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Cura dimagrante per l’esercito

Meno effettivi e obbligo di risparmiare nel futuro dell'esercito svizzero Keystone/Gaetan Bally

Il ministro della difesa voleva un esercito forte. I suoi colleghi di governo hanno invece deciso che conterà soltanto 80'000 militari e non dovrà spendere più di 4,4 miliardi di franchi.

Il Consiglio federale ha licenziato il primo ottobre il Rapporto sull’esercito 2010. Il testo non tiene conto delle richieste di Ueli Maurer che avrebbe voluto un esercito più forte. Il Dipartimento della difesa (DDPS) dovrà presentare entro un anno misure di risparmio per garantire che il limite di spesa non venga superato.

Secondo il governo, il rapporto completa la discussione sulla politica di sicurezza e lancia il dibattito riguardo alla struttura e i compiti dell’esercito della seconda metà di questo decennio. Il futuro effettivo dell’esercito – si legge in un comunicato – è stato deciso tenendo conto delle minacce e dei pericoli che questo deve affrontare, precisa un comunicato.

Degli 80’000 soldati previsti dal modello contenuto nel rapporto, 22’000 dovranno occuparsi della difesa, 35’000 saranno impegnati in missioni di appoggio alle autorità civili, 22’000 si occuperanno delle prestazioni dette di “base” e altri 1000 di operazioni all’estero.

Un budget, una sfida

Il limite di spesa di 4,4 miliardi di franchi è una grande sfida per l’esercito, ha dichiarato il ministro della difesa Ueli Maurer. Questa cifra corrisponde al budget attuale, ma in realtà l’esercito avrebbe bisogno di 5,5 miliardi.

Il rapporto indica diverse possibilità di risparmio: ad esempio le formazioni destinate all’appoggio a favore delle autorità civili non potranno avere un equipaggiamento completo, non saranno risanati tutti gli immobili, dovranno essere ridotti gli effettivi dell’esercito o i giorni di servizio.

Maurer ha avvertito che sarà necessario procedere a tagli e rinunce e saranno cancellati numerosi posti di lavoro al DDPS e nell’esercito. Alcuni siti dovranno essere chiusi e non potranno essere acquistati diversi sistemi di armamento.

Dal canto suo, il campo dell’esercito André Blattmann ha precisato che per ridurre i giorni di servizio dovrà essere accorciata la scuola reclute o diminuito il numero dei corsi di ripetizione.

Quanto agli aerei da combattimento Tiger, il DDPS e il Dipartimento delle finanze stanno esaminando le possibilità di finanziamento per sostituire parzialmente la flotta e dovranno presentare le loro proposte entro la fine del prossimo anno.

Di milizia e con obbligo di servizio

Il Consiglio federale aveva ribadito già nel Rapporto sulla politica di sicurezza che si sarebbe attenuto ai due pilastri fondamentali, vale a dire l’esercito di milizia e l’obbligo generale di prestare servizio militare.

Per il governo gli altri modelli, come ad esempio un esercito di professionisti, o fondato esclusivamente sul servizio militare obbligatorio, non sono «conformi alle realtà politiche, sociali e militari» del paese.

Un possibile incremento della quota di militari in ferma continuata rimane invece di attualità. Per il Consiglio federale questo modello presenta diversi vantaggi, ad esempio permette di aumentare la prontezza dell’esercito, di rendere più efficiente l’istruzione o di ridurre l’effettivo dell’esercito attivo. Ma vi sono anche notevoli svantaggi e stando ai primi calcoli i risparmi non sarebbero significativi.

Reazioni divergenti

Ben accolto dal Partito popolare democratico (PPD), dal Partito socialista (PS) e dal Partito borghese democratico (PBD), il rapporto sull’esercito è invece stato attaccato dall’Unione democratica di centro (UDC).

I Verdi di sono detti delusi, mentre il Partito liberale radicale (PLR) ritiene che la direzione di marcia sia quella giusta, anche se manca una base solida.

La riduzione degli effettivi e l’aumento massiccio del numero di uomini in servizio militare in ferma continuata minano il principio della milizia e l’obbligo generale di servire, ha denunciato l’UDC.

Il PS si rallegra dell’aumento del numero di soldati che assolvono il servizio ininterrottamente, ha dichiarato la consigliera nazionale e membro della commissione di sicurezza, Evi Alleman. I socialisti deplorano tuttavia che 35’000 persone, ossia una parte importante dell’esercito, possano essere impiegate in appoggio alle autorità civili.

Quello lanciato a Ueli Maurer e ai suoi programmi in ambito militare è un avvertimento, sottolinea il PLR. Secondo il portavoce Philippe Miauton, il Consiglio federale avrebbe però dovuto definire prima la missione dell’esercito, invece di cominciare con lo stabilire un budget.

Secondo i Verdi, il maggior punto debole del rapporto risiede nel mantenimento del servizio militare obbligatorio, mentre già oggi un terzo delle potenziali persone soggette all’obbligo di leva non prestano più servizio, ha detto il consigliere nazionale Jo Lang.

Anche il Gruppo per una Svizzera senza asercito rimprovera al Consiglio federale di aver mantenuto il principio del servizio militare obbligatorio. Il governo, deplora il GSsE, avrebbe dovuto prendere in debita considerazione il grande interesse suscitato nella popolazione dall’iniziativa popolare per la soppressione dell’obbligo di prestare servizio militare.

Durante la Guerra fredda le forze armate assorbivano un terzo del budget federale. Con ben 700’000 mila soldati in attività, oltre il 10% della popolazione, la piccola e neutrale Svizzera contava uno degli eserciti più grandi di tutto il continente europeo.

Il 26 novembre 1989, pochi giorni dopo il crollo del muro di Berlino, un’iniziativa favorevole alla soppressione dell’esercito veniva approvata da un terzo degli svizzeri. Uno shock per la classe dirigente, che ha rimesso in discussione la politica di difesa nazionale, aprendo un dibattito interminabile.

Il primo grande progetto di riforma, Esercito 95, ha portato nella seconda metà degli anni ’90 ad una riduzione degli effettivi a 400’000 unità. Con la riforma Esercito XXI, entrata in vigore dal 2004, il loro numero è sceso a 120’000 soldati attivi e 80’000 riservisti, mentre il budget è sceso a meno di un decimo delle spese statali.

Attualmente la Confederazione spende circa 4,1 miliardi di franchi per la politica di sicurezza nazionale, di cui 3,7 miliardi per l’equipaggiamento e l’infrastruttura dell’esercito.

Il Rapporto sull’esercito 2010 fissa il numero di effettivi a 80’000 e il budget a 4,4 miliardi di franchi.

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