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Altro giro di vite nella legge sull’asilo

Il nuovo inasprimento delle legge sull'asilo ha suscitato alcune proteste dinnanzi a Palazzo federale da parte di attivisti dell'ong Solidarietà senza frontiere Keystone

Privazione dell’aiuto sociale, soppressione dello statuto di rifugiato per disertori e obbiettori di coscienza, limitazioni al ricongiungimento familiare. La maggioranza borghese della Camera del popolo imprime un nuovo inasprimento della legge sull’asilo.

“Ci troviamo forse nella situazione della Grecia, in cui vi sono 700’000 richiedenti l’asilo in attesa di una decisione? O nella situazione di alcuni paesi africani, che ospitano centinaia di migliaia di rifugiati, nonostante le difficoltà in cui vivono?”, ha chiesto il deputato dei Verdi Balthasar Glättli, cercando di relativizzare i problemi dell’asilo durante il dibattito tenuto mercoledì e giovedì alla Camera del popolo.

Di fatto, nel primo decennio del 2000 le autorità sono state confrontate ad una media di 17’000 domande di asilo all’anno. Un numero relativamente basso se paragonato ad esempio ai dati degli anni ’90, in cui si erano toccati dei picchi di oltre 40’000 domande all’anno, a causa soprattutto delle guerre nell’ex-Jugoslavia.

La questione dell’asilo supera però la pura dimensione statistica: figura da tempo al centro di un dibattito fortemente emozionale, che si è riacceso proprio nell’ultimo anno. In seguito tra l’altro alla Primavera araba, le domande di asilo sono aumentate nel 2011 del 45%, salendo a quota 22’551. La Confederazione si è ritrovata impreparata e ha incontrato non poche resistenze da parte dei Cantoni e dei Comuni nella ricerca d’urgenza di nuovi centri di accoglienza.

Margine di manovra ristretto

Nell’ultimo ventennio, su iniziativa della destra conservatrice, il parlamento si è già chinato una decina di volte su proposte d’inasprimento delle legge sull’asilo, la maggior parte delle quali sono state approvate. Dal 1999, tre progetti di revisione della legge sono stati sottoposti anche al popolo.

Le nuove proposte, già accettate in parte dalla Camera dei cantoni, vanno ancora una volta nella stessa direzione: restrizione del diritto all’asilo, acceleramento delle procedure di esame delle domande, riduzione degli aiuti ai richiedenti, norme penali più severe contro gli abusi e la diffusa criminalità. Dopo i continui giri di vite, il margine di manovra è però ormai alquanto ristretto.

Le misure previste farebbero della Svizzera uno dei paesi più restrittivi in materia di asilo, ha indicato in una lettera ai parlamentari Susin Park, responsabile dell’Ufficio di collegamento per la Svizzera dell’Alto commissariato dell’ONU per i rifugiati. Alcune modifiche si scontrerebbero perfino con la Convenzione internazionale sullo statuto dei rifugiati: tra queste, la soppressione del diritto di asilo per disertori e obbiettori di coscienza minacciati di gravi pene.

Cambiamento di paradigma

“Il progetto che ci viene sottoposto segna un cambiamento di paradigma: non si vogliono più combattere solo gli abusi nell’asilo, ma gli stessi rifugiati. Questa revisione è inaccettabile dal profilo umano, assurda a livello politico e votata al fallimento nella sua esecuzione”, ha dichiarato il deputato dei Verdi Antonio Hodgers.

“Molti parlamentari dei partiti borghesi non sembrano capire lo scopo della legge sull’asilo. Lo scopo non è la dissuasione e il filo spinato, ma di garantire un minimo di protezione e dignità umana a bambini, donne e uomini perseguitati”, ha sottolineato il socialista Alexander Tschäppät, a nome della sinistra, per la quale i problemi dell’asilo vanno risolti migliorando le procedure di esecuzione e non inasprendo di nuovo la legge.

Sull’altro fronte, la destra e la maggioranza del centro hanno difeso la necessità di un nuovo giro di vite. “Vi è un bisogno urgente di agire non solo perché le domande di asilo aumentano, ma anche per la continua destabilizzazione della sicurezza interna da parte di richiedenti criminali e asociali”, ha affermato Heinz Brand dell’Unione democratica di centro.

“Quasi ogni giorno si legge di richiedenti l’asilo violenti, criminali e spacciatori di droga. Anche se si tratta di una minoranza, suscitano paure e avversioni nella popolazione. Dobbiamo prendere su serio queste paure. Il popolo attende da noi un intervento rapido e deciso”, gli ha fatto eco la deputata del Partito popolare democratico Ruth Humbel.

Misure disumane

La maggioranza di centro e di destra ha così deciso di sopprimere l’aiuto sociale per scoraggiare i “rifugiati economici”. In futuro riceveranno soltanto aiuti d’emergenza, generalmente inferiori a 10 franchi al giorno. In tal modo si spingono ancora di più i richiedenti l’asilo verso la criminalità, ha obbiettato la sinistra.

Per la ministra di giustizia e polizia Simonetta Sommaruga, questa misura “non è solo disumana, ma contravviene alla nostra tradizione umanitaria”. La consigliera federale ha criticato anche la soppressione del diritto di asilo per disertori e obbiettori di coscienza. “Si tratta di una decisione inutile, dal momento che tutte le persone perseguitate riceveranno anche in futuro protezione, poiché dobbiamo rispettare la Convenzione sullo statuto dei rifugiati”.

La maggioranza borghese ha inoltre deciso di limitare il diritto al ricongiungimento familiare solo a coniugi e figli di rifugiati. Pure accolta la proposta di creare dei centri di accoglienza speciali per richiedenti l’asilo renitenti. Inoltre, le domande di asilo non potranno più in futuro essere presentate alle ambasciate svizzere.

Stampa scettica

Le nuove misure sono state accolte con scetticismo dalla stampa. “Questo regime d’urgenza non risolve i problemi riconosciuti sia a sinistra che a destra, ossia la lentezza delle procedure e le difficoltà di esecuzione”, ritengono il Bund e il Tages-Anzeiger, per i quali “la soppressione dell’aiuto sociale equivale ad una punizione collettiva “che non renderà meno attraente la Svizzera”.

“La nuova realtà è l’emigrazione economica. Misure repressive più sofisticate non risolvono quindi i problemi. Più aiuti ai rifugiati nei luoghi di origine e più cooperazione allo sviluppo potrebbero essere un’alternativa”, scrive la Basler Zeitung.

“Questa revisione non colpisce i problemi”, afferma anche la Südostschweiz, per la quale “a preoccupare la popolazione sono soprattutto i richiedenti l’asilo criminali”. Servono dunque “una migliore cooperazione tra i tribunali e le autorità, centri di accoglienza più grandi gestiti dalla Confederazione e accordi di rimpatrio con i paesi di origine”.

Nel 2011 sono state inoltrate 22’551 domande di asilo, ossia il 45% in più rispetto all’anno precedente. Si tratta del numero più alto dal 2002.

Secondo l’Ufficio federale della migrazione, le ragioni sono da ricercare nelle crisi dei paesi nordafricani, che hanno aperto le vie migratorie verso l’Europa anche per gli esuli di altri Stati del Continente nero.

Tra i paesi di origine dei richiedenti l’asilo, l’Eritrea figura in testa con 3’356 domande, davanti a Tunisia (2’574), Nigeria (1’895), Serbia (1’217), Afghanistan (1’052) e Macedonia (926).

Sempre nel 2011,19’467 richieste sono state evase in prima istanza, mentre i casi ancora pendenti sono saliti a 13’694 a fine anno

Il diritto di asilo è stato accordato a 3’621 persone, il che corrisponde ad una quota di riconoscimento del 21% rispetto alle domande inoltrate.

Gli aiuti sociali sono stati stralciati. I richiedenti l’asilo riceveranno in futuro solo aiuti d’emergenza, in media meno di 10 franchi al giorno, oltre a vitto, alloggio e assistenza medica.

Il ricongiungimento familiare viene limitato a figli e coniugi di coloro che hanno ottenuto diritto di asilo.

Obbiettori di coscienza e disertori non sono più riconosciuti come rifugiati. Una misura destinata a frenare in particolare l’afflusso di esuli dall’Eritrea.

Centri speciali saranno creati per accogliere i richiedenti l’asilo che minacciano l’ordine e la sicurezza.

Le domande di asilo non potranno più essere presentate alle ambasciate svizzere, ma solo alla frontiera o sul suolo elvetico.

Cantoni e Comuni avranno meno possibilità di opporsi all’apertura di centri di accoglienza dei richiedenti l’asilo sul loro territorio.

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