Berna e Berlino faticano a mettersi d’accordo
Due accordi dovrebbero porre fine alle annose vertenze tra Svizzera e Germania sulla fiscalità e sul rumore degli aerei che atterrano e decollano dall’aeroporto di Kloten. Il condizionale è però d’obbligo: la convenzione fiscale potrebbe essere bocciata venerdì dal Bundesrat.
Le relazioni tra Svizzera e Germania sono tese. I due temi di discordia che da anni avvelenano i rapporti tra i due paesi sono tornati all’ordine del giorno e hanno dato luogo ad intensi negoziati, sfociati in una convenzione sull’imposta alla fonte e in un compromesso sul traffico aereo.
Secondo la Deutsche Steuer-Gewerkschaft, il sindacato degli impiegati dell’erario tedesco, nelle banche svizzere sono depositati circa 150 miliardi di euro non dichiarati di cittadini tedeschi. Berlino perde così miliardi di imposte. L’accordo negoziato tra il ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schäuble (CDU) e la sua omologa svizzera Eveline Widmer-Schlumpf dovrebbe porre fine a questo conflitto. «Gli acquisti di CD [coi dati di clienti di banche svizzere, ndr.] erano la seconda miglior soluzione», ha dichiarato Schäuble in un video-podcast. «Le relazioni fiscali tra i due paesi dovranno in futuro poggiare su basi sostenibili».
Al Bundestag (la Camera dei deputati) l’accordo fiscale è stato ratificato a fine ottobre. Il trattato ha però forti probabilità di naufragare al Bundesrat, la Camera dei Länder, che lo voterà venerdì. I rappresentanti delle regioni governate dall’opposizione hanno infatti chiaramente detto che respingeranno il testo. E visto che in questa camera sono in maggioranza…
La SPD non ne vuole sapere
Le critiche che si sono levate dai ranghi di SPD, Verdi e Die Linke mettono l’accento sul fatto che l’accordo non va abbastanza lontano e presenta troppe scappatoie. Anche l’ultima proposta di Schäuble – l’«offerta immorale», come l’hanno definita alcuni media tedeschi – non è riuscita a far cambiare posizione all’SPD. Secondo lo Spiegel di domenica, il ministro delle finanze avrebbe promesso ai Länder una fetta di torta più cospicua rispetto a quella prevista finora in cambio di un sì all’accordo.
In un incontro organizzato domenica sera però, i rappresentanti dei Länder avrebbero risposto picche, ribadendo la loro volontà di respingere la convenzione, stando a quanto scritto dalla Süddeutsche Zeitung. Nessuno crede che la Svizzera verserà così tanti soldi. Il ministro delle finanze della Renania Settentrionale-Vestfalia, Norbert Walter-Borjans (SPD), considera l’offerta di Schäuble come la prova che «non si vogliono eliminare le scappatoie fiscali, ma piuttosto salvare la faccia e, evidentemente, permettere agli evasori fiscali di tornare a dormire sonni tranquilli».
Dopo gli strascichi provocati dalla vicenda legata alle entrate accessorie di Peer Steinbrück, candidato socialdemocratico alla carica di cancelliere, l’SPD si è schierata a ranghi compatti contro l’accordo. Schäuble ha dal canto suo risposto accusando l’opposizione di fare politica partitica e di aver attizzato una polemica da quattro soldi.
Bucato come un formaggio svizzero
L’accordo solleva critiche però anche al di là degli schieramenti politici. Ad esempio, l’organizzazione non governativa Campact ha lanciato la campagna «Niente carta bianca ai truffatori del fisco!», sostenuta, tra gli altri, dal principale sindacato dei servizi tedesco. Più di 110’000 cittadini hanno firmato un appello per fermare l’«accordo sull’amnistia fiscale». Con azioni di questo genere, l’organizzazione vuole soprattutto mostrare che il trattato fiscale presenta «più buchi di un formaggio svizzero».
Anche i media tedeschi sono tutt’altro che convinti. In un commento la Süddeutsche Zeitung ha ad esempio parlato di un accordo «negoziato male sin dall’inizio».
L’atmosfera si è surriscaldata a più riprese, ad esempio in aprile quando le autorità svizzere hanno emesso un mandato d’arresto contro tre ispettori del fisco tedesco. Oppure a metà novembre, quando le autorità tedesche hanno ordinato la perquisizione delle abitazioni di diversi clienti della banca svizzera UBS e i locali della filiale tedesca dell’istituto.
In bilico anche l’accordo aereo
A suscitare dibattito è anche la vertenza sul rumore dell’aeroporto di Zurigo. Da anni le persone che abitano in territorio tedesco si lamentano per l’inquinamento acustico provocato dagli aerei che decollano ed atterrano a Kloten. Come Schäuble, anche il ministro dei trasporti tedesco Peter Ramsauer (CSU) ha negoziato un accordo con la Svizzera che avrebbe dovuto mettere la parola fine a questa controversia. La ratifica del trattato è però minacciata. Il disaccordo concerne il numero di aerei autorizzati a sorvolare la Germania. La Svizzera ha parlato di 110’000 voli, cifra che Ramsauer ha scartato con irritazione parlando di «scemenza».
Il ministro dei trasporti tedesco deve anche far fronte alle critiche emananti da politici e cittadini del Baden-Württemberg. «Nella sua forma attuale, l’accordo non conduce ad alcun decongestionamento del traffico aereo sopra il sud del Baden-Württemberg. Anzi, causa un ulteriore sovraccarico. La regione è unita nel dire che ciò non è accettabile», indica ad esempio a swissinfo.ch Thomas Dörflinger (CDU), deputato al Bundestag eletto nella circoscrizione di Waldshut-Tiengen (al confine con la Svizzera) e presidente del gruppo parlamentare Germania-Svizzera.
Malgrado queste controversie, i rapporti tra Svizzera e Germania non sono durevolmente compromessi, sottolinea però Dörflinger. «Indipendentemente da queste due vertenze, una delle quali – l’accordo fiscale – ritengo sia del resto risolvibile a breve termine, le relazioni tra i nostri due paesi funzionano bene. In molti altri campi, ad esempio la collaborazione lungo la frontiera fluviale del Reno, Svizzera e Germania lavorano senza dare nell’occhio, ma in modo molto efficace».
Aliquota troppo bassa
Il tasso per regolarizzare i patrimoni depositati nelle banche svizzere (compreso tra il 21 e il 41%) è considerato troppo basso da coloro che si oppongono all’accordo fiscale con la Svizzera.
Garanzia dell’anonimato
In futuro l’imposta sarebbe prelevata dalle banche svizzere e trasferita in un secondo tempo alle autorità fiscali tedesche. Chi ha un conto in una banca svizzera potrebbe così rimanere anonimo. Un’altra incognita è l’ammontare della somma depositata in Svizzera da cittadini tedeschi.
Troppe scappatoie
Malgrado l’accordo, rimangono aperte molte possibilità per nascondere i soldi al fisco tedesco. Sino all’entrata in vigore del trattato prevista nel 2013, chi ha evaso il fisco potrebbe trasferire il suo capitale in un paradiso fiscale.
Numero limitato di richieste di assistenza amministrativa
Le autorità fiscali tedesche potrebbero presentare al massimo 1’300 richieste d’informazioni nei due anni successivi all’entrata in vigore della convenzione.
Freno a una regolamentazione europea
Un accordo bilaterale tra Svizzera e Germania frenerebbe gli sforzi per elaborare un nuovo pacchetto di regole di tassazione a livello dell’UE.
(traduzione di Daniele Mariani)
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