Allearsi col sud per contare al nord
Dotarsi di strutture di politica esterna. Tessere una fitta rete di contatti federali. Rafforzare i legami con la Lombardia. La chiave che può spalancare la porta del successo al Ticino si chiama apertura.
Quell’apertura che oggi è carente nel cantone sudalpino, secondo quanto evidenziato nel convegno “Come può il Ticino contare di più a Berna?”. Dall’incontro, organizzato sabato a Bellinzona da Coscienza svizzera, è emersa l’immagine di un cantone ripiegato su se stesso, dove aleggia un sentimento di frustrazione per le incomprensioni con il resto della Svizzera. Sono però state messe in luce anche le potenzialità che vanta il Ticino e le opportunità per metterle a profitto.
Nella giornata di lavori non c’è stato spazio per le geremiadi. Anzi, diversi relatori, come pure i deputati nazionali Marina Carobbio Guscetti e Fulvio Pelli, hanno sottolineato che i piagnistei devono essere banditi dalle relazioni tra il Cantone e la Confederazione, se Bellinzona vuole avere credibilità e influenza a Berna. Non solo i lamenti non servono, ma sono controproducenti, hanno osservato vari oratori.
Ampio spazio il convegno lo ha invece dedicato alla progettualità e all’autocritica. Un’autocritica costruttiva, frutto di una lucida analisi che mira ad individuare i punti deboli del Ticino, per poterli eliminare, e i punti forti, per poterli valorizzare. Sul fronte delle lacune, Marco Solari, ex direttore, per quasi vent’anni, dell’Ente turistico ticinese, ha lamentato un certo disinteresse dei governanti e dei politici nel cantone al sud delle Alpi riguardo a quel che succede al nord.
I politici cantonali si racchiudono nel “microcosmo Ticino”, ha commentato la socialista Marina Carobbio Guscetti. “Guardandolo da Berna, il Ticino è proprio provinciale. Si discute sempre solo di quel che succede al proprio interno”, ha sbottato il presidente del Partito liberale radicale svizzero Fulvio Pelli.
Il federalismo mutato
Certamente il contesto generale è diventato più complesso e difficile, hanno riconosciuto gli oratori. Dagli anni ’90, il federalismo si è trasformato: da cooperativo si è fatto sempre più competitivo, ha sottolineato il responsabile dell’Osservatorio della vita politica Oscar Mazzoleni, coordinatore del convegno. In questa dinamica, si premia il sopravvento, non la solidarietà con le minoranze e le periferie.
Ciò nonostante, “a Berna c’è ancora attenzione per le minoranze, se si è capaci di lavorare”, ha affermato la Carobbio Guscetti. Ed è proprio sulla necessità di un lavoro comune, coordinato e costante del Cantone che hanno posto l’accento i relatori. “Ci vogliono rigore, impegno e molti sacrifici: non c’è un’altra strada”, ha detto Pietro Veglio, forte di un’esperienza pluridecennale di alto funzionario della Confederazione.
I canali per intrecciare reti di collegamento con la Confederazione e con altri cantoni esistono. Basta utilizzarli. Per esempio, Bellinzona dovrebbe avere un ruolo più attivo in seno alla Conferenza dei governi cantonali, ha suggerito il suo ex segretario Canisius Braun. Il sangallese ha pure esortato il Ticino ad approfittare maggiormente dell’ospitalità della Casa dei Cantoni a Berna per organizzare manifestazioni e farsi così conoscere.
Contare sui ticinesi nell’amministrazione federale
Oltre che con gli altri confederati, le autorità cantonali sono pure state esortate a moltiplicare i contatti con i ticinesi che lavorano nell’amministrazione federale e a incentivare i giovani a intraprendere quella strada. Il cantone sudalpino “può contare di più a Berna, grazie alla presenza qualificata di ticinesi preparati e motivati”, ha detto Pietro Veglio.
Per questo è indispensabile dare una buona formazione ai giovani e puntare sulla conoscenza delle lingue. “L’italianità va difesa, ma se si conoscono bene le altre lingue”, ha detto Marina Carobbio Guscetti. Il plurilinguismo è stato per anni un punto di forza dei ticinesi, unanimente riconosciuto dagli altri confederati, hanno testimoniato Pietro Veglio e Marco Solari, come pure l’ex segretario di Stato ed ex presidente del Comitato internazionale della Croce Rossa Cornelio Sommaruga. Ed è ancora proponendo valore aggiunto che il Ticino può affermarsi a Berna, ha aggiunto Verio Pini, consulente per la politica delle lingue dell’amministrazione alla Cancelleria federale.
Bellinzona guarda a Milano
L’intensificazione dei contatti al nord delle Alpi tuttavia non basta, secondo i due membri del governo cantonale che hanno partecipato al convegno, ossia il popolare democratico Luigi Pedrazzini e il leghista Marco Borradori.
“Per aumentare il nostro peso specifico a Berna, dobbiamo volgere concretamente lo sguardo a sud”, ha affermato Borradori. Secondo il rappresentante della Lega dei ticinesi in governo, il sostegno della Lombardia per Bellinzona è indispensabile per vincere le proprie partite a Berna.
Prioritaria per Luigi Pedrazzini, invece, è una politica delle relazioni esterne integrata in un dicastero. Per diventare più incisivi ed efficaci e per costituire delle coalizioni solide e durature, secondo il popolare democratico è indispensabile che il Ticino si doti di una politica delle relazioni esterne costruita in modo professionale.
Idee governative accolte positivamente dai partecipanti al convegno. Purché si concretizzino, ha lanciato Fulvio Pelli, invitando esplicitamente il governo ticinese ad agire immediatamente.
Il convegno di Coscienza svizzera non ha forse dato al Ticino la ricetta per contare di più a Berna, ma ha certamente messo sul tavolo tutti gli ingredienti per elaborarla. Spetta ora ai governanti mettersi ai fornelli.
Sonia Fenazzi, Bellinzona, swissinfo.ch
L’associazione, con sede a Bellinzona, si definisce “un gruppo di riflessione apartitico che mira a tener viva il senso civico svizzero e la sensibilità verso le sfide di una Svizzera in cammino. In particolare, intende offrire un proprio contributo alla difesa e al promovimento delle diverse identità, lingue e culture presenti nel Paese”.
Coscienza svizzera organizza dibattiti, conferenze, seminari, giornate di studio e pubblica quaderni e studi di approfondimento. Collabora con altre associazioni a livello nazionale.
Conta circa 600 soci.
Il convegno del 16 gennaio 2010 si iscrive in un ciclo di lavori e incontri di Coscienza svizzera sul tema dell’identità nella Svizzera italiana in un contesto di globalizzazione.
Incomprensioni reciproche, tensioni, disagi: Bellinzona e Berna non vanno sempre d’amore e d’accordo.
I mutamenti intervenuti con la mondializzazione non hanno certo agevolato le relazioni fra una Confederazione costretta ad impegnarsi sempre di più sul fronte dei rapporti internazionali e un cantone che fatica a muoversi nella nuova logica di federalismo competitivo e che tende al riflesso difensivo di chiudersi a riccio.
In questa realtà che il suo presidente Remigio Ratti ha chiamato “glocal”, Coscienza svizzera ha aperto il dibattito sulle modalità per il Ticino di superare gli ostacoli e di far capire le proprie esigenze a Berna.
Al convegno sono state presentate analisi della situazione in diverse ottiche, è stato fatto il confronto con le esperienze di altri cantoni e sono state formulate proposte per cercare i mezzi migliori e le vie più praticabili per consentire al Ticino di contare di più nella Confederazione.
Popolazione svizzera (nel 2000):
tedesca 63,2%
francese 19,2%
italiana 7,6%
romancio 0,6%
altre 8,9%
Impiegati federali (media 2001-2008):
tedesca 71,4%
francese 19,9%
italiana 6,5%
romancio 0,3%
altre 1,8%
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