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La Quinta Svizzera non teme i giudici stranieri

membri del Consiglio degli svizzeri all estero mentre votano.
Il risultato del voto del Consiglio degli svizzeri all'estero è apparso scontato sin dalle prime battute della discussione. Adrian Moser/ASO

Con una maggioranza nettissima, il "parlamento della Quinta Svizzera" ha deciso oggi di raccomandare il no all'iniziativa promossa dalla destra conservatrice denominata "Per l'autodeterminazione", sulla quale il popolo svizzero voterà il 25 novembre.

Il verdetto è chiarissimo: 78 voti contrari, 2 a favore e 12 astensioni. Riunito venerdì a Visp, nella parte di lingua tedesca del canton Vallese, il Consiglio degli Svizzeri all’estero (CSECollegamento esterno) ha bocciato l’iniziativa “Il diritto svizzero anziché giudici stranieri (Iniziativa per l’autodeterminazione)Collegamento esterno“. Il testo mira a far prevalere sistematicamente il diritto svizzero su quello derivante dai trattati internazionali.

Il voto è stato preceduto da un dibattito contraddittorio tra due membri eletti del Consiglio nazionale (Camera del popolo svizzera): l’UDC Manfred Bühler e il socialista Carlo Sommaruga, con i quali hanno potuto dibattere anche i membri del CSE.

“Pochissimi casi”

Vantando i valori di indipendenza e sovranità della Svizzera, il rappresentante dell’UDC ha continuato a minimizzare la portata del testo su cui i cittadini svizzeri voteranno tra poco più di tre mesi. Secondo Manfred Bühler, in caso di accettazione dell’iniziativa, i casi di conflitto tra il diritto svizzero e il diritto internazionale saranno rarissimi e la situazione giuridica sarà più chiara.

L’UDC, come noto, attaccherà direttamente l’accordo sulla libera circolazione con l’UE con un’altra iniziativa, per la quale il partito ha annunciato di aver già raccolto più firme delle centomila necessarie. Per quanto riguarda la Convenzione europea dei diritti dell’uomo (CEDU), Manfred Bühler ha affermato di non volerla denunciare, così come di non avere alcuna intenzione rimettere in discussione la partecipazione della Svizzera al Consiglio d’Europa.

Alla gloria dei trattati

Dichiarazione che non ha per nulla convinto Carlo Sommaruga. Secondo il parlamentare socialista, è proprio la CEDU ad essere nel mirino dell’UDC. Perché in caso di conflitto, la Svizzera non potrà chiedere l’adattamento di un testo firmato da tutti gli Stati del continente. L’unica via d’uscita sarà quindi quella di denunciarlo.

Sommaruga ha ricordato che la CEDU riguarda direttamente anche gli svizzeri all’estero, la cui situazione è peraltro essenzialmente disciplinata da convenzioni internazionali. Di fronte a questa iniziativa che l’UDC sostiene da sola, contro il governo, la maggioranza del parlamento, dei datori di lavoro e dei sindacati, il deputato socialista ha ricordato che la neutralità svizzera risale al Congresso di Vienna del 1815, e come tale, è dovuta… a un trattato internazionale.

In seno al CSE – che si percepiva ostile all’iniziativa sin dall’inizio – le argomentazioni di Sommaruga hanno prevalso tra i partecipanti alla seduta. Resta da vedere quali argomenti faranno breccia tra il popolo svizzero il 25 novembre.

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(Traduzione dal francese: Sonia Fenazzi)

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