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Il diritto popolare più radicale è in letargo

Pierre Maudet
Ultima tappa del diritto di revoca di un Cantone svizzero: Pierre Maudet non ha voluto dimettersi da membro del Governo cantonale di Ginevra nonostante una causa contro di lui per accettazione di vantaggi. Nel 2021 non è stato rieletto e in seguito il popolo ha anche approvato l'introduzione di un meccanismo per la destituzione dei membri del Consiglio di Stato. Keystone / SDA

In sette Cantoni, l'elettorato può revocare il mandato alle autorità. Questo strumento democratico è soprattutto una valvola di sfogo e viene usato molto meno del diritto d'iniziativa e di referendum.

La Svizzera doveva essere scossa da “una rivoluzione permanente” ed essere retta da “un’anarchia organizzata”. Era quanto temeva il Consiglio costituzionale di Berna nel 1846. Una paura nata dalla proposta da parte dei radicali di introdurre il diritto di revoca in Gran Consiglio. 8’000 aventi diritto di voto dovevano poter proporre lo scioglimento del Parlamento e indire nuove elezioni del legislativo. Se fosse stato raggiunto il quorum necessario, l’ultima parola sarebbe spettata al popolo.

Attualmente, sette Cantoni contemplano il diritto di revoca nella loro Costituzione. Contrariamente al timore dei contrari, questo diritto popolare non ha portato a una “rivoluzione permanente”. Anzi, dalla sua introduzione non è mai uscito dall’ombra di altri due diritti popolari: quello d’iniziativa e quello di referendum.

Già nell’antica Roma, il popolo poteva eleggere i rappresentanti politici e revocarne (anticipatamente) il mandato. In America, alcuni comuni nelle vecchie colonie inglesi introducono il diritto di revoca nel XVII secolo. Ma è solo durante l’Illuminismo e la Rivoluzione francese che vengono gettate le basi teoriche di questo diritto. Nel 1792, la Convenzione nazionale a Parigi vota a favore di una legge che dà la possibilità agli elettori di revocare il mandato ai loro deputati. Tale legge non è però mai entrata in vigore.

Molti Stati conoscono un diritto di revoca, un cosiddetto recall. Ad esempio, in alcuni Stati americani, il governatore o la governatrice, singoli giudici o parlamentari possono essere rimossi prematuramente dal loro incarico. Anche in Giappone si conosce questo strumento democratico a livello comunale, mentre in alcuni Paesi del Sudamerica anche il presidente può essere obbligato a lasciare la sua carica.

Per inciso, il “recall” o il diritto di revoca non va confuso con la sospensione dall’incarico di un magistrato. Il primo strumento è una decisione politica da parte dell’elettorato e di regola interessa l’intero consesso e non può essere contestato legalmente. La procedura di impeachment è invece una decisione giuridica presa dal Parlamento contro persone singole che godono dell’immunità.

Governo, Parlamento o tutte le autorità?

In Svizzera, è nel Canton Vaud che si parla per la prima volta del diritto di revoca. È il 1845, siamo nel periodo della Rigenerazione e il Cantone sta riscrivendo la propria Costituzione. Un anno più tardi, il diritto popolare viene introdotto nel Canton Berna. Seguono poi i Cantoni di Argovia, Sciaffusa (nel 1852), Basilea-Campagna (1863), Turgovia, Lucerna, Soletta (1869), Ticino (1892) e Uri (1915). Nel 2021, Ginevra si aggiunge alla lista.

A differenza degli strumenti di democrazia diretta, il diritto di revoca non è stato rivendicato dai movimenti democratici, bensì da varie correnti politiche. A Berna è stata una richiesta dei radicali, a Soletta e Uri la proposta è venuta invece dai liberali.

Bisogna ricordare che ci sono differenze sostanziali tra i Cantoni. Se nel Canton Ticino è possibile revocare il mandato solo ai membri del Governo, a Berna, Sciaffusa, Turgovia e Soletta è possibile rimuovere anche i deputati del Parlamento (legislativo). Nel Canton Uri, questa misura tocca tutte le autorità elette.

Anche per quanto riguarda le firme richieste, ogni Cantone ha fissato quorum diversi. Ad esempio, a Berna si devono raccogliere 3’000 firme, mentre nel Canton Turgovia sono addirittura 20’000, ad Uri ne sono richieste 600, a Sciaffusa 1’000, ossia lo stesso numero di firme necessario per un referendum facoltativo (in Turgovia si hanno sei mesi a disposizione, mentre in Ticino le 15’000 firme vanno raccolte entro 60 giorni).

Sciaffusa: dal 1852, 1’000 aventi diritto di voto possono chiedere la revoca del Gran Consiglio (parlamento) o del Consiglio di Stato (Governo). Nel 2000 è stata chiesta la revoca del Governo dopo che aveva approvato l’acquisto di un immobile a un prezzo troppo elevato. Il popolo ha però respinto chiaramente la revoca del mandato all’esecutivo.

Turgovia: dal 1869, 20’000 aventi diritto di voto possono chiedere la revoca del Gran Consiglio e del Consiglio di Stato.

Soletta: dal 1869, 6’000 aventi diritto di voto possono chiedere la revoca del Gran Consiglio e del Consiglio di Stato.

Berna: dal 1886, 30’000 aventi diritto di voto possono chiedere il rinnovo generale del Gran Consiglio e del Consiglio di Stato.

Ticino: dal 1892, 15’000 aventi diritto di voto possono chiedere la revoca del Gran Consiglio e del Consiglio di Stato.

Uri: dal 1915, 600 aventi diritto di voto possono chiedere la revoca delle autorità.

Ginevra: dal 2021, il 75 per cento del Parlamento cantonale e la maggioranza dell’elettorato può revocare il mandato di un membro del Governo.

In Ticino, il diritto di revoca può essere applicato al più presto un anno dopo l’elezione e al più tardi un anno prima della prossima elezione. Uri e Ticino sono gli unici Cantoni che applicano il diritto di revoca anche a livello comunale.

Questo diritto popolare è stato usato solo in rarissime occasioni. Non si può dire la stessa cosa per il diritto di referendum e d’iniziativa. Solo le autorità di Berna (1), Argovia (1) e Sciaffusa (1) hanno rischiato di essere destituite. E solo una volta, nel 1862, il Parlamento del Canton Argovia è stato rimosso a causa di un acceso dibattito intorno all’emancipazione degli ebrei.

A differenza di altri Paesi, in Svizzera non è possibile destituire un singolo membro di un’autorità, bensì va rimosso l’intero consesso. Una caratteristica che poggia sul principio tipicamente elvetico della collegialità e della rappresentanza proporzionale in Parlamento. In altri Stati, come negli USA, i titolari e le titolari di una carica politica sono invece chiamati a rispondere singolarmente dei propri errori. Solo Ginevra conosce un sistema analogo dove popolo e parlamento possono rimuovere un unico membro del Governo.

È la conseguenza del “caso Maudet”, uno dei maggiori scandali politici degli ultimi anni in Svizzera. La procura di Ginevra lo ha accusato di aver approfittato della sua carica, accettando l’invito della casa reale degli Emirati Arabi a un viaggio gratuito con la famiglia ad Abu Dhabi. Maudet ha sempre negato tutte le accuse. Il 10 febbraio 2022, la Corte d’appello del Canton Ginevra ha comunicato di aver assolto in seconda istanza l’ex consigliere di Stato. La procura ha annunciato di voler ricorrere al Tribunale federale. Nonostante la pressione politica e mediatica, Maudet non ha mai rassegnato le dimissioni. Solo nel marzo 2021 ha dovuto lasciare il Governo dopo aver mancato la rielezione.

Anche a livello federale si conosce una specie di diritto di revoca. Se un’iniziativa per la revisione totale della Costituzione federale viene approvata alle urne, ciò comporta automaticamente lo scioglimento e la rielezione dell’Assemblea federale. Finora, questa proposta è stata lanciata una sola volta da parte dei frontisti e dei giovani conservatori. L’iniziativa è stata chiaramente respinta alle urne nel 1937.

Doppia valvola

Stando all’esperto di diritto Alfred Kölz, deceduto nel 2003, il diritto di revoca è il “diritto popolare meno conosciuto e nel contempo più spettacolare”. Ed è proprio la sua spettacolarità ad essere all’origine del suo impiego con il contagocce. Infatti, il diritto di revoca può essere considerato come una “valvola”, una funzione che si conosce già nella democrazia diretta in Svizzera. L’esecutivo e il legislativo possono già essere controllati grazie al diritto di iniziativa e referendum. Se decidono “male”, per ribaltare il decreto è più logico fare capo a questi due diritti che a quello di revoca del Parlamento o del Governo (soprattutto perché la decisione non viene cambiata con la destituzione del legislativo o dell’esecutivo).

Ciò non significa che il diritto di revoca non sia utile. In una democrazia diretta, le situazioni in cui impiegarlo sono però più rare che in sistemi dove Governo e Parlamento hanno maggior potere.

Questo articolo è stato pubblicato la prima volta il 23 novembre 2018 sul blog Napoleons NightmareCollegamento esterno. Swissinfo.ch ha aggiornato il testo.

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