Dopo le elezioni: cosa attende ora la Svizzera
Gli elettori hanno fatto la loro scelta: un parlamento più verde, femminile e progressista. Che cosa significa questo risultato? La nostra analisi.
L’alto numero di seggi conquistati dai Verdi e dai Verdi liberali dimostra che molti cittadini vogliono una politica in grado di superare le barriere svizzere. “Ora entra in gioco improvvisamente una nuova forza che ha ricevuto un importante mandato elettorale per quanto riguarda il clima”, ha dichiarato la presidente dei Verdi Regula Rytz. La Svizzera deve aprirsi a livello internazionale e svolgere un ruolo più incisivo.
Altri sviluppi
L’ondata verde entra nel Parlamento svizzero
Anche il più grande contributo della Svizzera a una soluzione della crisi climatica rimane esiguo. La minaccia è su scala globale, ma è proprio per questo motivo che la Svizzera deve agire. È questo il messaggio che emerge dalle elezioni. In effetti, questo piccolo paese può fare molto per proteggere il clima. Dispone di conoscenze e buone tecnologie, ma soprattutto di risorse sufficienti per seguire nuove strade. In altri paesi, le misure per la protezione del clima sono un lusso, ma per la Svizzera rappresentano ora un mandato. Il nostro paese può così diventare un modello di riferimento, un pioniere e un laboratorio per altri paesi.
Quando si parla di sconvolgimento politico in Svizzera, generalmente si tratta solo di uno spostamento di qualche punto percentuale di voti tra un partito e l’altro. Ma questa volta vi è stato un cambiamento molto più ampio: i grandi vincitori, i Verdi e i Verdi liberali, hanno guadagnato insieme 26 seggi supplementari, il 13 per cento del totale. La solida Svizzera apre il parlamento federale a forze progressiste. Il più grande perdente, l’UDC, ha ceduto 12 seggi nel Consiglio nazionale – una cifra enorme, per gli standard svizzeri. Naturalmente, però, si tratta di cambiamenti leggeri rispetto a tutti i paesi vicini e a molti altri Stati, dove l’intera struttura dei partiti consolidati si sta erodendo e nuovi movimenti celebrano vittorie in serie.
Molti sono rimasti delusi dal lavoro parlamentare della passata legislatura, perché i politici – nel timore di referendum – non hanno affrontato o hanno esitato ad affrontare i dossier più grandi per il paese. L’aumento dei costi della sanità, i rapporti futuri con l’UE, un nuovo contratto tra le generazioni per risolvere le sfide legate al finanziamento dell’AVS e delle casse pensioni. Nel complesso, il popolo svizzero accetta che il parlamento continui a lavorare a un ritmo invariato a Berna. Ha scelto la politica dei piccoli passi, un cambiamento, ma nessuna rivoluzione.
Ma nella nuova costellazione possono essere sciolti dei nodi importanti, soprattutto nella politica europea, e si possono aspettare nuovi impulsi per comprimere i costi della sanità. Anche la politica sociale viene rafforzata. Inoltre, questa elezione avrà probabilmente un grande influsso per giungere ad una legge sul CO2. Questo il desiderio rivolto al nuovo parlamento: ritrovate la via del buon compromesso federale.
Altri sviluppi
Il nuovo Parlamento svizzero in cinque grafici
Le grandi questioni irrisolte della Svizzera rimangono da tempo insabbiate. Innanzitutto, l’accordo quadro con l’UE: nessun partito ha voluto bruciarsi le dita su questo tema durante la campagna elettorale. Il nuovo parlamento fornirà risposte progressiste per risolvere le questioni legate al rapido riscaldamento del clima e alla rapida diminuzione della biodiversità. La Svizzera è soggetta a rapidi cambiamenti e non ha ancora iniziato a cercare delle risposte.
Tra questi, l’evoluzione demografica che sta portando all’invecchiamento della popolazione e sta creando un fossato tra le generazioni. Il cambiamento digitale che toglie posti di lavoro e divide la popolazione in vincitori e perdenti. O il cambiamento geografico che divide il paese in centri forti, agglomerati eccessivamente sfruttati e periferie che si sentono sempre più inutili.
La Svizzera non è mai stata caratterizzata da così punti di attrito. Se vengono ignorati, c’è il rischio di vere e proprie fratture.
In occasione della giornata dello sciopero delle donne, circa mezzo milione di persone hanno manifestato per le strade svizzere a favore di una rapida parità tra i sessi. Mai prima d’ora così tante donne si erano candidate alle elezioni federali. Le due camere del parlamento stanno diventando molto più femminili. Nel Consiglio nazionale la quota di rappresentanti femminili è salita al 42%, con l’elezione questa domenica di 84 donne. Finora era appena del 32%. Nel Consiglio degli Stati, dove solo 6 seggi su 46 erano occupati da donne, altri 3 a 4 uomini dovrebbero lasciare spazio a delle donne nel turno di ballottaggio. I cantoni di Obvaldo e Zugo sono rappresentati per la prima volta in assoluto da una donna a Berna.
A Berna, dopo ogni elezione parlamentare aumenta di volta in volta il clamore in vista dell’elezione del Consiglio federale in dicembre. La vincitrice delle elezioni, la presidente dei Verdi Regula Rytz, chiede ora un seggio in governo per il suo partito. Anche se il nuovo rapporto di forze tra i partiti legittima questa richiesta, non vi è urgenza, affermano i rappresentanti degli schieramenti politici borghesi. In Svizzera non vi è l’abitudine di non rieleggere i consiglieri federali in carica. E i successi elettorali devono essere dapprima confermati. Ma la maggioranza del parlamento è ora di centro-sinistra, mentre il governo di destra. La discussione non si spegnerà fino al rinnovo del Consiglio federale in dicembre.
Traduzione di Armando Mombelli
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