Queste ambasciate rischiano la chiusura
Un impietoso rapporto del Controllo federale delle finanze mette in dubbio l'utilità delle piccole rappresentanze della Svizzera. Un ambasciatore è di altro avviso.
Solo? Alexander Hoffet riflette brevemente. No, non si sente solo, anche se spesso deve prendere autonomamente delle decisioni. Hoffet è ambasciatore a BratislavaCollegamento esterno ed è l’unico diplomatico in Slovacchia. Oltre a Hoffet, nell’ambasciata lavorano due collaboratori locali, un autista e una stagista svizzera. Oggi vive in un tranquillo angolo di Europa. Fino all’autunno scorso era invece console generale nella megalopoli ShanghaiCollegamento esterno. Nel consolato elvetico della città di 26 milioni di abitanti lavoravano quaranta collaboratori, di cui venti alle sue dirette dipendenze.
Alla parete dell’ufficio di Hoffet è appesa una cartina della Slovacchia. Gli spilli indicano i luoghi dove vivono i 361 cittadini svizzeri registrati presso l’ambasciata. Avrebbe voglia di visitare tutte queste località, viaggiare per il Paese, ma la sua agenda è fitta di appuntamenti: pranzi di lavoro con ministri e deputati che lo tengono impegnato nella capitale. E in questi giorni viene eletto un nuovo capo di Stato. Inoltre quest’anno la Slovacchia presiede l’OCSE. Hoffet deve partecipare a vernissage o cerimonie di consegna di premi di vario genere. «Non riesco a partecipare a tutti gli eventi a cui vengo invitato», dice Hoffet.
La rete di rappresentanze
Con 166 rappresentanze Collegamento esterno(di cui 102 ambasciate e 29 consolati), la Svizzera è ottimamente rappresentata all’estero. Svezia e Austria dispongono di solo 104, rispettivamente 96 sedi (dati 2016). Un’ambasciata rappresenta un Paese dal punto di vista politico, un consolato ha piuttosto una funzione di assistenza. La rete di rappresentanze è adeguata costantemente: nuovi Stati e capitali, cambio dei bisogni, motivi di risparmio. Dal 1990, il DFAE ha aperto 18 ambasciate e 13 consolati. Inoltre ha trasformato otto uffici in ambasciate, come quella di Pristina (2008). Nello stesso lasso di tempo sono state chiuse 2 ambasciate e 36 consolati.
Ora però viene messo in dubbio il senso del suo lavoro. Il Controllo federale delle finanzeCollegamento esterno (CDF), l’organo superiore di vigilanza finanziaria della Confederazione, ha analizzato l’utilità di 31 piccole ambasciate e rappresentanze della Svizzera. La settimana scorsa ha presentato un rapporto Collegamento esternoimpietoso. Nel testo si legge che le piccole rappresentanze generano costi annuali pari a quasi 25 milioni di franchi, con una “visione strategica carente e risultati poco visibili”.
Per esempio, “nel dossier bilaterale con l’UE, il CDF non ha trovato pressoché traccia degli effetti delle attività svolte dalle piccole rappresentanze”. “La mancanza di mezzi può portare a un senso di frustrazione – si legge più avanti – e in genere, i capimissione dinamici faticano a mettere in atto le proprie idee”.
Secondo il CDF, il DFAE deve trovare soluzioni alternative per quelle rappresentanze con “valore aggiunto esiguo”. In altre parole deve prendere in considerazione una loro chiusura e avviare la “regionalizzazione delle attività diplomatiche o nominare un ambasciatore di stanza a Berna”.
Bye-bye Los Angeles
Due piccole rappresentanze finite sotto la lente del CDF sono già state chiuse nel 2018: quelle di Los Angeles, negli USA, e di Karachi, in Pakistan. Ma il DFAE non seguirà semplicemente le indicazioni espresse nel rapporto, snellendo la rete elvetica all’estero. Nella lista delle piccole sedi rientrano, per esempio, tutte le ambasciate in Scandinavia e quelle di Dublino, Lisbona e Lussemburgo. Di sicuro la chiusura delle rappresentanze diplomatiche in queste capitali europee susciterebbe un acceso dibattito politico in Svizzera.
In linea di principio, il Dipartimento federale degli affari esteri è aperto alle critiche e condivide il punto di vista del Controllo federale delle finanze secondo cui la strategia delle piccole rappresentanze “ha raggiunto i limiti della sua funzionalità”.
Dopo gli sconvolgimenti degli anni Novanta del secolo scorso, le piccole sedi con un solo diplomatico e tre o quattro collaboratori locali hanno permesso alla Svizzera di espandere, senza investire grandi risorse, la rete di rappresentanze in Europa orientale, Asia centrale e nei Paesi emergenti. Oggi, tuttavia, l’idea “più diplomazia, stesse uscite” non è più valida. Il DFAE scrive che ci sono piccole rappresentanze che producono “effetti positivi”. Ma visto che i risultati dipendono spesso da un’unica persona, “questo modello non è più convincente”.
A Bratislava tutto è nelle mani di Hoffet. Lui vuole mettersi di buzzo buono; certo non fare baracca e burattini. Intende dimostrare ciò che la sua piccola ambasciata è in grado di smuovere. Bisogna marcare presenza, anche al di fuori della capitale. “Gli incontri con i sindaci permettono di ottenere preziose informazioni, stabilire contatti utili per l’economia”.
In questo momento l’ambasciatore sta preparando una relazione sulla politica europea della Svizzera, una relazione che intende presentare in tutta la Slovacchia. Ma può lasciare vuoto il suo ufficio? “Visite solo su appuntamento” si legge sulla targa in ottone accanto all’entrata dell’ambasciata.
Per la maggior parte dei cittadini, i consolati e le ambasciate sono prima di tutto luoghi a cui rivolgersi in caso di problemi. E non solo per i circa 750mila svizzeri all’estero. Il DFAE sottolinea il numero crescente di persone in vacanza, cifra che giustifica la fitta rete di rappresentanze. A chi dovrebbero chiedere aiuto i turisti svizzeri in Uruguay o in Guatemala, se hanno perso il loro passaporto o lo zaino?
Tuttavia va ricordato che i servizi consolari, ossia il trattamento delle domande di visto e di passaporto, non sono offerti dalle piccole rappresentanze. Se ne deve occupare l’ambasciata più vicina, spesso in un Paese confinante. Anche quella di Bratislava non ha una sezione consolare e invita quindi a rivolgersi all’ambasciata di Vienna, distante una settantina di chilometri.
Piccole ma importanti
Raccolta e diffusione di informazioni, promozione delle esportazioni, pubblicità per la Svizzera: le rappresentanze svolgono altre funzioni oltre a quelle consolari. In alcuni Stati in Africa o Asia, l’ambasciatore o il console si occupano di cooperazione allo sviluppo o promovimento della pace, dice Laurent Goetschel, professore di scienze politiche all’Università di Basilea. “Se la Svizzera intende ancora impegnarsi in questi ambiti, allora ha senso mantenere aperta una piccola sede”.
In generale, gli uffici nei luoghi remoti come Antananarivo, Bischkek o Maputo sono più utili di quanto si creda. A differenza del Lussemburgo o della Norvegia in questi Paesi è difficile trovare qualcuno che riesca a darti una mano.
Infine, la Svizzera deve assicurarsi relazioni diplomatiche con il mondo intero. Come Paese neutrale, non membro di un’alleanza, la Confederazione deve disporre di “un’ampia rete di relazioni e rappresentanze” per poter salvaguardare i propri interessi, scrive il DFAE.
E così, anche se poco produttivi, i consolati possono essere molto utili. Le piccole ambasciate negli Stati europei sono ottime basi per difendere gli interessi della Svizzera, Paese non membro dell’UE. Inoltre la chiusura di un’ambasciata non viene accettata di buon grado dallo Stato ospitante.
Il Controllo federale delle finanze si è occupato della questione da un punto di vista economico, indica Elisabeth Schneider-Schneiter, presidente della Commissione della politica estera del Consiglio nazionale. Ha ricevuto questo mandato, ma “mi sembra un po’ riduttivo valutare tutte le piccole rappresentanze unicamente sotto l’aspetto economico”.
Schneider-Schneiter ritiene che sarebbe un errore chiudere le ambasciate in Europa orientale, come quella a Bratislava. Dopo tutto la Slovacchia viene sostenuta con il contributo svizzero all’Unione europea allargata. Inoltre, tra i due Paesi è ancora viva una forte solidarietà storica, risalente all’arrivo dei rifugiati scappati in Svizzera durante la Primavera di Praga del 1968.
Anche da un punto di vista geopolitico è sbagliato girare le spalle agli Stati dell’Est. “Si rischia altrimenti di rafforzare la Russia”, sostiene Schneider-Schneiter. Sono quindi piccole ambasciate, ma dal forte significato simbolico.
Traduzione dal tedesco: Luca Beti
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