Farmacisti svizzeri coinvolti nella lotta anti-terrorismo
Farmacie e drogherie svizzere sono chiamate a contribuire alla lotta anti-terrorismo: l'Ufficio federale di polizia (fedpol) chiede loro di segnalare clienti che acquistano prodotti potenzialmente utilizzabili per fabbricare esplosivi o che hanno comportamenti sospetti.
Divulgata dai domenicali “Le Matin Dimanche” e “SonntagsZeitung”, l’informazione è stata confermata da fedpol all’agenzia di stampa svizzera ats.
In una circolare inviata la scorsa settimana all’organizzazione ombrello Pharmasuisse, fedpolCollegamento esterno esorta farmacisti e droghieri ad essere vigli e a denunciare qualsiasi “comportamento bizzarro”. Per esempio chi è particolarmente nervoso, chi compra una grande quantità di sostanze chimiche o chi non vuole dare spiegazioni sull’utilizzo di questi prodotti.
Nella lettera sono elencate quindici sostanze chimiche usate nella vita quotidiana e che possono servire alla fabbricazione di esplosivi. In caso di sospetti, i farmacisti e i droghieri non devono assumere nessun rischio, ma annotare mentalmente più dettagli possibili sui clienti in questione, “accendere la telecamera di sorveglianza” e conservare documenti od oggetti toccati da tali persone in modo da rilevarne il DNA.
Diverse sostanze come solventi per unghie, disinfettanti, decoloranti per i capelli, acidi, diserbanti o fertilizzanti possono servire a fabbricare congegni esplosivi.
Per esempio, Anders Behring Breivik, il neonazista norvegese autore delle stragi di Oslo e Utoya nel 2011, aveva utilizzato fertilizzanti per fabbricare gli ordigni esplosivi, mentre gli autori degli attentati del 13 novembre 2015 a Parigi avevano cinture esplosive costituite da perossido di acetone, un esplosivo artigianale ottenuto mescolando acqua ossigenata con acetone usando una piccola quantità di acido solforico o cloridrico che funge da catalizzatore.
Rischio di attrattiva
In Svizzera per il momento queste sostanze si trovano in vendita liberamente e il rischio che dei criminali se le procurino è reale, secondo fedpol. L’Unione europea ha già limitato la vendita di tali sostanze nel 2014, ciò che rende il mercato svizzero ancora più a rischio di attirare acquirenti malintenzionati.
L’Ufficio federale di polizia lo scorso settembre ha organizzato una tavola rotonda con rappresentanti dei vari rami del settore per discutere di come le vendite di queste sostanze potrebbero essere disciplinate in Svizzera e in che modo il loro abuso potrebbe essere ostacolato. Le organizzazioni professionali “hanno dato la loro disponibilità a rendere consapevoli i rispettivi membri dei rischi derivanti da tali sostanze”, ha precisato oggi a swissinfo.ch la portavoce di fedpol Lulzana Musliu.
Intanto il governo federale all’inizio di dicembre ha incaricato il Dipartimento di giustizia e polizia di elaborare un disegno preliminare di legge entro la fine del 2017.
(Adattamento dall’inglese)
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