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La Svizzera segue l’esempio della Russia?

Un uomo sta imballando la celebre statua della Giustizia del centro storico di Berna.
Giustizia si appresta a fare le valigie in Svizzera? Keystone

Cos'è più importante: un trattato internazionale o il diritto nazionale? Un'iniziativa popolare vuole fare chiarezza per la Svizzera. In seno al parlamento e alla società civile incontra una grande resistenza. Nel frattempo, la Russia non ha invece esitato a lungo.


La Svizzera ha concluso più di 5000 trattati internazionali con altri Paesi. In futuro, questo diritto internazionale dovrebbe perdere il primato sul diritto nazionale svizzero, stando alla volontà dei promotori dell’iniziativa popolare “Il diritto svizzero anziché giudici stranieri (Iniziativa per l’autodeterminazioneCollegamento esterno)”.

Lanciata dall’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice), l’iniziativa popolare prevede, tra l’altro, che la Costituzione federale prevalga sul diritto internazionale e che la Svizzera non debba assumere obblighi del diritto internazionale contrari alla propria Costituzione. Nel caso in cui dei trattati internazionali esistenti fossero in contraddizione con il diritto elvetico, dovrebbero essere modificati o altrimenti abrogati (vedi finestrella).

Iniziativa per l’autodeterminazione

Il testo prevede diversi emendamenti alla Costituzione. In particolare:

  • La Costituzione svizzera diventa esplicitamente la fonte suprema del diritto svizzero.
  • La Costituzione svizzera è superiore al diritto internazionale e prevale su di esso, ad eccezione delle disposizioni imperative del diritto internazionale (ad es. divieto di tortura, schiavitù o guerre di aggressione).
  • La Svizzera non può assumere obblighi di diritto internazionale contrari alla Costituzione.
  • In caso di conflitto tra la Costituzione e il diritto internazionale, la Svizzera modifica o disdice i trattati internazionali in questione. Anche in questo caso, ad eccezione del diritto internazionale cogente, che rimane intoccabile.
  • Solo i trattati internazionali che sono stati assoggettati al referendum in Svizzera saranno determinanti per i tribunali.

Il motto dei promotori dell’iniziativa è: “Qui decidiamo noi”. In altre parole: tutto ciò che decide il popolo svizzero deve essere applicato, indipendentemente da quanto concordato con altri Paesi o da come gli organi e i giudici stranieri interpretano una norma.

Durante la corrente sessione di primavera, il parlamento svizzero esamina l’iniziativa popolare e una controproposta che prevede la seguente alternativa: ancorare nella Costituzione il principio secondo cui, una legge federale contraria a un trattato internazionale prevale su di esso se il legislatore o l’organo costituzionale ha deliberatamente voluto derogare al diritto internazionale (la cosiddetta “prassi Schubert”). Questa regola non si applica alle violazioni dei diritti umani.

Il parlamento deciderà se sottoporre l’iniziativa al voto popolare con o senza controproposta. La prima Camera a pronunciarsi sarà il Consiglio degli Stati (Camera dei cantoni) il 13 marzo.

Forti resistenze

La società civile ha reagito con una levata di scudi contro l’iniziativa e la proposta alternativa. Professori universitari, Caritas, Amnesty International, Economiesuisse, Operation Libero: l’elenco degli oppositori continua ad allungarsi. Nel 2014 è stata perfino lanciata la vasta campagna “Fattore di protezione D”, con il preciso scopo di impedire l’adozione dell’iniziativa popolare “per l’autodeterminazione”. Un’ampia alleanza di oppositori che vanno dalla sinistra ai partiti borghesi, ritiene che i promotori dell’iniziativa abbiano l’obiettivo di denunciare la Convenzione europea dei diritti umani (CEDU). Ciò che danneggerebbe l’immagine della Svizzera, osservano.

Anche il governo federale raccomanda al parlamento, con toni allarmati, di respingere l’iniziativa senza controprogetto. Nel messaggio alle Camere, l’esecutivo scrive che non può sostenere né i principi né le soluzioni proposte dall’iniziativa. Ragione per cui non occorre nemmeno alcun controprogetto, diretto o indiretto.

La maggioranza della commissione degli affari giuridici della Camera dei cantoni ha seguito questa argomentazione. Una clausola di risoluzione dei conflitti nella Costituzione federale non libererebbe la Svizzera dai suoi vincoli con gli impegni internazionali, scrive la commissione. Perciò, ritiene inutile una controproposta in tal senso.

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La Svizzera è (ancora) un’allieva modello

Mentre in Svizzera si dibatte ancora appassionatamente, la Russia ha tagliato corto: nel 2015 la Corte costituzionale russa ha stabilito che il diritto internazionale non prevale sul diritto nazionale.

Occorre sapere che la Russia perde regolarmente delle cause presso la CEDU. E questo costa caro al paese, costretto a pagare dei risarcimenti. La Russia non sta attualmente cercando di denunciare la CEDU: Mosca ignora semplicemente le sentenze della Corte di Strasburgo.

Una simile strategia sarebbe impensabile per la disciplinata Svizzera. Finora ha sempre attuato fedelmente le decisioni della CEDU, conformemente ai suoi doveri, indipendentemente dalle reazioni di indignazione che alcune sentenze dei giudici di Strasburgo hanno provocato nella Confederazione.

Potete contattare l’autrice dell’articolo @SibillaBondolfi su FacebookCollegamento esterno o TwitterCollegamento esterno.

(Traduzione dal tedesco: Sonia Fenazzi)

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