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Candidatura russa, un test per il Consiglio per i diritti umani

Sessione del Consiglio per i diritti umani
Solo i 47 membri eletti del Consiglio per i diritti umani hanno diritto di voto. Keystone / Valentin Flauraud

Martedì l'Assemblea generale dell'ONU a New York voterà sui 15 nuovi membri del Consiglio per i diritti umani. Con Paesi che violano in modo lampante i diritti umani come la Russia, la Cina o il Burundi tra i candidati, la credibilità del Consiglio con sede a Ginevra è a rischio.

“La candidatura della Russia è un cinico tentativo di ritornare nel Consiglio in seguito alla sospensione decisa dall’Assemblea generale nell’aprile del 2022Collegamento esterno in reazione all’invasione dell’Ucraina”, spiegava la ONG con sede a Ginevra International Service for Human Rights (ISHR) in un comunicato del 4 settembre.

Nell’aprile dello scorso anno, poco dopo l’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, la Russia è diventata il secondo Paese nella Storia (dopo la Libia di Gheddafi) ad essere sospeso dal Consiglio per i diritti umani, misura per cui è stata necessaria la maggioranza dei due terzi dell’Assemblea generale dell’ONU. Ora, si è candidata per un altro mandato.

Solo i 47 membri del Consiglio hanno diritto di voto, il che significa che sono gli unici a decidere, ad esempio, quali Paesi saranno sottoposti a scrutinio e criticati per il modo in cui difendono o violano i diritti umani.

Marc Limon, direttore di Universal Rights Group, con sede a Ginevra, dice che eleggere la Russia come membro sarebbe “eticamente completamente sbagliato”. “Se l’Assemblea generale sospende un Paese per gravi e sistematiche violazioni dei diritti umani e poi lo rielegge mentre le violazioni proseguono e non c’è stata nessuna presa di responsabilità, sarebbe un disastro per la credibilità del Consiglio per i diritti umani e per quella delle Nazioni Unite in generale”, dichiara a SWI swissinfo.ch.

Le elezioni per il Consiglio sono organizzate in gruppi regionali. Il gruppo europeo centrale e orientale ha tre candidati per due seggi: Albania, Bulgaria e Russia. Limon spiega che la Russia sta facendo campagna da molto tempo e l’Albania si è appena candidata – probabilmente sotto la pressione degli Stati occidentali.

La Cina non ha concorrenza

Le organizzazioni per i diritti umani si oppongono anche alla candidatura della Cina, che attualmente è membro del Consiglio e intende ottenere un secondo mandato. Le organizzazioni ricordano il rapporto dell’ONU pubblicato un anno fa, che faceva stato di possibili crimini contro l’umanità contro la comunità uigura nella provincia dello Xinjiang e il pessimo comportamento di Pechino in ambito di diritti umani in Tibet e a Hong Kong.

La risoluzione 6251 dell’Assemblea generale dell’ONU, che creò il Consiglio per i diritti umani nel 2006, sancisce che “i membri eletti al Consiglio devono rispettare i più alti standard nella promozione e nella protezione dei diritti umani” e “collaborare pienamente con il Consiglio”. Questo non è il caso né della Russia, né della Cina.

A differenza della Russia, la Cina non ha concorrenza nel suo gruppo regionale, in cui ci sono quattro candidati per quattro seggi. Sembra quindi che verrà rieletta, ma secondo Salma El Hosseiny, dell’ISHR, gli Stati possono ancora opporre una certa resistenza. “Gli Stati non sono obbligati a votare per tutti i candidati, anche in un caso come questo”, dice a SWI swissinfo.ch. “Non votando per candidati che non soddisfano i requisiti, si manda un messaggio forte, anche se alla fine fossero comunque eletti”.

L’ISHR chiede inoltre di porre fine alle liste chiuse. “È un problema”, dice Hosseiny, “uno dei nostri appelli principali è che i gruppi regionali debbano presentare un numero maggiore di candidature rispetto a quello dei seggi disponibili, in modo che le elezioni siano competitive”.

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Crimini di guerra e repressione staliniana

Una commissione d’inchiesta ONU sull’Ucraina, creata su mandato del Consiglio per i diritti umani, ha affermato in marzo che la Russia ha commesso “una moltitudine” di crimini di guerra in Ucraina e presumibilmente anche crimini contro l’umanità. In un rapporto di aggiornamento al Consiglio, presentato in settembreCollegamento esterno, ha inoltre affermato che la commissione si sta interessando alle accuse di genocidio commesso in Ucraina. “Parte della retorica utilizzata dai media statali e non in Russia, potrebbe costituire incitamento al genocidio”, si legge.

Il presidente russo Vladimir Putin e la commissaria presidenziale russa per i diritti dei bambini, Maria Alekseyevna Lvova-Belova, sono stati incriminati dal Tribunale penale internazionale per il crimine di guerra di deportazione forzata di bambini.

L’inviata speciale dell’ONU per i diritti umani in Russia, Mariana Katzarov, in settembre ha parlato di una repressione di una portata “senza precedenti” dai tempi di Stalin.

Quali sono le possibilità della Russia?

Considerato tutto ciò, la candidatura russa potrebbe sembrare “uno scherzo “, come scrive il difensore dei diritti umani Hassan Shine in un corsivo pubblicato sul sito web di Universal Right GroupCollegamento esterno. “E uno scherzo di ancor più cattivo gusto sarebbe vedere la Russia eletta”, aggiunge. Tuttavia, che questo avvenga non è impossibile.

Limon dice che gli stati dovrebbero, in teoria, votare secondo i criteri già citati, ma in realtà si tratta piuttosto di una contrattazione che si svolge in seno a varie organizzazioni internazionali a favore di una candidatura. La Russia ha preparato la strada in questo senso e Limon pensa che Mosca non sia più totalmente isolata com’era lo scorso anno, quando tutta l’attenzione era focalizzata sull’Ucraina appena invasa.

L’esperto pensa che il seggio sia ormai cosa fatta per la Bulgaria e che tra Albania e Russia il margine sia minimo. “Sono molto, molto preoccupato”, dice a SWI swissinfo.ch. Se la Russia venisse eletta, pensa Limon, questo potrebbe rimettere in questione il futuro stesso del Consiglio per i diritti umani. Il direttore di Universal Rights Group ricorda che la ragione principale per il crollo della Commissione sui diritti umani, che ha preceduto il Consiglio, è stata proprio la presenza in essa di Paesi che violavano gravemente i diritti umani.

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