Trump, come ha cambiato i repubblicani – e com’è cambiata l’UDC
Dove dilaga il populismo? Dove si è perso il rispetto? Uno studio dell’Università di Göteborg fa il punto sulla situazione a livello mondiale. Negli USA, il fenomeno è particolarmente diffuso. Ma anche la Svizzera non ne è immune.
Si era levato un forte grido d’allarme: la globalizzazione verrà messa in discussione e un politico antidemocratico salirà al potere. Nel 2016, la Gran Bretagna ha detto “no” all’Unione europea. Poco dopo, Donald J. Trump è stato eletto presidente degli Stati Uniti. In seguito, c’è chi ha ammonito che dando troppo spazio alla volontà popolare si minava la democrazia rappresentativa.
Questi timori erano giustificati oppure nascono da una propensione al catastrofismo?
Confronto tra tutti i Paesi
In concomitanza con la fine del primo periodo di presidenza di Donald J. Trump, gli esperti in materia di democrazia dell’Università di Göteborg hanno presentato i risultati del progetto di ricerca “Varities of Democracy”. Si tratta di uno dei più importanti studi finora svolti al mondo in cui sono stati raccolti e analizzati i dati di 3489 partiti politici.
La ricerca voleva rispondere a due interrogativi:
- La retorica populista è diventata più forte? È possibile trovare una risposta misurabile, per esempio dove si fa una distinzione tra una élite corrotta e il popolo.
- Quanto sono diffuse le idee antidemocratiche?
La mancanza di rispetto nei confronti degli avversari politici aiuta a rispondere a questa domanda.
Qual è l’atout di questo progetto di ricerca? Si basa su osservazioni e dati che permettono di paragonare e analizzare gli sviluppi degli ultimi cinquant’anni a livello internazionale.
USA: populismo e democrazia illiberale dei repubblicani
Negli USA sono soprattutto i repubblicani a emergere nello studio. L’indice del populismo è notevolmente aumentato negli ultimi quattro anni.
Qual è la causa principale? Con il presidente Trump, la critica nei confronti delle élite che governano a livello globale è diventata una prassi comune. Inoltre, la politica migratoria del governo è cambiata ed è stata inasprita.
È una tendenza che non si riscontra tra i democratici che non hanno puntato l’attenzione sulla questione migratoria, per esempio criticando le élite politiche.
La perdita di rispetto da parte dei repubblicani è un altro indice che evidenzia la diffusione di comportamenti antidemocratici. Gli attacchi diretti contro gli avversari del presidente sono quadruplicati. Infine, si nota un’applicazione selettiva dei diritti delle minoranze.
Confrontando i vari periodi, il nuovo studio ha scoperto che questa evoluzione è iniziata già nel 2008. È stato l’anno in cui i democratici hanno vinto le elezioni presidenziali con Barack Obama. In quegli anni è nato il Tea-Party, movimento di opposizione sorto soprattutto per lottare contro l’amministrazione Obama e il progetto di riforma del sistema sanitario americano.
Durante la presidenza Trump, iniziata nel 2016, si nota che il populismo e la democrazia illiberale sono aumentati e hanno raggiunto livelli mai raggiunti in passato.
I risultati dello studio evidenziano che ci sono delle differenze tra quanto succede negli USA e i regimi autocratici, come quelli al potere in Ungheria e in Polonia. Infatti, negli Stati Uniti il pluralismo non viene messo in discussione grazie al principio “checks and balances”.
Svizzera: crescita del populismo, ma meno democrazia illiberale dell’UDC.
In riferimento alla Svizzera, i dati dello studio, analizzati per la prima volta per questo articolo, evidenziano tre aspetti:
- Le tendenze esaminante interessano di norma l’UDC.
- Il populismo in Svizzera si è fatto strada prima che in altri Paesi e in maniera più marcata.
- I comportamenti antidemocratici dell’UDC sono meno pronunciati rispetto a quanto succede tra i repubblicani.
Il populismo ha fatto la sua comparsa sulla scena politica elvetica all’inizio degli anni Novanta, un fenomeno favorito dalla volontà del Consiglio federale di aderire allo Spazio economico europeo. Il conseguente dibattito ha promosso il populismo di destra, così come lo conosciamo oggi, e ha dato inizio all’ascesa dell’UDC.
Stando agli esperti svedesi, l’UDC ha caratteristiche diverse rispetto a quelle dei repubblicani. In Svizzera è notevolmente aumentato “l’appello al popolo”. Parallelamente si nota una crescente critica nei confronti delle élite, soprattutto contro il governo e l’amministrazione federale. Come tra i repubblicani, anche tra i membri dell’Unione democratica di centro si osservano un aumento degli attacchi verbali contro gli antagonisti politici e un calo della volontà di dare la parola alle minoranze.
L’indice del populismo dei partiti PPD, PLR e dei Verdi liberali è rimasto basso. È leggermente più alto tra il PS, i Verdi e il PBD. Tuttavia, la differenza tra questi partiti e l’UDC è netta.
All’inizio del 2010, l’indice ha toccato i livelli più alti. In quel periodo, dopo l’estromissione di Christoph Blocher dal Consiglio federale, l’UDC sceglie di fare una politica di opposizione, anche contro il sistema. Dal 2015, questo atteggiamento è meno forte, anche se non cambia in maniera sostanziale. Da allora, la cultura politica è dominata da forze più moderate.
Parallelismi nella retorica
Anna Lührmann, una delle autrici dello studio, scrive che a livello globale si osserva un’evidente tendenza verso il cambiamento delle politiche della destra, anche nelle democrazie consolidate. Negli USA è un fenomeno che interessa soprattutto i repubblicani, partito che ricorda quelli della destra populista e illiberale al governo in Ungheria (Fidesz, Unione civica ungherese) o in Polonia (PiS, “Diritto e giustizia”). La ricercatrice conferma le critiche principali rivolte dagli antagonisti politici a Trump.
In Svizzera, tale fenomeno interessa l’UDC. La sua retorica populista è paragonabile a quella degli attuali repubblicani. Le idee antidemocratiche sono però meno presenti. Inoltre, il punto culminate del populismo è stato già raggiunto in Svizzera, non così negli Stati Uniti.
Cosa ci riserva il futuro?
Con la mancata rielezione di Trump si potrà magari parlare di un capitolo chiuso della storia. Se dovesse invece essere confermato per altri quattro anni alla Casa Bianca, il timore è che le tendenze antidemocratiche e la retorica populista continueranno a dilagare negli Stai Uniti.
I protagonisti dell’UDC non la vedono così. Stando al Consigliere nazionale Roger Köppel, editore del settimanale “Weltwoche”, Donald Trump è come una chemioterapia: terribile, ma necessaria. E in un twitt, Köppel si augura una vittoria dell’attuale inquilino della Casa Bianca:
“Se Trump perde, la sinistra radicale non prenderà il potere solo negli Stati Uniti. Anche in Europa e in Svizzera osserveremo un aumento del politically correct, un calo della libertà di opinione, più Stato, fake news e imposizioni”.
Traduzione di Luca Beti
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