Questione giurassiana, quando una minoranza è libera di fare una secessione
Un po’ ovunque nel mondo, i movimenti separatisti si scontrano con il potere centrale dello Stato. Ma in Svizzera, il Giura ha potuto separarsi pacificamente e democraticamente dal Canton Berna. Questo perché la Svizzera non è costruita come gli altri Paesi, spiega il politologo Andreas Gross.
La Svizzera è costruita dal basso verso l’alto: i comuni formano i Cantoni e i Cantoni formano lo Stato federale. Questa architettura lascia alle regioni le loro specificità e dà loro la libertà necessaria perché un Paese che parla quattro lingue possa restare unito. Ha anche permesso una secessione senza guerra e senza che nessuno perdesse la faccia.
Come hanno fatto i giurassiani in Svizzera ad ottenere quello che gli scozzesi nel Regno Unito, i fiamminghi in Belgio o i catalani in Spagna non hanno avuto? Nell’articolo che state per leggere, l’esperto di democrazia Andreas Gross, fine conoscitore del Giura, pone la questione nella sua prospettiva storica e ci ricorda che altrove le minoranze sono dominate dall’alto verso il basso.
I popoli come bottino di guerra
Poco più di 100 anni fa, la maggior parte dei popoli europei era governata non da Stati ma da imperi. Tutte le guerre che sono state combattute nel corso dei secoli tra questi imperi mutevoli hanno cambiato costantemente le appartenenze dei vari popoli. Perché i popoli facevano parte del bottino di guerra del vincitore. Quando lo zar di tutte le Russie vince, reclama una parte della Polonia. Quando la Prussia vince, gli alsaziani cambiano nazionalità.
Questo è quello che è successo al Congresso di Vienna nel 1815, dopo la sconfitta di Napoleone contro le potenze della “Santa Alleanza” – Russia, Gran Bretagna, Austria e Prussia. I vincitori si dividono i territori conquistati dall’imperatore francese durante le sue campagne di guerra. La Lombardia e Venezia tornarono sotto il controllo degli Asburgo, la Danimarca passa dalla Norvegia alla Svezia.
2114 sì contro 1740 no: domenica i votanti della cittadina hanno deciso con una chiara maggioranza di lasciare il canton Berna e diventare parte del canton Giura. La partecipazione al voto è stata dell’88%, un valore inusualmente alto per una votazione in Svizzera.
I vincitori filo-giurassiani hanno festeggiato il risultato scandendo slogan come “Moutier bernese, ma più!”
“Oggi ha vinto la democrazia”, ha detto Valentin Zuber, responsabile per il dossier Giura nel municipio di Moutier. Il risultato è abbastanza chiaro per risolvere la questione giurassiana “in modo democratico ed elegante”.
Dopo l’annullamento della votazione del 2017 a causa della propaganda illecita delle autorità e di altre irregolarità, la votazione di domenica è stata sorvegliata da 18 funzionari dell’Ufficio federale di giustizia.
I controllori hanno confermato lo svolgimento corretto del voto. Il conteggio dei voti è stato trasmesso dal vivo sul canale YouTube del comune.
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Le decisioni prese a Vienna riguardano anche l’organizzazione territoriale della Confederazione elvetica: il Giura, parte della diocesi di Basilea, viene ceduto al Cantone Berna. Questo apparentemente per risarcire Berna dalla perdita dei suoi vecchi baliaggi di Vaud e Argovia da poco liberati da Napoleone.
Ma la ragione decisiva fu piuttosto il desiderio degli imperi europei di porre un vicino forte alla frontiera della Francia, per limitare fin dall’inizio ogni possibile desiderio di espansione da parte di certi francesi.
Il trasferimento sotto Berna scuote centinaia di migliaia di abitanti, ma a nessuno viene chiesto se vuole cambiare o da quale parte vuole stare. Per esempio, Ajoie e la signoria della Birseck, con la loro capitale Porrentruy, avrebbero preferito formare un proprio cantone nella Confederazione. Anche una parte della popolazione di Bienne avrebbe voluto creare un Cantone insieme alla valle di St-Imier e alla piccola città di La Neuveville.
Diritto all’autodeterminazione e democrazia
Ma all’epoca la libertà e il diritto dei popoli all’autodeterminazione erano idee nuove e rivoluzionarie, il cui presunto promotore, Napoleone, era stato appena sconfitto con le armi. Quindi i bisogni della gente e delle regioni interessate contano poco. Gli interessi della dominazione imperiale vengono prima di tutto.
Le cose cominciano a cambiare 100 anni fa. Questa volta siamo alla Conferenza di Versailles, e tra i vincitori della Prima guerra mondiale che disegneranno la mappa dell’Europa post-imperiale, c’è il presidente americano Woodrow Wilson, un promotore della democrazia e del diritto dei popoli all’autodeterminazione.
Wilson pensa a “nazioni storiche” come i polacchi, i cechi, gli slovacchi, i belgi e gli italiani. Ben consapevole del carattere multinazionale della maggior parte degli Stati, il presidente americano pensa soprattutto all'”autodeterminazione democratica”.
Dai vecchi imperi sorgono dei nuovi “Stati nazionali” come la Repubblica di Cecoslovacchia e il Regno di Jugoslavia. Ma restano organizzati e governati nel vecchio stile monarchico-autocratico. Questo significa che un popolo, di solito quello di maggioranza, domina e gli altri, come minoranze, si sentono discriminati, oppressi, amputati.
Nessun diritto alla secessione
Dopo la Seconda guerra mondiale e con l’inizio del processo di decolonizzazione, il diritto all’autodeterminazione diventa un valore fondamentale nella Carta delle nuove Nazioni Unite. Questo significa che tutti gli Stati del mondo si impegnano a osservare e rispettare il diritto dei popoli all’autodeterminazione. Diventa così un diritto umano.
I giurassiani sono stati fortunati nella loro sfortuna.
Ma poiché il diritto internazionale esistente protegge anche “l’integrità territoriale degli Stati” e il mondo non è ancora riuscito a mettersi d’accordo sul concetto di “popolo” o “nazione”, non esiste un “diritto dei popoli alla secessione”.
Di conseguenza, il carattere multinazionale di molti Stati nazionali porta, e continua a portare, a tensioni e conflitti a volte anche molto accesi che possono anche degenerare in guerra civile. Basti pensare ai curdi in Siria, Turchia o Iraq, al Kashmir in Pakistan o al Tibet in Cina.
Il federalismo, un colpo di fortuna
I giurassiani sono stati fortunati nella loro sfortuna. Molto presto – per i più sensibili tra loro già a partire dal 1830 – hanno vissuto il loro trasferimento sotto Berna deciso dal Congresso di Vienna come un’ingiustizia, una disgrazia. Ma la loro fortuna è che Berna diventa presto un Cantone in uno Stato molto federale. Nel 1848, la Svizzera è diventata la prima democrazia durevole in Europa.
La Confederazione è chiaramente federalista. I suoi Cantoni si consideravano come associazioni autonome di comuni che a loro volta si sentono più o meno autonomi. È così che la Svizzera è stata costruita dal basso: i comuni si sono uniti per formare i Cantoni, che a loro volta si sono uniti per formare il primo Stato federale d’Europa, in cui i cantoni rivendicano per loro stessi il termine “Stato” e l’autonomia ad esso associata.
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«La solidarietà nasce quando tutti partecipano alla ricerca di una soluzione»
Nessuno tra catalani, scozzesi, transilvani ungheresi in Romania, irlandesi del Nord, corsi ha avuto questa fortuna: tutti si sono trovati in Stati unitari, modellati sulle vecchie monarchie, le cui costituzioni centraliste non lasciavano spazio all’autonomia regionale o all’autodeterminazione.
Nel 1950, i giurassiani si organizzano e fanno il primo decisivo passo: il governo del Cantone di Berna accetta una richiesta del “Comitato di Moutier per la difesa dei diritti e degli interessi del Giura”, che si era formato tre anni prima. La costituzione cantonale bernese viene modificata per riconoscere il popolo giurassiano come una “nazione” all’interno del cantone. Si afferma anche che lo stemma del Giura e la lingua francese devono essere rispettati.
L’autonomia: sì, ma fino a dove?
Nell’ottobre del 1950, la maggioranza dei cittadini maschi del cantone di Berna (le donne avrebbero ottenuto il diritto di voto solo 21 anni dopo) accetta questa modifica costituzionale. Il voto legittima la richiesta di un certo grado di autonomia per il popolo giurassiano. Ma fino a che punto può arrivare?
È qui che i giurassiani hanno una doppia fortuna. Perché Berna non è solo una parte autonoma di uno Stato federale, che riconosce l’idea di autonomia; Berna è anche un Cantone che è stato un pioniere della democrazia diretta. Ciò significa che a Berna, come in tutti gli altri Cantoni, i cittadini possono elaborare proposte di modifiche costituzionali.
1957, sulla via della secessione
Il movimento separatista Rassemblement Jurassien (RJ), che succede al Comitato di Moutier, utilizza lui stesso questo diritto democratico. Nel settembre 1957, lancia un’iniziativa popolare cantonale sulla questione della creazione di un Cantone separato per il popolo giurassiano.
Moutier è chiamata alle urne il 28 marzo per decidere, per la nona volta in 71 anni, se vuole unirsi al Giura o rimanere fedele a Berna.
L’idea è respinta non solo da una netta maggioranza dei cittadini del Canton Berna, ma anche in quattro dei sette distretti della regione giurassiana. Anche se meno chiaramente, questi distretti rifiutano di lanciarsi nell’avventura di creare un nuovo Cantone. Solo i distretti prevalentemente cattolici di Porrentruy, Franches-Montagnes e Delémont, i più a nord, votano per la secessione.
Il Giura si confronta per la prima volta con la sua divisione politica, o più precisamente con la sua diversità in miniatura. E questa divisione sarà confermata in tutte le votazioni popolari che seguiranno fino al 2013. Perché non tutti gli abitanti del Giura vogliono lasciare Berna. I tre distretti protestanti del sud – Courtelary, Moutier e La Neuveville – votano sempre per rimanere sotto la bandiera dell’orso.
Il blando potere strategico di Berna
Secondo me, questo è dovuto al fatto che già tra il XII e il XVI secolo, la Repubblica di Berna considerava la Suze, la valle di St. Imier e la Birs superiore fino alla collina sopra Moutier come una specie di muro protettivo contro i “cattivi burgundi” e trattava i suoi abitanti molto generosamente.
Questo “investimento” a lungo termine ha pagato, non solo al tempo della Riforma, ma fino ai giorni nostri, con la continua fedeltà a Berna.
Tuttavia, gli abitanti del Giura non si arrendono. Attraverso varie azioni, tra cui la disobbedienza civile e persino attacchi alla proprietà, hanno indotto il governo bernese ad elaborare un piano per “una soluzione della questione giurassiana”. Un piano segnato dalle tradizioni comunali, federali e di democrazia diretta tipicamente bernesi e svizzere.
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Plebisciti a cascata
Il prezzo è chiaro ai più fin dall’inizio: la divisione interna del Giura. Nella primavera del 1970, una netta maggioranza di bernesi accetta di includere il piano nella costituzione cantonale. Parte così la famosa cascata di plebisciti a livello distrettuale e comunale, che nel 1978 ha portato alla creazione e alla delimitazione dei confini del nuovo Canton Giura.
Il 23 giugno 1974, i giurassiani con 36’802 voti contro 34’057 decidono di separarsi dal Canton Berna. Nel marzo 1975, i tre distretti del sud, che hanno votato a stragrande maggioranza no nella prima votazione, confermarono la loro volontà di rimanere nel Cantone di Berna.
Nel settembre 1975, i comuni che si trovano lungo la nuova frontiera cantonale scelgono da che parte stare: Berna o Giura. Infine, nel settembre 1978, l’82% del popolo svizzero vota a favore della creazione del 26. Cantone.
Moutier, il punto di svolta
A Moutier, antica città monastica e il più grande comune del Giura meridionale, i separatisti hanno perso di poco nel 1974. Ma negli anni ’80, l’equilibrio di potere si sposta. Da allora, i filo-giurassiani hanno sempre vinto con una risicata maggioranza nelle elezioni comunali. Tuttavia, in una votazione consultiva nel 1998, la città rifiuta di aderire al nuovo cantone.
Solo nel novembre 2013 ci sono segni di ripensamento, quando Moutier è l’unico comune del Giura meridionale a votare a favore del superamento della divisione e della creazione di un nuovo grande Canton Giura. Nel novembre 2017, in una votazione comunale, il 51,7% dei cittadini vota per aderire al Giura.
Questo farebbe di Moutier la seconda città del Cantone, dopo Delémont e prima di Porrentruy. Ma l’anno seguente, le autorità bernesi dichiarano il voto non valido, soprattutto perché una manciata di persone avrebbe preso la residenza fittizia a Moutier, falsando così il risultato del voto.
Per questo motivo, Moutier è chiamata alle urne il 28 marzo per decidere, per la nona volta in 71 anni, se vuole unirsi al Giura o rimanere fedele a Berna.
L’articolo è stato aggiornato il 29 marzo 2021 con l’aggiunta di una scheda sul risultato del voto.
(Traduction de l’allemand: Marc-André Miserez)
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