App di tracciamento dei contatti: valide alleate contro la pandemia?
Con la seconda ondata di coronavirus alle porte, le autorità svizzere e internazionali insistono sull’importanza dell’utilizzo del tracciamento digitale per mitigare la propagazione del virus.
“La situazione è seria, molto seria”: sono le parole del ministro della sanità Alain Berset, all’incontro tra il governo federale e i vertici cantonali, tenutosi a Berna il 15 ottobre, per analizzare l’evoluzione della crisi sanitaria. Dal 5 ottobre si è infatti registrato un aumento vertiginoso dei contagi da Covid-19 in Svizzera e venerdì le nuove infezioni hanno superato la soglia di 3100 nel giro di 24 ore.
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Di fronte alla necessità di agire tempestivamente, l’esecutivo elvetico si è riunito d’urgenza domenica 18 ottobre e ha deciso di rafforzare varie misure a livello nazionale. Fra le nuove disposizioni, la mascherina di protezione dal 19 ottobre è obbligatoria in tutti i luoghi chiusi accessibili al pubblico in tutta la Confederazione, nonché nelle stazioni, alle fermate dei tram e degli autobus e negli aeroporti.
In questo contesto appare chiaro che il coronavirus impone il rispetto meticoloso di tutte le misure di contenimento. Tra queste, il tracciamento digitale dei contatti è ritenuto uno strumento essenziale nella lotta contro il virus. La presidente della Confederazione Simonetta Sommaruga e Alain Berset lo hanno sottolineato nuovamente giovedì scorso, invitando la popolazione a scaricare e utilizzare l’app SwissCovid, una soluzione che ha suscitato polemiche, preoccupazioni e sospetti di un flop, come altre sue omologhe applicazioni nel resto d’Europa.
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SwissCovid, un successo o un fiasco?
SwissCovid app: bilancio e novità
Finora, l’applicazione è stata scaricata da circa 2 milioni e mezzo di persone. Siamo ancora lontani dal 60% di utilizzatori ritenuto da alcuni studiosi indispensabile per garantire l’efficacia del tracciamento, ma qual è il bilancio a qualche mese dal lancio?
“Abbiamo le prove che l’app funziona”, afferma Sang-il Kim, capo della divisione Trasformazione digitale presso l’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP), spiegando che da giugno più di 100 persone hanno dichiarato di essersi sottoposte al test, in seguito risultato positivo, grazie all’utilizzo dell’app.
Negli ultimi tempi, inoltre, SwissCovid ha registrato un aumento esponenziale di notifiche a cui sono seguite le chiamate alle hotline dedicate, un numero che è raddoppiato in solo una settimana. “Dai nostri indicatori, sappiamo che la settimana scorsa circa 300 persone sono state allertate dall’app, mentre questa settimana il numero è salito a più di 600 persone. La crescita del virus è esponenziale e la situazione sta diventando drammatica”, avverte Sang-il Kim, aggiungendo che una nuova campagna promozionale verrà lanciata a breve per sensibilizzare ancor più la popolazione sull’importanza di avvalersi di questo strumento di tracciamento.
Oltre a ciò, il Politecnico federale di Losanna (EPFL) sta lavorando su una nuova app, che utilizza un QR code per tracciare la presenza di gruppi di persone in luoghi come ristoranti, bar, feste private e inviare notifiche individuali nel caso in cui si abbia condiviso lo spazio con una persona infetta. Come per SwissCovid, anche questo sistema, chiamato CrowdNotifierCollegamento esterno (notificatore della folla), si basa su un protocollo decentralizzato e rispettoso della privacy, ma l’obiettivo in questo caso è quello di utilizzare il QR code per inviare notifiche in forma anonima a tutte le persone che sono state in presenza di un infetto, e non solo a chi si è trovato a meno di un metro e mezzo di distanza per almeno 15 minuti.
“Con questa app, vogliamo proporre un protocollo crittografico che permetta di comunicare in maniera estremamente efficace con l’autorità pubblica e con tutte le persone presenti a un dato evento, garantendo allo stesso tempo il rispetto della sfera privata degli utenti”, dichiara a swissinfo.ch Edouard Bugnion, vicepresidente dei sistemi informatici presso l’EPFL e membro della Task-force Covid-19 della Confederazione. Una soluzione che, insieme all’app di tracciamento, mira a rinforzare le strategie di contenimento del virus, mitigandone gli effetti. “Ma rimane comunque la combinazione di differenti misure il cocktail che dà i risultati migliori”, aggiunge Bugnion.
Nessuna formula magica
Contro il virus non esiste nessuna formula magica, dunque, ma le autorità, in Svizzera e all’estero, insistono sulla triade gesti barriera-tracciamento dei contatti-quarantena per contenere la propagazione. A questo proposito, i “vicini di casa” della Svizzera si sono espressi in maniera chiara proprio di recente. Il 14 ottobre, il presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron ha ammesso pubblicamente durante un’intervista seguita da più di venti milioni di telespettatori che l’app StopCovid non ha funzionato e che verrà sostituita a partire dal 22 ottobre da una nuova versione chiamata “Tous anti-Covid” (Tutti contro il Covid). Se, da una parte, Emmanuel Macron ha messo in luce l’insuccesso dell’app francese rispetto ai sistemi sviluppati dai vicini britannici e tedeschi, dall’altra il presidente ha anche sottolineato che “nessuno ha saputo farne un vero strumento di allerta”, riferendosi al numero di notifiche che rimangono bassi in tutta Europa.
Di fronte all’aumento dei casi, anche il Premier italiano Giuseppe Conte ha ribadito l’importanza del tracciamento digitale nella filiera delle misure di contrasto del virus. “L’app facilita il contact tracing e pur essendo facoltativa è sicuramente un obbligo morale contribuire a partecipare a questo programma”, aveva affermato all’inizio di ottobre durante il lancio di una campagna per promuovere la diffusione dell’app Immuni.
Efficacia già sotto il 60%
“L’app non ci salva dalla pandemia, ma a differenza del contact-tracing manuale è un sistema più veloce di allerta e controllo, ed è meno costoso e intrusivo della privacy. È quindi un atto di responsabilità e di senso civico scaricarla”, ha dichiarato in esclusiva a swissinfo.ch Ciro Cattuto, coordinatore del sottogruppo “Tecnologie per governare l’emergenza” all’interno della task-force istitutita dal Ministero dell’innovazione italiano.
Cattuto ha anche citato uno studioCollegamento esterno pubblicato dai “colleghi svizzeri” – in cui compaiono i nomi ormai noti di Marcel Salathé e Carmela Troncoso – che dimostra come il tracciamento digitale cominci a dare i suoi frutti già al di sotto del 60% di utilizzo e che la sua efficacia si avvicini a quella del metodo manuale. “Questo prova che le app, se ben integrate nei sistemi sanitari nazionali come nel caso svizzero, hanno un’efficacia incrementale rispetto al loro utilizzo. La soglia del 60% è stato un errore di interpretazione di uno studio pubblicato dalla Oxford University”, sottolinea Cattuto.
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Privacy dei dati, chiave delle app di tracciamento
Dialoghi tra app
In questa babele di sistemi, regole, soglie e raccomandazioni, un punto fondamentale manca ancora all’appello: l’interoperabilità tra le varie soluzioni. La Commissione Europea si è mossa in questa direzione già a maggio, pubblicando le linee guida per le app europee di tracciamento dei contattiCollegamento esterno, un lavoro coordinato da un network di stati membri chiamato “eHealth Network”. Il 14 settembre, sono cominciati i test sul servizio di gateway europeo predisposto per garantire il dialogo tra app. A questa prima fase, hanno partecipato paesi come la Repubblica Ceca, la Danimarca, la Germania, l’Irlanda, l’Italia e la Lettonia.
L’Italia ha già annunciato che il 19 ottobre l’app Immuni comincia a dialogare con le soluzioni sviluppate in Irlanda e Germania attraverso il gateway europeo. “È stato un processo molto interessante quello che ci ha portato a questo punto”, sostiene Paolo de Rosa, Chief Technology Officer in Italia presso il Dipartimento per la trasformazione digitale. De Rosa ha sottolineato il grande merito dell’eHealth Network nel permettere il confronto costruttivo tra diversi sistemi in tutta Europa. “Ognuno ha potuto imparare dai propri errori e affrontare i problemi comuni in modo più strutturato, anche nei confronti dei due produttori dei sistemi operativi Google e Apple”, aggiunge de Rosa.
E la Svizzera? “Siamo a qualche settimana dalla soluzione”, afferma Edouard Bugnion, spiegando come la Confederazione stia lavorando attivamente con 12 paesi europei su una soluzione di interoperabilità. Ciò che manca, sostiene Bugnion, è un accordo politico bilaterale o multilaterale per chiarire la questione del perimetro dei confini tra paesi. Una questione che forse si inserisce nel quadro più ampio della difficile negoziazione dell’accordo istituzionale quadro tra la Svizzera e l’Unione Europea. Resta invece fuori la Francia, che ha optato per una soluzione centralizzata incompatibile con gli altri sistemi.
Nel Regno Unito, le app di tracciamento disponibili sono tre. NHS COVID-19 per l’Inghilterra e il Galles, Protect Scotland app per la Scozia e StopCOVID NI per l’Irlanda del Nord. In totale, le app sono state scaricate più di 16 milioni di volte.
In Italia l’app Immuni è stata scaricata più di 8 milioni e settecentomila volte. Le notifiche inviate ammontano a più di 10 mila e gli utenti positivi a 567. Un numero, quest’ultimo, ritenuto troppo basso, forse per un problema di mancato caricamento dei dati sanitari nella piattaforma di notifica dell’app da parte di alcune agenzie sanitarie regionali. È interessante notare come in Italia ci sia stato un incremento significativo di download nelle ultime due settimane, un fenomeno che per il momento invece non è stato riscontrato in Svizzera.
In Germania, Corona Warn-App è stata scaricata circa 19 milioni di volte. Dalla metà di giugno alla settimana scorsa, in totale 9249 risultati positivi hanno condiviso il dato dell’infezione con l’app.
In Francia, StoCovid è stata scaricata solo 2 milioni e cinquecentomila volte circa. Secondo le ultime stime, dal lancio ad oggi ha allertato un totale di 493 persone. La nuova app per la Francia “Tous anti-Covid” permetterà di generare una sorta di “meteo” del coronavirus e includerà delle informazioni generali, individuali e locali, dando la possibilità di generare un QR code per il tracciamento in luoghi come i ristoranti. Non è stato ancora chiarito, però, se il sistema continuerà a essere centralizzato o se si opterà per la decentralizzazione.
Secondo uno studio pubblicato da Amnesty InternationalCollegamento esterno a metà giugno, i sistemi di contact-tracing più pericolosi e intrusivi della privacy sono quelli sviluppati in Bahrein, Kuwait e Norvegia. Dopo questo report, la Norvegia ha sospeso il suo programma di tracciamento digitale e sta attualmente lavorando su una nuova soluzione decentralizzata basata sui sistemi operativi di Google e Apple.
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