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Ginevra vuole limitare i suoi alunni frontalieri

I bambini degli svizzeri che vivono in Francia e lavorano in Svizzera non potranno più seguire le scuole a Ginevra. Keystone

Il cantone non vuole più applicare la deroga che permette ai figli di frontalieri ginevrini di essere scolarizzati in Svizzera: devono andare a scuola dove risiede la loro famiglia. La misura riguarda circa 1'500 allievi che vivono in Francia.

Si può abitare in un posto e mandare i figli a scuola oltrefrontiera o in un altro cantone. Un fatto comune a Ginevra, cantone che confina con la Francia, dove molti ragazzi che abitano appunto in Francia seguono la scuola dall’altra parte della frontiera.

La controversia dura da molti anni. Il Consiglio di Stato (governo) l’ha risolta in maniera restrittiva: “Possono essere ammessi all’insegnamento primario ginevrino, nel limite dei posti disponibili (…), gli alunni che abitano nella vicina Francia dei quali almeno un genitore è assoggettato all’imposta sul reddito a Ginevra”.

Questa misura sarà applicata dall’anno scolastico 2019/2020 per regolamentare le iscrizioni agli istituti scolastici ginevrini (ciclo primario e d’orientamento, fino a 15 anni). Concretamente, saranno accettati solo i bambini che hanno già cominciato le scuole a Ginevra prima di traslocare, così come i loro fratelli e sorelle.

Risparmiare 3,4 milioni all’anno

Il taglio deciso dall’esecutivo ginevrino è contenuto nel piano finanziario quadriennale. Consentirà risparmi per 3,4 milioni a Ginevra, mentre i comuni francesi dovranno accogliere un maggior numero di piccoli ginevrini.


“l cantone ha però preso questa decisione senza neppure informarci. È scandaloso. Sono davvero arrabbiato”.
Antoine Vieillard, sindaco di Saint-Julien

A Troinex, il 19,5% dei bambini scolarizzati abita in Francia. La proporzione è del 12,14% a Bardonnex. Alla fine del 2016 la scuola primaria e il ciclo d’orientamento del cantone Ginevra accoglievano 1’502 allievi residenti in Francia. Cifre in costante aumento. Alcuni genitori frontalieri hanno scelto la Svizzera per questioni pratiche, in particolare gli spostamenti, ma anche la qualità dell’insegnamento, giudicata migliore dopo l’età di 15 anni.

La mancanza di posto nelle scuole ginevrine non è però la sola ragione avanzata da François Longchamp. Secondo il presidente del governo ginevrino, la regola vuole che un bambino vada a scuola dove vive e dove ha dei legami. Un ginevrino non può iscrivere suo figlio dove gli pare, per pura comodità.

Reazioni nella vicina Francia

In Francia, questo nuovo orientamento delle autorità ginevrine non fa di certo piacere. A Saint-Julien-en-Genevois, comune di frontiera di 15’000 abitanti, il provvedimento riguarda un centinaio di bambini. “Se i genitori desiderano scolarizzare i loro figli a Saint-Julien, accoglieremo la richiesta, per noi è un obbligo. Il cantone ha però preso questa decisione senza neppure informarci. È scandaloso. Sono davvero arrabbiato”, afferma Antoine Vieillard.

Per il sindaco di Saint-Julien la decisione è ancor più sorprendente poiché si tratta di figli di famiglie che pagano la maggior parte delle imposte a Ginevra.

Berna e Parigi hanno firmato un accordo nel 1973 che autorizza il cantone a tassare alla fonte i frontalieri che lavorano a Ginevra, contro un ristorno del 3.5% dei salari lordi ai comuni francesi di frontiera.

Là dove i bambini vivono

Di principio, i bambini devono andare a scuola nel comune nel quale risiedono. La stessa regola si applica a Ginevra e in Francia. Ginevra, però, ha cominciato ad autorizzare la scolarizzazione di alunni di altri cantoni e l’eccezione è quasi diventata la regola, con la creazione di classi lungo le strade per Ginevra, dove i genitori si sono abituati a lasciare la loro prole nel tragitto casa-lavoro. 

Paolo Lupo
Presidente dell’associazione Ginevrini senza frontiere e candidato alle elezioni cantonale ginevrine in programma nell’aprile 2018, Paolo Lupo ritiene che i frontalieri svizzeri che vivono in Francia siano considerati cittadini di serie B. Aïda Magic Noël

“La decisione presa dal Consiglio di Stato riguarderà soltanto i nuovi allievi”, cerca di rassicurare il consigliere di Stato François Longchamps. “Nessun bambino sarà cacciato dalla scuola. Vogliamo soltanto privilegiare la prossimità”.  Alcuni genitori ginevrini preferirebbero anche che i loro figli potessero seguire un apprendistato in Svizzera, formazione meglio riconosciuta che in Francia. Altri si dichiarano pronti a mentire sul loro domicilio.

“Sono scioccata. È una decisione spiacevole e ingiusta”, reagisce Anne-Marie von Arx. La deputata democristiana nel parlamento cantonale spera di far cambiare idea ad Anne Emery-Torracinta, la ministra a capo dell’Istruzione. “La misura penalizza le famiglie che non hanno i mezzi per abitare in Svizzera. Questo finto risparmio non ha alcuna giustificazione. È una mossa politica della consigliera di Stato socialista in piena campagna elettorale”.

Ginevrini senza frontiere

“La Costituzione federale garantisce l’istruzione di base e gratuita. È un diritto fondamentale”, sottolinea da parte sua Paolo Lupo, presidente dell’associazioni Ginevrini senza frontiere, che ha lanciato una petizione online per denunciare la decisione delle autorità ginevrine.

Paolo Lupo ritiene che i frontalieri svizzeri che abitano in Francia siano considerati come dei cittadini di serie b, allorquando pagano tutte le loro imposte e tutti i contributi sociali nel cantone, contrariamente al regime applicato ai pendolari vodesi. “Ginevra offre più prestazioni e diritti ai titolari di permesso “L” (dimoranti temporanei) e persino agli irregolari, piuttosto che ai connazionali che si sono stabiliti in Francia”, critica Lupo.

Il presidente dell’associazione Ginevrini senza Frontiere chiede una più giusta ripartizione delle imposte alla fonte dei frontalieri svizzeri di Francia, sotto forma di un contributo specifico ai comuni che ricevono gli allievi frontalieri, perché si possano adattare le infrastrutture scolastiche.

Traduzione dal francese di Rino Scarcelli

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