Nel mondo intero le infermiere salgono sulle barricate
Dopo mesi di duro lavoro per contenere l'impatto del coronavirus, le infermiere di tutto il mondo chiedono condizioni di lavoro migliori. Anche in Svizzera sono previste mobilitazioni, mentre il Parlamento è riluttante ad apportare miglioramenti duraturi alla situazione del personale infermieristico.
Negli Stati Uniti, in Nuova Zelanda, Francia, Perù e Zimbabwe, le infermiere sono in sciopero per chiedere condizioni di lavoro migliori. La pandemia di coronavirus ha messo in evidenza le difficoltà quotidiane degli operatori sanitari, spesso confrontati a un’insufficienza di personale, mal pagati e poco riconosciuti. La situazione estrema vissuta dagli infermieri negli ultimi mesi dà nuovo slancio alle rivendicazioni sul tavolo da decenni.
Anche in Svizzera il movimento sta prendendo piede: associazioni e sindacati si uniscono per formare un’alleanzaCollegamento esterno tra le professioni sanitarie. Una settimana di proteste è prevista per la fine di ottobre, seguita da un’azione davanti al Palazzo federale a Berna il 31 ottobre.
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La timida reazione del Parlamento
Il Parlamento sta attualmente discutendo l’iniziativaCollegamento esterno popolare “Per un’assistenza infermieristica forte”, che l’Associazione svizzera delle infermiere e degli infermieri (ASICollegamento esterno) ha presentato nel 2017. I rappresentanti eletti chiedono ai cittadini di respingerla, ma propongono un contro-progetto indiretto che mira a raggiungere alcuni degli obiettivi dell’iniziativa: sostenere la formazione e dare maggiori competenze al personale infermieristico.
Le due camere del Parlamento stanno attualmente discutendo i dettagli di questa controproposta, in particolare l’obbligo per i cantoni di fornire assistenza finanziaria ai giovani in formazione o il rimborso da parte dell’assicurazione di base delle prestazioni fornite autonomamente dal personale infermieristico.
L’ASI si rammarica, tuttavia, che il progetto del Parlamento non preveda misure per garantire un organico in linea con le esigenze e per migliorare le condizioni di lavoro, anche se il 46% delle infermiere sta abbandonando la professione, secondo uno studioCollegamento esterno dell’Osservatorio svizzero della salute. Si tratta del tasso più alto tra i professionisti del settore.
La Svizzera sta andando bene, eppure
Infatti, se da un lato la Svizzera presenta cifre rallegranti nel confronto internazionale, con una delle più alte percentuali di infermiere e di neodiplomate per abitante, dall’altro alcuni indicatori sono preoccupanti. Secondo l’ultimo panorama della saluteCollegamento esterno dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), pubblicato nel 2019, la retribuzione delle infermiere rispetto al salario medio svizzero è tra le più basse dei Paesi OCSE.
E la Svizzera si colloca al secondo posto tra gli Stati che fanno maggior ricorso a infermiere formate all’estero, con una quota del 25%. L’Ufficio federale di statistica (USTCollegamento esterno) rivela inoltre che il 36% delle infermiere ospedaliere non è di nazionalità svizzera: il 13% è tedesco, il 12% francese e il 3% italiano.
Questa dipendenza dai professionisti stranieri, in particolare dai frontalieri, è stata evidenziata durante la pandemia: quando gli Stati hanno chiuso le frontiere per limitare la contaminazione, la Svizzera ha dovuto negoziare con i suoi vicini per consentire la circolazione del personale sanitario e garantire il funzionamento delle sue istituzioni.
Questa situazione continua con la nuova epidemia di coronavirus e le quarantene imposte quando si entra in Svizzera da una regione a rischio: il governo ha messo alcuni dipartimenti francesi nella lista rossa, ma ha chiarito che sono previste eccezioni per le zone di confine.
Situazione tesa sul terreno
Uno studio internazionaleCollegamento esterno condotto nel 2012 mostra che gli infermieri svizzeri sono piuttosto soddisfatti del loro ambiente di lavoro rispetto ad altri Paesi europei e soffrono di una minore stanchezza mentale. Tuttavia, un sondaggioCollegamento esterno sul personale infermieristico svizzero commissionato dal sindacato Unia alla fine del 2019 ha rivelato che il 90% degli infermieri intervistati ritiene di lavorare sotto pressione e l’87% pensa di non avere abbastanza tempo da dedicare ai pazienti. La maggioranza afferma di dover lavorare a turni senza poter rispettare i periodi di riposo e di non avere abbastanza tempo per la famiglia e il tempo libero.
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Le testimonianze raccolte durante la nostra inchiesta sulla vita quotidiana degli infermieri in Svizzera confermano lo stress, il lavoro eccessivo e la mancanza di tempo da dedicare ai pazienti. Denunciano anche la pressione della gerarchia e la mancanza di considerazione del personale infermieristico.
“Per garantire una buona assistenza infermieristica in futuro, è necessario disporre di personale sufficiente e di buone condizioni quadro”, insiste la presidente dell’ASI, Sophie Ley. Un’offensiva di allenamento non sarà sufficiente se quasi la metà di loro lascerà la professione”.
Traduzione dal francese: Andrea Tognina
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