Naturalizzazione agevolata: la quinta volta è “quella buona”
Dopo quattro rifiuti consecutivi nelle urne, popolo e cantoni hanno accettato domenica di facilitare la naturalizzazione ai giovani stranieri di terza generazione. Soltanto sei cantoni hanno detto ‘no’. Ma come è evoluta l’opinione dei votanti dal primo scrutinio nel 1983? Panoramica in grafici.
È un piccolo passo, ma dall’importante valore simbolico. Domenica 12 febbraio, il 60,4% dei votanti e una maggioranza di 17 cantoni hanno deciso di iscrivere nella Costituzione il principio della naturalizzazione facilitata per gli stranieri di terza generazione. Per i giovani ottenere il passaporto rossocrociato sarà dunque più facile, anche se le condizioni restano severe.
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Il risultato non era scontato. Finora la Svizzera aveva infatti bocciato tutte le proposte di naturalizzazione agevolata per gli stranieri, anche quando erano sostenute dai principali partiti, inclusa l’Unione democratica di centro (Udc, destra conservatrice).
Se negli ultimi trent’anni alcuni comuni sono rimasti fermi sulle loro posizioni, altri hanno votato in modo diverso. Retrospettiva in grafici.
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Dopo un dibattito estremamente emotivo, il 26 settembre 2004 il popolo svizzero aveva respinto in blocco due proposte di naturalizzazione agevolata. La prima, relativa agli stranieri di seconda generazione, era stata bocciata dal 56,8% dei votanti. La seconda, che prevedeva invece la naturalizzazione automatica per quelli di terza generazione, era stata respinta col 51,6%.
Il tema aveva spaccato il paese in due: i ‘no’ erano giunti soprattutto dai cantoni di lingua tedesca e dal Ticino, nonché dalle regioni di campagna.
Unico partito contrario alla riforma, l’Udc aveva già centrato la sua campagna sullo spettro dell’Islam, affermando che la naturalizzazione facilitata avrebbe fatto della Svizzera un paese a maggioranza musulmana entro il 2040. In un contesto di forte immigrazione dall’ex Jugoslavia, il partito aveva convinto giocando sulle paure della gente e ottenendo consensi ben superiori al suo bacino elettorale.
Dieci anni prima, il 12 giugno 1994, il progetto di naturalizzazione agevolata era invece sostenuto da tutti i principali partiti, inclusa l’Udc. Solo alcune piccole formazioni dell’estrema destra si erano opposte. A sorpresa, il decreto federale non era però riuscito ad ottenere la doppia maggioranza, necessaria in caso di modifica della Costituzione. Il 56% dei votanti aveva detto sì, ma 13 cantoni si erano opposti. A beneficiare della riforma sarebbero stati circa 300’000 giovani stranieri tra i 15 e i 24 anni.
La prima sconfitta nelle urne risale al 4 dicembre 1983. Per facilitare l’integrazione degli stranieri, il governo e una maggioranza del parlamento avevano proposto di facilitare l’accesso alla cittadinanza non solo alle seconde generazioni di immigrati, ma anche agli apolidi e ai rifugiati. Ed era stato proprio questo aspetto a sollevare critiche. Il decreto federale era stato accettato soltanto da cinque cantoni e respinto dal 55% dei votanti.
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