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Come la Svizzera ha contribuito a far funzionare lo scambio di prigionieri tra Stati Uniti e Iran

returned US prisoner embraced by relatives
Cinque cittadini statunitensi liberati da anni di carcere iraniano con l'aiuto dei buoni uffici svizzeri hanno ricevuto un'accoglienza commossa al loro ritorno in patria questa settimana. Cinque iraniani detenuti nelle carceri statunitensi sono stati liberati come parte dello scambio. Keystone / Jonathan Ernst

Il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha ringraziato la Svizzera, insieme a Qatar, Oman e Corea del Sud, per aver facilitato lo scambio di prigionieri del 18 settembre tra Stati Uniti e Iran. Vediamo come la Svizzera ha contribuito a costruire ponti tra Washington e Teheran. 

Qual è stato il ruolo della Svizzera nello scambio di prigionieri?

Il 18 settembre il ministro degli Esteri svizzero Ignazio Cassis ha twittato che l’ambasciatore elvetico in Iran “ha accompagnato cinque prigionieri statunitensi da Teheran a Doha”, dove sono stati consegnati alle autorità statunitensi. In un altro tweet, ha accolto lo scambio come un “gesto umanitario” che ha permesso il rilascio di cinque carcerati statunitensi e cinque iraniani. “La Svizzera ha fatto da facilitatrice ed è pronta a continuare a farlo, in linea con la sua lunga tradizione di buoni uffici”, ha scritto Cassis.

In un comunicato stampa del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) si legge che la Svizzera ha anche “facilitato il relativo trasferimento di fondi congelati dalla Corea del Sud all’Iran”, e che questi “possono essere utilizzati solo per scopi umanitari”. Secondo i media, l’accordo prevedeva il trasferimento di 6 miliardi di dollari (5,3 miliardi di franchi svizzeri) di denaro iraniano da conti sudcoreani riservati a conti riservati in Qatar. Questi conti in Qatar controlleranno il denaro per garantire che venga speso per beni umanitari e non per articoli soggetti a sanzioni statunitensi.

Il comunicato stampa del DFAE afferma che la Svizzera ha svolto un “ruolo importante” nel processo di scambio “fornendo i suoi buoni uffici su richiesta di tutte le parti coinvolte”.

Cosa sono i buoni uffici svizzeri?

La diplomazia svizzera ha una lunga tradizione nel cercare di parlare con tutte le parti “per costruire la fiducia”. “L’obiettivo dei buoni uffici è quello di risolvere le differenze e i conflitti tra i Paesi e all’interno di essi con mezzi politici”, spiega il DFAE. “Il semplice tentativo di mantenere aperti i canali di comunicazione è spesso cruciale per evitare che le controversie si aggravino”

La Confederazione detiene in particolare una serie di mandati in qualità di potenza protettrice, in cui rappresenta gli interessi dei Paesi che hanno interrotto le relazioni diplomatiche tra loro. La Svizzera, tradizionalmente considerata neutrale, detiene attualmente quattro di questi mandati: rappresenta gli interessi degli Stati Uniti in Iran (dal 1980), della Russia in Georgia, della Georgia in Russia, dell’Iran in Egitto e dell’Iran in Canada.

Il mandato di una potenza protettrice implica solitamente l’assunzione di alcuni compiti consolari di uno Stato, come il rilascio di visti. Il Paese incaricato può anche facilitare i negoziati diplomatici.

La Svizzera ha aiutato in altri scambi di prigionieri?

Non è la prima volta che la Svizzera contribuisce allo scambio di prigionieri, anche tra Stati Uniti e Iran. Nel 2019 ha facilitato lo scambio di Xiyue Wang, un sino-americano detenuto da tre anni in Iran, e Massoud Soleimani, detenuto negli Stati Uniti, ricevendo i ringraziamenti dell’ex presidente statunitense Donald Trump.

I cinque prigionieri liberati dall’Iran lunedì scorso hanno fatto ritorno negli Stati Uniti il giorno successivo. Tra questi ci sono i cittadini statunitensi-iraniani Siamak Namazi ed Emad Sharqi, entrambi uomini d’affari, e Morad Tahbaz, un ambientalista che possiede anche la cittadinanza britannica. I cinque sono stati rilasciati dopo anni di detenzione in Iran con accuse, a detta degli Stati Uniti, prive di fondamento e finalizzate a fare leva sulla politica.

In cambio sono stati rilasciati cinque iraniani detenuti nelle carceri americane principalmente con l’accusa di aver violato le sanzioni statunitensi. Dei cinque, tre hanno scelto di non tornare nel proprio Paese.

Che relazione ha la Svizzera con l’Iran?

La Svizzera ha adottato le sanzioni dell’ONU e dell’Unione europea (UE) contro l’Iran, imposte per le attività nucleari e le violazioni dei diritti umani del Paese. Tra queste, il divieto di esportazione di armi, beni nucleari e apparecchiature di sorveglianza. Ha inoltre congelato i beni finanziari di alcuni iraniani legati al Governo e al Corpo delle Guardie rivoluzionarie iraniane. La Confederazione ha subito pressioni per adottare le più severe sanzioni imposte da Bruxelles a seguito della repressione dell’opposizione da parte del regime islamico dopo la morte di Mahsa Amini, avvenuta lo scorso anno. Tuttavia, non l’ha ancora fatto.

Il Dipartimento federale degli affari esteri affermaCollegamento esterno che, oltre ai vari poteri di tutela legati all’Iran, le relazioni bilaterali tra i due Paesi “si concentrano sulla politica di pace e di sicurezza, sui diritti umani, sull’economia, sulla scienza, sullo sviluppo sostenibile e sulla migrazione”.

Nel 2020, i buoni uffici svizzeri hanno anche contribuito alla creazione di un canale di aiuti umanitari per l’Iran che permette alle aziende con sede in SvizzeraCollegamento esterno di inviarvi medicinali e altri beni vitali nonostante le sanzioni statunitensi.

Quale futuro per il ruolo svizzero di potenza protettrice?

Alla fine del 2019, l’ex segretaria di Stato per gli Affari esteri Pascale Baeriswyl (ora ambasciatrice di Berna all’ONU) ha dichiarato a SWI swissinfo.ch che i poteri di protezione della Svizzera sono quasi raddoppiati negli ultimi anni, passando da quattro a sette. Baeriswyl ha dichiarato: “Vengono da noi e ci chiedono di fare da mediatori”, vedendo in questo un segno di tempi difficili, perché “ci sono molte zone calde nel mondo in cui i Paesi stanno iniziando a declassare le loro relazioni bilaterali”.

Il mondo non è certo in condizioni migliori, ma il numero dei mandati di protezione elvetici è sceso di nuovo a quattro. Nel caso della controversia tra Venezuela e Stati Uniti, Washington ha accettato un mandato svizzero nel 2019, ma Caracas non lo ha mai approvato. Quest’anno la Confederazione ha perso due mandati di protezione per l’Arabia Saudita in Iran e viceversa, dopo un riavvicinamento tra questi due Paesi facilitato dalla Cina. Anche l’Oman e l’Iraq sono stati coinvolti, lasciando la Svizzera in disparte.

Diversi Paesi hanno ignorato i buoni uffici svizzeri in più occasione di recente. Nel marzo 2022, la Confederazione ha cercato di organizzare colloqui tra Ucraina e Russia. Kiev, tuttavia, non era interessata e Mosca ha preferito la Turchia, dove alla fine si è svolto l’incontro. Quando la Svizzera si è offerta di assumere mandati di potenza protettrice per l’Ucraina e la Russia, la Russia ha nuovamente rifiutato l’offerta. Mosca sostiene che la Confederazione non è più neutrale dopo aver imposto sanzioni alla Russia per la guerra in Ucraina, in linea con l’UE.

Il Ministro degli esteri elvetico Cassis è intervenuto più volte nelle discussioni sulla neutralità della Svizzera sostenendo che il Paese ha un ruolo speciale da svolgere a livello internazionale. “Il ruolo di diplomazia, quale costruttrice di ponti, è quello in cui possiamo offrire un valore aggiunto a tutti gli altri Paesi”, ha dichiarato Cassis all’emittente pubblica svizzera SRF nel febbraio di quest’anno.

Per il momento, tuttavia, sta perdendo terreno nella sua veste di mediatrice. Se la Russia riuscirà a espandere ulteriormente la sua influenza in Georgia, anche i mandati elvetici per questi Paesi potrebbero concludersi nel medio termine.

Traduzione dall’inglese: Sara Ibrahim

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