Anche la Quinta Svizzera ha ampiamente approvato la Legge Covid-19
Con il 68% di "sì", gli svizzeri e le svizzere all'estero hanno accettato la Legge Covid-19 più nettamente di coloro che vivono nella Confederazione, ma in modo meno incisivo di quanto successo in giugno. Sugli altri temi in votazione, la Quinta Svizzera non si è distinta dal resto dell'elettorato.
La Legge Covid-19, che funge da base legale per il certificato sanitario, è stata chiaramente accettata domenica in votazione dal 62% dell’elettorato e in quasi tutti i Cantoni.
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Da parte delle cittadine e dei cittadini all’estero, il sostegno al testo risulta ancora più ampio. È stato approvato nei 12 distretti della Quinta svizzera per i quali sono disponibili delle statistiche con punteggi che si avvicinano quasi ovunque al 70% di “sì”.
Per la politologa Martina Mousson si tratta di un’evoluzione notevole rispetto a quanto emerso dall’ultimo sondaggio dell’istituto gfs.bern. A dieci giorni dallo scrutinio, il 49% delle persone espatriate ha dichiarato di voler votare “no” alla Legge Covid-19. Il sondaggio sembrava indicare che svizzeri e svizzere all’estero fossero più critici nei confronti del certificato vaccinale e temessero in modo più marcato una sorveglianza di massa indotta dalle misure sanitarie rispetto ai compatrioti nella Confederazione.
Ma “l’analisi delle intenzioni di voto di questo gruppo è molto incerta e va letta con cautela”, ricorda Mousson. Per la responsabile di progetto presso gfs.bern, una possibile chiave di lettura potrebbe essere il fatto che la formazione d’opinione è un po’ più tardiva per la Quinta Svizzera e maggiormente influenzata dalla situazione mediatica. “Il monitoring mostra che gli argomenti del campo del ‘sì’ hanno guadagnato visibilità nei media verso la fine della campagna”, sottolinea.
Il degradarsi della situazione epidemiologica in Svizzera e in molti altri Paesi potrebbe anche aver contribuito al risultato, così come la paura di viaggi più complicati qualora il pass sanitario fosse stato soppresso.
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Sostegno meno marcato che in giugno
Mousson fa notare inoltre che il sostegno di svizzere e svizzeri all’estero alla Legge Covid-19 si è leggermente eroso dal primo voto sul tema lo scorso giugno, quando più del 75% della diaspora elvetica aveva sostenuto una versione precedente del testo.
Questa piccola riduzione è “interessante e sorprendente”, benché “difficilmente spiegabile con certezza”, poiché nell’elettorato residente in patria l’evoluzione è stata inversa. In una nota pubblicata domenica, gfs.bern sottolinea che la legittimità della politica sanitaria del Governo è aumentata tra giugno e novembre in quasi tutti i cantoni, con l’eccezione dei cinque cantoni latini.
Nessuna sorpresa per gli altri temi
Sugli altri due temi, la Quinta Svizzera ha votato come previsto dall’ultimo sondaggio e in modo quasi identico al resto del popolo elvetico. L’iniziativa “Per cure infermieristiche forti” è stata approvata dal 60% della diaspora e dal 61% di svizzere e svizzeri residenti nel Paese.
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“È comunque abbastanza sorprendente che un’iniziativa sindacale abbia successo alle urne, ma questo è chiaramente una conseguenza del contesto attuale”, commenta Mousson.
“È comunque abbastanza sorprendente che un’iniziativa sindacale abbia successo alle urne, ma questo è chiaramente una conseguenza del contesto attuale”, commenta Mousson.
“Le difficoltà del personale infermieristico che esistevano già prima del coronavirus sono state messe in luce dalla pandemia. Si tratta inoltre di una problematica comune a numerosi Paesi: ovunque troviamo la paura di dover andare in ospedale e di non ricevere le cure adeguate”, dice la politologa.
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Nessuna sorpresa neanche per quel che riguarda la cosiddetta “Iniziativa sulla giustizia” che chiedeva che i giudici federali fossero scelti tramite sorteggio casuale per garantirne l’indipendenza dalla politica. I sondaggi prevedevano una bocciatura e così è stato, con il 67% di “no” della Quinta Svizzera e il 68% dell’insieme dell’elettorato.
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“Non c’è stata partita, semplicemente perché non si è voluto rimpiazzare un sistema conosciuto con uno di cui non si conosce il funzionamento”, riassume Mousson.
Nessuna sovramobilitazione per la Quinta Svizzera
Mentre il tasso di partecipazione ha raggiunto un livello storico domenica (65,7%) non è così se si prende in considerazione solo la Quinta Svizzera. Dai 12 distretti sono stati inviate poco più di 38’200 schede di voto su 143’300 persone iscritte, ovvero un tasso di partecipazione del 27%, in media con gli scorsi cinque anni.
Anche se i temi sottoposti a votazione avevano il potenziale di suscitare interesse internazionale, si trattava soprattutto di questioni di politica interna, ciò che spiega perché la diaspora non si sia mobilitata in modo particolare.
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