La lotta per il voto online s’intensifica e passa ora dal web
L'Organizzazione degli svizzeri all'estero (OSE) affila le armi nella battaglia sull'e-voting: di fronte ai tentativi degli oppositori di bloccarne la generalizzazione, passa alla controffensiva lanciando una petizione online che chiede questo canale di voto per la Quinta Svizzera entro il 2021.
È con un voto trionfale – 94 sì, 2 astensioni e nessun no – che il Consiglio degli svizzeri all’estero (CSECollegamento esterno), riunito oggi a Visp, in Vallese, ha dato il nullaosta al lancio della petizioneCollegamento esterno. Il cosiddetto “parlamento della Quinta Svizzera” invia così un segnale forte alla politica elvetica, ricordandole che il voto è un diritto fondamentale garantito dalla Costituzione federale, mentre di fatto, tanti svizzeri all’estero ne sono privati sistematicamente, perché risiedono in Paesi dove ricevono in ritardo il materiale di voto.
Questa violazione della Costituzione, agli occhi dell’OSE, è ormai intollerabile, dal momento che il voto elettronico consente di impedirla.
Pressione popolare sul parlamento
La richiesta di rendere accessibile il voto elettronico a tutti gli svizzeri all’estero entro il 2021 è rivolta al governo e al parlamento federali. È tuttavia soprattutto su quest’ultimo che l’OSE mira a mettere la pressione popolare tramite la petizione.
In base alle conclusioniCollegamento esterno del Gruppo di esperti sul voto elettronico, che lo giudicano affidabile e sicuro, il governo ha infatti già avviato il processo legislativo per introdurlo come normale canale di voto, al pari del tradizionale voto alle urne e quello per posta.
In parlamento, invece, negli ultimi tempi da più parti sono stati sollevati dubbi sulla sicurezza del voto online e presentate richieste di bloccarlo. Due proposte in questa direzione saranno esaminate dal Consiglio nazionale (Camera del popolo) nella prossima sessione d’autunno.
La più radicale è l’iniziativa parlamentareCollegamento esterno del deputato dell’Unione democratica di centro (UDC) Franz Grüter che vuole sospendere il voto elettronico per almeno quattro anni. Il testo teoricamente ammette un’eccezione per l’e-voting per i votanti all’estero. Ma l’OSE obietta che in realtà la moratoria segnerebbe la fine del voto online tout-court, poiché i cantoni non farebbero investimenti così important solo per il loro corpo elettorale residente all’estero.
Dimissioni copresidente Intergruppo parlamentare
La commissione preparatoria del Consiglio nazionale ha respinto la proposta di Franz Grüter, così come quellaCollegamento esterno del Verde Balthasar Glättli di garantire che la conformità di tutte le fasi di esecuzione delle votazioni ed elezioni online possa essere verificata da ogni votante, “senza particolari conoscenze tecniche”. Il risultato alla Camera non è però scontato.
Inoltre, Franz Grüter minaccia il lancio di un’iniziativa popolare che chiede il divieto dell’e-voting, se il parlamento rifiuterà la sua proposta. In tale prospettiva, ha avviato una consultazione onlineCollegamento esterno per preparare il testo dell’iniziativa.
Nel corso della seduta del CSE a Visp, è peraltro stato annunciato che Franz Grüter ha anche deciso di dimettersi dalla copresidenza dell’Intergruppo parlamentare Svizzeri all’estero, proprio perché i suoi obiettivi in materia di voto online divergono da quelli dell’IntergruppoCollegamento esterno.
L’OSE mira a raccogliere diecimila firme in tre mesi. La petizione con le sottoscrizioni sarebbe poi consegnata alla Cancelleria federale il 30 novembre, ossia durante la sessione invernale del parlamento svizzero.
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Affrontare i problemi con le casse malattia
L’assicurazione malattie è un’altra dolorosa spina nel fianco degli svizzeri all’estero che oggi ha tenuto banco alla seduta del CSE. Con il voto elettronico, l’AVS e i conti bancari, costituisce una delle “quattro eterne questioni che riguardano gli Svizzeri all’estero”, ha osservato l’ex parlamentare e ambasciatore in pensione Tim Guldimann.
La direttrice dell’OSE Sarah Mastantuoni ha indicato che un sondaggio condotto fra gli svizzeri all’estero ha confermato che il problema principale è il fatto che, per legge, il diritto di affiliazione all’assicurazione di base cessa dal momento che si lascia il domicilio in Svizzera. D’altra parte, le alternative esistenti sono confuse, complicate e costose. Le assicurazioni private impongono inoltre severe restrizioni.
17mila franchi per la cassa malattia
Sarah Mastantuoni ha illustrato il caso di un malato cronico che paga 17’000 franchi all’anno per i premi di assicurazione sanitaria.
Ma cosa fare? Il CSE intende ora effettuare uno studio approfondito, corredato di cifre, per elaborare un catalogo di proposte di miglioramento, per poi poter adottare misure a livello politico.
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