La Svizzera, eldorado per la criminalità transfrontaliera
Assalti a furgoni portavalori nel canton Vaud e rapine ai bancomat nel canton Ticino: le regioni di confine della Svizzera sono un obiettivo privilegiato per i criminali dei paesi vicini. I portavalori e i politici denunciano gravi carenze in materia di sicurezza e richiedono un'azione da parte del governo.
Agli svizzeri piacciono i contanti. Nel paese delle banche, il 70% delle transazioni continua ad essere effettuato in contanti. E per garantire che, in ogni momento, vi sia la possibilità di prelevare valuta fresca al bancomat più vicino, i portavalori devono operare di giorno e di notte.
Per preservare le ore di quiete della popolazione, tuttavia, i veicoli di peso superiore a 3,5 tonnellate sono vietati sulle strade svizzere tra le 22.00 e le 5.00 del mattino. La legge prevede un’eccezione per i camion che trasportano fiori recisi o generi alimentari, ma non per i trasporti di contanti. Di notte, il denaro contante non può quindi venir trasportato nei grandi furgoni blindati, che pesano tra 14 e 16 tonnellate, ma in camioncini più leggeri.
La lista degli attacchi si allunga
Questo fatto è ben noto ai ladri e l’elenco degli attacchi ai portavalori continua così ad allungarsi. Il 2 dicembre è stato preso d’assalto un altro furgone nei pressi del villaggio di Daillens, nel canton Vaud. Gli autori sono riusciti a fuggire con i soldi.
È la sesta volta in due anni, la terza volta quest’anno, che un trasporto di contanti viene intercettato e attaccato in territorio vodese. Quasi tutti i rapinatori provengono dalla scena della criminalità organizzata francese, in particolare dalla periferia di Lione.
Anche il canton Ticino, al confine con l’Italia, è confrontato con la criminalità transfrontaliera. Il 22 ottobre è stato di nuovo fatto esplodere un bancomat nel comune di Comano, il settimo attacco del genere dal 2017.
Niente misure a livello nazionale
Il governo cantonale vodese ha deciso di intervenire adottando una serie di misure. Da parte sua, il Consiglio federale si rifiuta invece di legiferare ulteriormente per combattere questo tipo di criminalità a livello nazionale. Lo ha ribadito questa settimana in risposta a un’interpellanza urgente dell’Unione democratica del Centro (UDC / destra conservatrice). In particolare, il governo svizzero rileva che la cooperazione con gli Stati limitrofi “si sta dimostrando efficace”.
«Se questi incidenti si fossero verificati ripetutamente a Zurigo, il governo si sarebbe già mosso».
Olivier Feller, deputato PLR
L’argomento è stato discusso mercoledì anche in parlamento, nell’ambito di un dibattito urgenteCollegamento esterno. Il ministro delle finanze Ueli Maurer ha ricordato che in Svizzera la criminalità è diminuita drasticamente negli ultimi anni. Tuttavia, ha riconosciuto che questo tipo di rapina è una tendenza recente, in cui i criminali operano in bande altamente organizzate e non esitano a ricorrere alla violenza.
Ueli Maurer ha anche sottolineato che il governo sta già lavorando a una serie di misure per rafforzare la sicurezza delle frontiere, compresa la formazione di personale doganale da dispiegare prossimamente sul terreno. Mezzi tecnici, come telecamere e sistemi di allarme, saranno impiegati anche ai valichi di frontiera, ha aggiunto il ministro.
Argomenti che “non reggono”
Interrogato da swissinfo.ch, il deputato vodese Olivier Feller, membro del Partito liberale radicale (PLR), critica l’inerzia del governo. “Se questi incidenti si fossero verificati ripetutamente a Zurigo, il governo si sarebbe già mosso”, dice indignato. A suo avviso, il Consiglio federale deve autorizzare i veicoli blindati pesanti a trasportare anche di notte il denaro contante.
Una soluzione che “non causerebbe quasi nessun ulteriore inconveniente”, aggiunge Feller, secondo il quale “non regge l’argomento addotto dal Consiglio federale per vietare i trasporti con furgoni blindati pesanti”.
Durante il dibattito, il deputato ecologista ginevrino Nicolas Walder ha esortato le autorità ad interessarsi alle ragioni che spingono il banditismo dei paesi limitrofi a commettere reati sul territorio elvetico. Il fenomeno non va ricercato nel lassismo della polizia in Svizzera, ma nel quadro giuridico in Francia, “particolarmente dissuasivo per i ladri”, ha sostenuto Walder.
“Una questione di vita o di morte”
Per quanto riguarda i portavalori, si ritiene che la Svizzera potrebbe ispirarsi alle misure adottate dalla Francia per combattere la criminalità organizzata. “È necessario fissare un limite alle somme trasportate, installare sistemi che rendano impossibile l’utilizzo del denaro in caso di furto e utilizzare solo veicoli blindati pesanti per il trasporto di fondi”, afferma Luc Sergy, direttore dell’Associazione imprese svizzere servizi di sicurezza (AISS)Collegamento esterno.
Quest’ultimo richiede misure, “non per proteggere il denaro, ma per garantire la sicurezza dei lavoratori del settore e della popolazione”. E propone due soluzioni: “O ci viene permesso di impiegare di notte veicoli blindati adeguati oppure vengono completamente vietati i trasporti notturni di denaro contante”.
Se i trasporti non possono venir effettuati di notte, l’economia del paese ne subirebbe le conseguenze. “Al mattino, gli svizzeri potrebbero trovare bancomat vuoti al mattino o negozi che non accettano contanti perché non riescono a costituire il loro fondo di cassa”, dichiara Luc Sergy.
In ogni caso, secondo il direttore dell’AISS, va fatto qualcosa: “È una questione di vita o di morte per i dipendenti del nostro settore!”. Ma gli svizzeri saranno disposti a rinunciare al contante o ad accettare servizi bancari meno efficienti in nome della sicurezza? “Forse bisognerà farlo”, conclude Luc Sergy.
Traduzione di Armando Mombelli
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