quando il popolo svizzero ha respinto l’adesione allo Spazio economico europeo.
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La Germania ha prontamente reagito con delusione poiché l’Eurofighter non è stato considerato. Il velivolo è una produzione europea congiunta di Germania, Italia, Gran Bretagna e Spagna. La Svizzera ha perso un’occasione per rafforzare i suoi legami con l’UE?
Ecco due ipotesi: acquistando un aereo da combattimento europeo, la Svizzera avrebbe potuto segnalare l’intenzione di mantenere le buone relazioni con Bruxelles e l’Unione europea.
Il fatto è che i Paesi dell’UE non sono affatto concordi in quest’ambito. Si stanno affrontando in un’accanita concorrenza intraeuropea. Per esempio, la Germania ha recentemente messo in discussione un progetto congiunto con la Francia per lo sviluppo di un nuovo caccia entro il 2040.
Ci sono profonde divergenze di opinione tra i due Paesi: da un lato, la Francia e il suo presidente Emmanuel Macron spingono per una politica europea comune e forte in materia di difesa e di sicurezza. Dall’altro, la cancelliera tedesca Angela Merkel e il suo ministro della difesa Annegret Kramp-Karrenbauer, vicino agli Stati Uniti e particolarmente critico nei confronti della Francia, sono più trattenuti.
La politica di difesa e degli armamenti è in effetti il tallone d’Achille dell’UE. Da questo punto di vista, la decisione svizzera riflette anche questa grande lacuna della politica di sicurezza dell’Europa.
Ci sarebbe stata una “via dorata” per la Svizzera?
Per fortuna, non sono a capo del Dipartimento della difesa. Ma la Svizzera avrebbe potuto, per esempio, ridurre i costi di acquisto di nuovi aerei da combattimento.
La “via dorata” avrebbe potuto essere un accordo in cui entravano in gioco offerenti di vari Paesi europei. Ad esempio, l’acquisto di un nuovo aereo da combattimento dalla Francia e l’acquisto di ulteriori attrezzature di difesa dalla Germania e dalla Svezia.
Al Consiglio federale non è venuto in mente di considerare un equilibrio politico o di politica estera. Questo può anche essere interpretato come una debolezza politica del nostro Governo.
Da tempo, gli esperti di geostrategia avvertono che senza un sistema di sicurezza comune, l’Europa rischia di diventare irrilevante o addirittura di essere schiacciata tra il blocco statunitense e quello cinese. La scelta svizzera di un caccia europeo avrebbe potuto rafforzare il peso geostrategico dell’Europa?
La decisione della Svizzera chiarisce due cose: in primo luogo, la sua politica estera è caratterizzata da tratti antieuropei; in secondo luogo, gli accordi commerciali con gli Stati Uniti e con i Paesi asiatici, soprattutto con Cina e Indonesia, sono più importanti delle buone relazioni con l’Europa.
Ma attenzione: questa immagine di politica estera danneggia la reputazione della Svizzera nel continente. Perché se preferisce collaborare con dittatori come il cinese Xi Jinping invece di democratici come Macron e Merkel, la Svizzera si mostra inaffidabile con la sua politica estera.
Traduzione dal tedesco: Luigi Jorio
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