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Dopo Monti, il rischio di un’impasse

Considerato inizialmente come il salvatore dell'Italia, l'ex premier Mario Monti si ritrova oggi ad affrontare le elezioni politiche in una posizione di svantaggio. Gli italiani proprio non hanno digerito la cura d'austerità imposta dal professore. AFP

Ancora una volta le elezioni politiche in Italia rischiano di trasformarsi in un voto pro o contro Berlusconi. Chiunque sia il vincitore dovrà comunque cercare nuove alleanze, col rischio di una paralisi politica. E al nuovo governo spetterà il compito di uscire dalla recessione e ripulire la classe politica.

«Il nuovo governo si trova a dover gestire una situazione estremamente difficile. Se sul piano finanziario l’ex premier Mario Monti è riuscito a riconquistare la fiducia dei mercati, l’economia reale non ha dato finora alcun segno di ripresa. Al contrario, siamo in piena recessione: sempre più aziende vanno in fallimento e oltre il 30 per cento dei giovani in Italia è senza lavoro. Un dato allarmante», constata Marina Cattaruzza, storica all’università di Berna e di origine italiana.

Gli osservatori sono unanimi nell’affermare che dopo oltre un anno di governo tecnico, l’Italia ha ritrovato credibilità all’estero. Tuttavia, l’ex commissario europeo non ha saputo dare una svolta radicale alla politica italiana, commenta dal canto suo il politologo svizzero Hanspeter Kriesi, che da settembre lavora all’Istituto universitario europeo (EUI) di Firenze. «Le riforme adottate hanno avuto un impatto più simbolico che reale. Il governo ha cercato di ridurre il deficit pubblico aumentando le imposte, ma non è riuscito a tagliare le spese e si è rivelato impotente di fronte ai privilegi di cui godono certe categorie, rappresentanti politici in primis». Senza contare la riforma della legge elettorale, fallita ancora prima di cominciare.

Considerato inizialmente come il salvatore dell’Italia, elogiato dai mercati e dai leader europei, Mario Monti si ritrova oggi ad affrontare le elezioni politiche in una posizione di svantaggio. Gli italiani proprio non hanno digerito la cura d’austerità imposta dal professore: imposta sulla prima casa, aumento del prezzo della benzina e dell’Iva, riforma del lavoro e tutta una serie di altre misure che hanno provocato il malcontento popolare.

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Risanare la politica

Al paese servono prima di tutto riforme strutturali in campo politico, concordano Marina Cattaruzza e Hanspeter Kriesi. «In Italia c’è una cultura legalista stupefacente. Il numero di leggi supera quello di paesi analoghi come Francia o Germania, ma queste non vengono applicate e la corruzione è dilagante», fa notare il politologo.

La classe politica è stata l’unica a non subire i contraccolpi della cura d’austerità, rincalza Marina Cattaruzza. «I suoi privilegi sono rimasti intatti. Ciò ha provocato grande insoddisfazione nell’elettorato e spiega la disaffezione nei confronti della politica». Il nuovo governo è dunque chiamato a intervenire su questo fronte: «Dovrebbe ridurre il numero di rappresentanti politici a tutti i livelli, tagliare stipendi e privilegi vari, e aumentare la trasparenza. Poi dovrebbe finalmente affrontare il problema delle lobby, che sono all’origine della paralisi politica del paese».

Una soluzione a questi problemi strutturali non è però in vista, sottolinea amara Marina Cattaruzza, in quanto nessuna forza politica sembra avere l’intenzione di prendere il toro per le corna. Fa probabilmente eccezione il MoVimento 5 stelle, capitanato dal comico Beppe Grillo, e terza forza politica del paese, davanti a Monti. «Molti elettori sceglieranno questa lista non tanto perché convinti dal programma, che sotto molti aspetti è contradditorio e populista, ma perché Grillo rappresenta l’antipolitica. È un voto di protesta: comprensibile, ma preoccupante. Grillo è l’unico a non essere compromesso con la classe politica ed è quello che punta maggiormente il dito contro i costi dell’apparato statale. Un tema caro all’elettorato».

Hanspeter Kriesi

In Italia c’è una cultura legalista stupefacente. Ma le leggi non vengono applicate e la corruzione è dilagante

Una sinistra in vantaggio, ma divisa

Stando agli ultimi sondaggi, la coalizione di centro-sinistra guidata da Pierluigi Bersani potrebbe vincere le elezioni, senza però ottenere la maggioranza al Senato. Per poter governare, la sinistra dovrà dunque cercare nuove alleanze. L’ipotesi più probabile è quella di un ticket Bersani-Monti: senza dubbio anomalo, ma ipotizzabile «se prevarrà il senso di responsabilità», afferma Marina Cattaruzza. «Altri scenari implicherebbero una maggiore destabilizzazione del quadro politico».

Difficile però immaginare come la sinistra potrà conciliare la propria anima sociale con la linea intransigente di Mario Monti a favore dell’austerità, senza tradire il proprio elettorato ed evitare al contempo una paralisi politica. Anche perché, sottolinea Marina Cattaruzza, la coalizione di Bersani «è divisa al suo interno, non essendo riuscita a presentarsi come forza riformista tagliando il cordone ombelicale con i comunisti».

I dadi non sono comunque ancora tratti. Anche se un exploit del Cavaliere sembra improbabile, lo scarto tra la coalizione di destra e quella di centro-sinistra si è ridotto sensibilmente nelle ultime settimane. Alla Camera potrebbero inoltre irrompere, oltre ai seguaci di Monti, anche la sinistra radicale e i cosiddetti “grillini”, stravolgendo l’immagine del bipolarismo politico italiano.

Marina Cattaruzza

Silvio Berlusconi non deve essere considerato come la causa della crisi, ma come un sintomo

L’ascendente Berlusconi

Le elezioni politiche del 24 e 25 febbraio rischiano però, una volta di più, di tradursi in un voto pro o anti Berlusconi. Data per moribonda ancora a inizio dicembre, la destra è riuscita a risalire la china e sfiora la barra psicologica del 30 per cento. Come si spiega questo ritorno di fiamma?

Per Marina Cattaruzza, «l’attaccamento degli italiani a Berlusconi è sintomo di una crisi politica che dura ormai dalla fine degli anni Ottanta. Dopo Mani pulite, il quadro politico italiano non è stato ricostruito. Berlusconi ha sfruttato questo vuoto e continua a farlo anche oggi. In altre parole, non dobbiamo considerarlo come la causa della crisi, ma come un sintomo».

A differenza dei suoi avversari, Berlusconi ha un importante asso nella manica, sottolineano ancora i due esperti. «È un grande comunicatore, un uomo fatto per le campagne elettorali ad alto profilo mediatico», spiega Hanspeter Kriesi. Di fatto il cavaliere ha saputo cavalcare, a modo suo, il sentimento di insofferenza che serpeggia nel paese. Ha promesso di rimborsare l’Imu ai cittadini e di creare 4 milioni di impieghi per i giovani, senza però fornire soluzioni credibili. Le sue proposte, ritenute «demagogiche e irresponsabili» dai nostri interlocutori, hanno però avuto un effetto immediato: la sua popolarità è cresciuta e la borsa è andata in fibrillazione. L’Europa teme un suo ritorno. E i suoi avversari si sono lasciati prendere dal gioco della demagogia. Quanto a Silvio Berlusconi, sembra essere riuscito nuovamente a sorprendere chi pensava che il suo nome appartenesse ormai al passato.

Repubblica parlamentare dal 1947, l’Italia è divisa in 20 regioni (15 a statuto ordinario, 5 autonome), dotate ciascuna di un consiglio regionale e di una giunta.

Il parlamento è composto da una Camera dei deputati (630 membri eletti a suffragio universale per 5 anni) e un Senato (315 membri eletti a suffragio universale per 5 anni, ai quali si aggiungono i senatori a vita).
 
Il presidente della Repubblica è eletto per 7 anni dal parlamento e da 58 delegati regionali. Dal 2006 questa carica è ricoperta da Giorgio Napolitano.
 
Al presidente spetta la nomina del primo ministro, il vero dominus del sistema politico italiano.
 
Non appena nominato il premier propone al presidente della Repubblica le nomine dei singoli ministri assieme ai quali andrà a formare il Consiglio dei ministri.
 
Il governo dipende dalla fiducia di entrambi i rami del parlamento e ha la facoltà di emettere decreti di legge che devono comunque essere confermati dal parlamento entro 60 giorni.

A fine 2012, erano 294’359 i cittadini italiani residenti in Svizzera; mezzo milione circa se si contano anche coloro che hanno la doppia nazionalità.

Con una proporzione del 16,1 per cento, sono la comunità straniera più importante del paese, davanti a tedeschi (285’379, 15,6%) e portoghesi (238’432, 13,1%).

Gli italiani residenti in Svizzera con diritto di voto nel loro paese sono più di 400mila.

Nel 2006, in occasione delle ultime elezioni legislative, gli italiani all’estero hanno avuto per la prima volta la possibilità di eleggere i loro parlamentari. Dalla Svizzera votarono in 160 mila, una delle partecipazioni più alte tra gli italiani nel mondo.

Agli italiani all’estero sono riservati 18 seggi in parlamento, sui 945 totali. Alle elezioni politiche di febbraio 2013, sono una oltre una ventina i candidati italiani residenti in Svizzera in corsa nella Circoscrizione estero.

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