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Errori politici, Quinta Svizzera più indulgente

Specchio in Parlamento
La percezione di quel che accade in Parlamento varia a seconda da dove si osserva. Keystone / Peter Klaunzer

In Svizzera, la popolazione dubita che le personalità politiche debbano render conto dei propri errori. Non la pensano così però svizzere e svizzeri residenti all'estero: la grande maggioranza di loro si fida del sistema di controllo svizzero, mostra uno studio della SSR. Urs Bieri, direttore dell'indagine, spiega le ragioni di questa differenza.  

Chiunque commetta errori deve risponderne. La mente della maggior parte della gente, fin dall’infanzia, è impregnata di questo principio, considerato importante in vari aspetti della vita: le amicizie, le relazioni, il lavoro. Numerose persone dubitano tuttavia che il principio si applichi alla politica. L’idea che eletti ed elette possano fare quel che vogliono è molto diffusa.

In Svizzera, la fiducia nelle istituzioni è elevata nel confronto internazionaleCollegamento esterno. Dal sondaggio d’opinione “Come sta la Svizzera?”, realizzato dall’istituto gfs.bern su mandato della Società svizzera di radiotelevisione (SSR), emerge però che meno della metà (45%) delle persone interpellate pensa che le politiche e i politici svizzeri debbano render conto dei propri errori.

Si tratta di un’opinione in netto contrasto con quella di svizzere e svizzeri all’estero. Quasi quattro persone su cinque (77%) di chi vive al di fuori della Confederazione sono convinte che i controlli funzionino nella patria d’origine e che anche le personalità politiche siano sorvegliate da vicino.

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Ci si può quindi chiedere se la Quinta Svizzera guardi al proprio Paese d’origine con occhi diversi, più indulgenti. Il politologo Urs Bieri, che ha diretto il sondaggio d’opinione, è di quest’idea. “Ciò che resta in mente è soprattutto ciò che è bello”, sottolinea. “È un fenomeno noto della psicologia: gli aspetti difficili vengono spesso dimenticati con la distanza”.

Tutto è meglio con il senno di poi

Un fenomeno che molti di coloro che hanno già cambiato lavoro o messo fine a una relazione possono capire bene: molte cose sembrano migliori con il senno di poi. Gli umori del superiore non così mutevoli, dopotutto. Gli infiniti monologhi dell’ex erano adorabili, ripensandoci. Potrebbe esserci qualche analogia con la situazione di svizzeri e svizzere all’estero.

Oltretutto, le persone espatriate devono adattarsi a una nuova società, diversa da quella del Paese d’origine. “Quando si emigra, si è confrontati con nuove sfide”, dice Bieri.

Chi si trasferisce all’estero deve mantenere il sangue freddo per affrontare alcune formalità, stabilire nuove relazioni, immergersi in una nuova cultura. “I problemi che vi davano fastidio in Svizzera tutt’a un tratto non sembrano così gravi”, sostiene il ricercatore.

Questa indulgenza si può estendere anche al sistema politico svizzero se lo si confronta con quello del Paese di residenza. “Se il federalismo, il sistema di milizia e la ricerca di compromessi sono più vicini ai propri bisogni che il sistema del nuovo Paese, questo può condurre a una maggiore indulgenza nei confronti della classe politica svizzera”, spiega Bieri.

Il politologo sottolinea che questo non significa necessariamente un giudizio di valori sul sistema del nuovo Paese di residenza. Gran parte degli svizzeri e delle svizzere all’estero vive in democrazie funzionanti.

Una comprensione diversa

Ciononostante, le esperienze fatte nel Paese di residenza possono essere difficili. La comprensione di ciò che è un pessimo comportamento è diversa se, ad esempio, si è vissuto nel Regno Unito durante la pandemia e si è visto da vicino l’allora Primo ministro Boris Johnson organizzare una festa nella sede del Governo in pieno lockdown. Il contrasto è ancora più forte se si vive in un Paese in cui la corruzione caratterizza la vita politica quotidiana.

In Svizzera, i comportamenti riprovevoli noti di politiche e politici non sono mai stati casi di corruzione sistematica, ma casi isolati. “Il potere, il potere individuale e lo sfruttamento del potere esistono ovunque”, sottolinea Bieri.

Il direttore dello studio cita il tema del lobbismo, spesso bersaglio di critiche, ad esempio durante il dibattito sull’aumento dei premi dell’assicurazione malattie e sui mandati remunerati che politici e politiche svolgono nel settore della sanità.

Secondo il politologo, le critiche provenienti dall’interno del Paese sono più intense di quelle provenienti dall’estero. Anche perché la Quinta Svizzera è toccata meno da questo esempio particolare.

Uno specchio esterno

Bieri ritiene che non si possa definire con certezza se le persone residenti all’estero sono troppo indulgenti o se quelle che abitano nella Confederazione sono troppo critiche. Una cosa si può però affermare: “Le opinioni delle svizzere e degli svizzeri all’estero sono una specie di specchio esterno della Svizzera”.

Secondo Bieri, il fatto che questo riflesso mostri una fiducia così elevata significa che le persone che conoscono e vivono in un altro sistema politico vedono molte cose positive nel sistema svizzero. “È un aspetto incoraggiante”, afferma il politologo.

Svizzere e svizzeri all’estero, insomma, non sono ingenui. Hanno semplicemente uno sguardo diverso.

A cura di Benjamin von Wyl

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