Presidenza svizzera per un’Assemblea parlamentare sotto pressione
Eletta lunedì presidente dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, la svizzera Liliane Maury Pasquier evoca le sfide di un’istituzione in convalescenza. Lo scandalo del “caviargate” ha intaccato la credibilità dell'Assemblea parlamentare, mentre i suoi lavori sono ostacolati da difficoltà finanziarie.
Nonostante le misure adottate dai suoi membri, l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa non si è ancora ripresa dal cosiddetto “caviargate”, ovvero lo scandalo che ha coinvolto l’Azerbaigian che ha tentato di corrompere i parlamentari dell’Assemblea con doni in denaro o in natura.
Nonostante l’istituzione, che dal 1963 conta 47 membri tra cui la Svizzera, abbia condotto le indagini e adottato una serie di misure per proteggersi dai tentativi di corruzione, deve ancora riconquistare la piena fiducia dei suoi cittadini. La pensa così la ginevrina Liliane Maury Pasquier, eletta lunedì alla presidenza dell’Assemblea parlamentare. Il presidente uscente Michele Nicoletti, ha dovuto lasciare l’incarico perché non è stato rieletto alle ultime elezioni italiane. Solo i parlamentari in carica nel loro paese possono riunirsi a Strasburgo. Liliane Maury Pasquier è la quarta donna a presiedere questa assemblea.
swissinfo.ch: Possiamo dire che l’inizio della sua presidenza rischia di essere monopolizzato dalle conseguenze del “caviargate”?
Gli organi del Consiglio d’Europa
Creato nel 1949, con sede a Strasburgo, il Consiglio d’EuropaCollegamento esterno conta oggi 47 membri, che rappresentano una popolazione totale di oltre 800 milioni di persone.
La sua attività si incentra sulla promozione dei diritti umani, della democrazia e dello stato di diritto. A tal fine, il Consiglio d’Europa dispone dei seguenti organi: la Corte europea dei diritti dell’uomo, il Comitato Collegamento esternodei ministri (composto dai ministri degli Affari esteri dei 47 paesi membri), il Congresso Collegamento esternodei poteri locali e regionali, la Conferenza Collegamento esternodelle organizzazioni internazionali non governative e l’Assemblea parlamentareCollegamento esterno (i cui membri sono eletti dai parlamenti nazionali).
La delegazione svizzeraCollegamento esterno all’Assemblea parlamentare è composta da sei membri e sei sostituti. L’Assemblea è composta da 324 parlamentari delegati dai 47 stati membri.
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Liliane Maury Pasquier: I problemi evidenziati sono stati ampiamente risolti. Ma è vero che l’Assemblea deve assolutamente riconquistare credibilità presso gli altri organi del Consiglio d’Europa e presso i cittadini rappresentati da parlamentari.
La questione ci ha colti di sorpresa, visto che la nostra Assemblea si limita a formulare raccomandazioni. Nessuna delle nostre decisioni è immediatamente applicabile. Da qui lo stupore per questo tentativo di corruzione. Allo stesso tempo, il “caviargate” mostra che gli Stati si prendono cura della loro immagine, anche in un consesso di questo tipo, cercando di influenzare i parlamentari. L’Assemblea parlamentare elegge infatti i giudici della Corte europea dei diritti dell’uomo.
L’altra questione che questa Istituzione deve affrontare è quella finanziaria. Da diversi anni il Consiglio, compresa la Corte, ha dovuto far fronte a un bilancio a crescita zero, mentre i costi sono aumentati. A questo si aggiunge il ritiro della Turchia, che negli ultimi anni era diventata, su sua richiesta, uno delle principali contribuenti (è scesa da circa 33 milioni di euro a 13 milioni).
Da parte sua, la Federazione russa boicotta l’Assemblea e ha sospeso i pagamenti all’insieme dell’organizzazione da un anno a questa parte. Fino ad oggi nessun altro Stato membro ha voluto colmare tali lacune.
Queste crisi mostrano dunque che la questione dei diritti umani è importante, soprattutto per i paesi che li rispettano meno.
Proprio così. Questi paesi possono anche dire il contrario, ma con le loro decisioni stanno dimostrando al Consiglio la realtà dei fatti.
E i paesi dell’Europa occidentale, perché non danno di più? Non è una prova del loro disinteresse?
Vi è una tendenza generale di sfiducia e di disimpegno nei confronti delle organizzazioni internazionali. Nessuno stato sembra disposto ad aumentare il proprio finanziamento a favore di questi organismi in difficoltà finanziaria. In secondo luogo, ogni paese ha le proprie preoccupazioni. La Svizzera, ad esempio, sta discutendo la cosiddetta iniziativa popolare contro i giudici stranieri, e uno degli obiettivi è proprio la Corte europea dei diritti dell’uomo. In breve, ogni paese ha le sue ragioni per non colmare il deficit.
Quindi sì, è una situazione complicata e pericolosa. E pensare che l’anno prossimo celebreremo il 70esimo anniversario del Consiglio d’Europa: un’occasione per ricordare con forza l’importanza del Consiglio per tutti i cittadini europei.
Il Consiglio d’Europa, la sua Assemblea parlamentare e la sua Corte dei diritti dell’uomo sono una rete di sicurezza di fronte alla crisi delle democrazie liberali?
Sì, il Consiglio rappresenta un gruppo più ampio dell’Unione europea e, quasi ovunque, si esprime la stessa sfiducia, anche nei confronti dell’indipendenza della magistratura. Molte voci sottolineano la crisi dei valori che hanno costruito l’Europa dalla fine della Seconda guerra mondiale. E questo dopo un periodo di euforia democratica, dovuta alla caduta del muro di Berlino. Questo ritorno dello Stato nazionale in contrapposizione alla globalizzazione economica è un fenomeno comune. Siamo tutti sulla stessa barca.
In queste circostanze, se c’è un organismo che può riaffermare questi valori e principi fondamentali, è proprio il Consiglio d’Europa. Ma per farlo, bisogna essere credibili.
Esiste un rischio di emarginazione del Consiglio d’Europa?
Questo rischio esiste. Ma non più di ieri. Dobbiamo però impegnarci a difendere i valori del Consiglio, il che non è sempre facile. Infatti, per far parte dell’Assemblea, si deve essere parlamentari nazionali ed essere delegati dal proprio parlamento. L’idea è quella di garantire un collegamento tra i parlamenti nazionali e l’Assemblea. Tuttavia, è difficile adempiere a questo duplice mandato obbligatorio. È complicato evitare collisioni di impegni e la priorità è sempre data al mandato nazionale. Soprattutto in Svizzera dove, ad esempio, i populisti accusano regolarmente i parlamentari svizzeri di viaggiare troppo.
Qual è l’immagine della Svizzera in seno al Consiglio d’Europa?
Nel complesso, gli svizzeri godono di una buona reputazione a Strasburgo perché si impegnano attivamente, indipendentemente dai partiti di appartenenza. Per uscire dalla crisi che affligge l’Assemblea, una presidenza svizzera è quindi interessante, con la nostra reputazione di serietà e neutralità attiva.
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