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Cassa malati unica e IVA sulla ristorazione all’ora della verità

Le urne si sono chiuse domenica a mezzogiorno in tutta la Svizzera: nel pomeriggio si conosceranno le sorti delle iniziative popolari "Per una cassa malati pubblica" e "Basta con l'IVA discriminatoria per la ristorazione!". Keystone

Gli svizzeri oggi hanno votato sul passaggio a un'assicurazione malattie unica e pubblica. Obiettivo: frenare l'aumento dei premi. Al verdetto delle urne era sottoposta anche la proposta di equiparare il tasso d'IVA della ristorazione e dei take-away.


Le urne si sono chiuse alle 12:00 in tutta la Svizzera e immediatamente è iniziato lo spoglio dei voti. I risultati saranno noti nel pomeriggio.

Ogni anno, in autunno, il ministro elvetico della sanità – indipendentemente dal fatto che sia di sinistra o di destra – annuncia in una conferenza stampa un aumento dei premi assicurativi per le cure medico sanitarie di base a partire dal 1° gennaio successivo. Lo stesso scenario si ripete da una ventina anni. Proprio giovedì 25 settembre il ministro Alain Berset ha annunciato che per il 2015 l’incremento andrà dal 2,7 al 6,8% a seconda dei cantoni, pari a una progressione media nazionale del 4%.

I premi dell’assicurazione malattie obbligatoria sono individuali e indipendenti dal reddito. Essi variano a seconda della cassa malattia, del gruppo di età e del luogo di residenza.

Gli assicurati possono ottenere sconti per esempio scegliendo una franchigia più elevata o una limitazione della scelta del medico. I meno abbienti possono beneficiare di sussidi cantonali.

Nonostante queste misure, i premi incidono sempre più pesantemente sui bilanci familiari. Così, si cercano soluzioni per arginare il loro rincaro. Per la sinistra e le organizzazioni di difesa dei pazienti e dei consumatori, un provvedimento indispensabile è la creazione di un unico assicuratore sanitario pubblico.

Una vera concorrenza?

Attualmente, 61 casse private gestiscono l’assicurazione di base obbligatoria. Tutte propongono le stesse prestazioni – si tratta di un vincolo legale – ma i loro premi possono variare notevolmente. Per poter approfittare premio più conveniente, gli assicurati hanno la possibilità di cambiare cassa ogni anno, entro il termine legale di disdetta.

Secondo i sostenitori dell’iniziativa “Per una cassa malati pubblica”, il passaggio a un unico istituto nazionale avrebbe un potenziale di risparmio del 10%. Più precisamente, i promotori dell’iniziativa ritengono che sarebbe possibile risparmiare a tre livelli: sopprimendo i costi di pubblicità, eliminando i costi legati ai trasferimenti di cassa e migliorando la prevenzione e la qualità delle cure.

Per gli oppositori della cassa malati pubblica – il governo e la maggioranza parlamentare di destra e del centro – si tratta di un mezzo sbagliato. A loro avviso, è proprio la concorrenza tra le casse che consente di frenare un po’ l’aumento dei premi assicurativi. Inoltre, un sistema di cassa unica condurrebbe a problemi come la fine della libertà di scelta del medico o una amministrazione centralizzata ingombrante.

I fautori della cassa unica sostengono che il sistema attuale è pseudo competitivo, poiché solo dal 5 al 15% di assicurati approfitta ogni anno della possibilità di cambiare assicurazione. Per quanto riguarda i possibili difetti di una cassa unica, replicano citando l’esempio dell’Istituto nazionale svizzero contro gli infortuni professionali (SUVA), il cui funzionamento soddisfa tutti.

Non c’è il due senza il tre

Ma per finire, il voto sulla cassa malati pubblica è un po’ una questione di convinzioni politiche. La libera concorrenza permette di contenere i costi o rappresenta un modello economico il cui obiettivo è di far soldi sulle spalle degli assicurati? La risposta a questa domanda varia notevolmente a seconda dell’ideologia, di sinistra o di destra.

Finora la maggioranza dell’elettorato non è sembrata molto ricettiva alle ricette della sinistra. Negli ultimi anni ha già seccamente respinto due iniziative simili: nel 2003 una che chiedeva che l’assicurazione obbligatoria di base fosse gestita da casse di utilità pubblica; nel 2007 un’altra che domandava che fosse affidata a una cassa unica.

Entrambe domandavano inoltre premi calcolati in base alla capacità economica degli assicurati. Una condizione che non è invece più stata ripresa nella proposta di cassa malati pubblica su cui si è votato questo fine settimana l’elettorato elvetico. Ciò non sembra tuttavia essere stato sufficiente per convincere la maggioranza dell’elettorato. Nell’ultimo sondaggio condotto dal gfs.bern per conto della Società svizzera di radiotelevisione, pubblicato la settimana scorsa, l’iniziativa risultava respinta con il 54% dei no.

Che tasso di IVA per i ristoranti?

Il settore della ristorazione sta soffrendo. Molti esercizi pubblici sono regolarmente costretti a cessare l’attività a causa della scarsa redditività.

Secondo i professionisti del settore, diversi fattori hanno contribuito a ostacolare il buon andamento degli affari negli ultimi anni. Tra questi citano il divieto di fumare nei locali pubblici e l’abbassamento allo 0,5 per mille del limite massimo di alcolemia per i conducenti. Quest’ultima è una misura che ha un impatto diretto sui ristoranti, poiché sulle bevande hanno un margine di guadagno superiore rispetto al cibo.

Ma anche l’aliquota dell’imposta sul valore aggiunto (IVA) lascia l’amaro in bocca ai ristoratori. Infatti, la ristorazione tradizionale è assoggettata al tasso normale dell’8%, mentre alle vendite di alimentari in negozi al dettaglio o in take-away è applicato il tasso ridotto del 2,5%, previsto per i prodotti di prima necessità. Con la sua iniziativa denominata “Basta con l’IVA discriminatoria per la ristorazione!” l’organizzazione ombrello degli esercenti GastroSuisse richiede che l’aliquota sia uguale per tutti.

Per il governo, questa esigenza non può essere soddisfatta. Se ridurre l’IVA per la ristorazione farebbe perdere tra 700 e 750 milioni di franchi all’anno di introiti fiscali alla Confederazione, aumentarla per i take-away e i negozi al dettaglio al fine di mettere tutti sullo stesso piano non sarebbe sostenibile per dei beni considerati di prima necessità.

Questo punto di vista è stato condiviso da una maggioranza parlamentare risicata ed eterogenea: ne fanno parte rappresentanti di tutti i partiti, ad eccezione dell’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice) che si è schierata compatta dalla parte dei ristoratori. I partiti del centro, invece, si sono divisi.

Sull’esito del voto odierno regna incertezza. Nell’ultimo sondaggio del gfs.bern, l’iniziativa è risultata bocciata, ma solo da una maggioranza relativa: il 46% di rifiuti, contro il 41% di sì e il 13% di indecisi.

Mobilitazione fiacca

Benché tutti siano direttamente toccati da entrambi i temi, questi non sembrano mobilitare le masse. In base ai sondaggi, ci si attende un tasso di partecipazione tra il 46 e il 48%. Un livello nella media delle votazioni federali tenutesi durante questa legislatura, ma inferiore a quello registrato nei primi due scrutini di quest’anno.

Votazioni cantonali

Oltre che sulle due iniziative popolari a livello federale, gli elettori di 15 cantoni questo fine settimana erano chiamati alle urne per esprimersi su numerose questioni di portata regionale. Tra questi spiccano alcuni temi che suscitano interesse anche a livello nazionale.

I ticinesi si sono pronunciati su un credito 3,5 milioni di franchi stanziato dal governo e dal parlamento per finanziare la partecipazione del cantone all’Expo 2015 a Milano e iniziative e progetti legati all’esposizione universale che interessano il territorio cantonale. Contro il credito, la Lega dei Ticinesi ha impugnato con successo il referendum. Perciò la parola finale è spettata al popolo.

A Basilea Città e Basilea Campagna gli elettori hanno votato sulla proposta di riunificare i due cantoni, divisi dal 1833. Una richiesta formulata in due iniziative popolari identiche depositate nei due cantoni. Si tratta del terzo tentativo in tal senso in meno di un secolo. Secondo i pronostici, anche stavolta i fautori della riunificazione appaiono destinati a fallire.

A Ginevra al vaglio dell’elettorato cantonale c’era un’iniziativa popolare dell’Unione democratica di centro (destra conservatrice) che chiede la costruzione di una galleria stradale sotto il Lemano, lunga 1,5 km, per attraversare il lago da una riva all’altra della città. L’attraversamento stradale del lago è un vecchissimo tema, discusso per la prima volta nel 1896. Ma finora tutti i progetti che sono stati presentati sono stati bocciati dal popolo.

Sia nel cantone di Sciaffusa che in quello del Giura, i votanti si sono espressi su delle proposte di estensione dei diritti politici agli stranieri, mentre ad Argovia era sottoposta al verdetto delle urne un’iniziativa lanciata dalla Gioventù socialista per rendere trasparenti i finanziamenti dei partiti.

(Traduzione dal francese: Sonia Fenazzi)

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