Espropriare anziché congelare: un’opzione praticabile in Svizzera?
Diversi Paesi occidentali hanno provveduto a congelare i beni dei potentati russi. Alcuni si spingono oltre e ipotizzano ora la possibilità di un’espropriazione parziale a favore della ricostruzione dell’Ucraina. Anche in Svizzera l’idea prende piede.
“Bisogna scovare gli averi patrimoniali russi e procedere alla loro confisca o al loro congelamento”, ha esortato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky lo scorso mese di maggio in un discorso online in occasione del Froum economico mondiale (WEF) di Davos. “Ovviamente non è semplice. Tuttavia, se lo facciamo, l’idea di emulare la Russia perderà tutto il suo fascino per qualsiasi altro aggressore”.
Le parole di Zelensky sfondano una porta aperta. Negli Stati Uniti, già in aprile la Camera dei rappresentanti aveva varato un disegno di legge che chiede al presidente Joe Biden di espropriare i beni congelati degli oligarchi e destinarli al sostegno militare e all’aiuto umanitario in Ucraina. Pur non essendo vincolante, il disegno legislativo rispecchia pur sempre una richiesta bipartisan al presidente.
Nell’Unione europea, la Commissione europea ha proposto disposizioni più restrittive per ritirare e confiscare gli averi degli oligarchi. L’occultamento di valori patrimoniali è considerato un reato, mentre è consentito confiscare e vendere i beni. Sulle colonne del quotidiano svizzero Neue Zürcher Zeitung, Didier Reynders, commissario europeo alla giustizia, ha espresso l’auspicio che anche la Svizzera si allinei a questa decisione.
Una mozione al Parlamento svizzero
In Svizzera manca ancora una posizione ufficiale sulla questione dell’espropriazione. Ai microfoni della stampa durante il WEF, il presidente della Confederazione Ignazio Cassis ha affermato: “Si tratta di una questione globale e la Svizzera darà la sua risposta a tempo debito”.
Tuttavia, il gruppo socialista ha sottoposto un intervento parlamentare al Consiglio nazionale, la Camera bassa, dove esorta il Governo ad elaborare le basi giuridiche per poter confiscare gli averi di persone toccate dalle sanzioni.
La mozioneCollegamento esterno sarà trattata non prima della sessione autunnale. Tuttavia, anche se venisse approvata il processo legislativo vero e proprio si protrarrebbe verosimilmente per diversi anni.
La Legge federale sull’applicazione di sanzioni internazionali (Legge sugli embarghi, LEmbCollegamento esterno), che costituisce la base legale per le sanzioni della Svizzera contro la Russia, non contempla l’espropriazione dei beni. Con il congelamento degli averi non avviene alcun passaggio di proprietà, vengono invece vietate le transazioni. Vale a dire che un immobile, ad esempio, non può essere affittato né venduto, ma il proprietario può continuare a risiedervi. I beni congelati sono nuovamente a libera disposizione del proprietario non appena le sanzioni vengono revocate o gli averi in questione sono cancellati dalla lista delle sanzioni.
La Legge federale concernente il blocco e la restituzione dei valori patrimoniali di provenienza illecita di persone politicamente esposte all’estero (Legge sui valori patrimoniali di provenienza illecita, LVPCollegamento esterno), che disciplina la confisca dei valori patrimoniali di persone politicamente esposte, è entrata in vigore nel 2015. Tuttavia, prevede che i valori patrimoniali confiscati siano restituiti alla popolazione dello Stato interessato.
In virtù di questa legge il Consiglio federale ha deciso di avviare una procedura amministrativa per la confisca di valori patrimoniali di proprietà di potentati ucraini congelati in Svizzera all’indomani della rivoluzione ucraina del febbraio 2014. Tuttavia, il testo di legge non consente di confiscare gli averi di oligarchi russi e di trasferirli in Ucraina.
Fonte: Segreteria di Sato dell’economia SECO
L’espropriazione è in una botte di ferro
L’adozione di una legge in tal senso sarebbe pensabile a determinate condizioni, spiega a SWI swissinfo.ch l’avvocato Fabian Teichmann, esperto di diritto internazionale. I diritti di proprietà dell’individuo sono sanciti dall’articolo 26 della Costituzione federale e ogni loro limitazione deve “essere motivata da un interesse pubblico legittimo e sufficiente”, dice. Bisogna inoltre osservare che “vista l’enorme portata di un’espropriazione, i requisiti di legge sarebbero particolarmente severi”.
Un’altra possibilità sarebbe quella di un accordo elaborato dalla comunità internazionale e ratificato anche dalla Svizzera. Secondo Teichmann, questa opzione “non violerebbe a priori” il principio di neutralità elvetico.
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“La Svizzera diventerebbe una repubblica delle banane”
La piazza finanziaria elvetica sarebbe fortemente toccata da un’espropriazione dei beni degli oligarchi russi. Una considerevole fetta di questi averi, per il momento congelati, è depositata su conti bancari.
Tuttavia, con una presa di posizione l’industria finanziaria temporeggia. L’associazione di categoria delle banche, l’Associazione svizzera dei banchieri (ASB), afferma unicamente di aver preso atto della mozione e di attenersi scrupolosamente a tutte le leggi e disposizioni in vigore. L’associazione dei banchieri privati svizzeri si è espressa in questi termini: “sarebbe sorprendente se in Svizzera non venissero rispettati i diritti procedurali e di proprietà”. Se il Parlamento si esprimesse a favore della confisca dei beni «”non c’è dubbio che a lungo termine la fiducia nella Svizzera e quindi la credibilità della piazza finanziaria verrebbero scalfite”.
“La proposta della mozione socialista trasformerebbe la Svizzera in una repubblica delle banane.”
Peter V. Kunz, Istituto di diritto economico dell’Università di Berna
Anche Peter V. Kunz, direttore dell’Istituto di diritto economico all’Università di Berna, ribadisce che avviare procedure di espropriazione sarebbe controproducente non soltanto per la piazza finanziaria elvetica, ma per l’intero Paese. “Uno dei principali assi nella manica della piazza elvetica è il suo stato di diritto, e la proposta della mozione socialista trasformerebbe la Svizzera in una repubblica delle banane”, afferma.
In uno Stato di diritto è fondamentale che la persona la cui proprietà è stata espropriata venga risarcita. Ma è proprio quello che nella fattispecie non è contemplato. Secondo Kunz, inoltre, la raccolta delle prove sulle attività illegali degli oligarchi durerebbe anni, il che rallenterebbe l’utilizzo degli averi sequestrati a favore dell’Ucraina.
Il peggio sarebbe se la Svizzera dovesse giocare d’anticipo senza un accordo internazionale, sottolinea Kunz, ricordando il calo di fiducia nello stato di diritto accusato dieci anni fa, quando nella controversia fiscale con gli USA la Svizzera trasmise dati della clientela. “Dovremmo evitare di ripetere lo stesso errore”, afferma.
E gli altri cosa fanno?
Anche per Nora Meier, direttrice della Swiss School of Public Governance del Politecnico federale di Zurigo, la questione dell’inserimento di un’eventuale espropriazione nel contesto internazionale è centrale. “Dipende da cosa deciderà di fare il resto del mondo – in particolare gli Stati Uniti, l’UE e la Gran Bretagna”, dice. Se tutti, ma soprattutto le grandi piazze finanziarie, remassero nella stessa direzione in conformità delle relative peculiarità nazionali, non rimarrebbero molte possibilità di cantare fuori dal coro, ricorda Meier.
Bisognerebbe inoltre appurare fino a che punto sarebbe possibile definire come eccezione la confisca di valori patrimoniali di oligarchi russi sanzionati da destinare alla ricostruzione dell’Ucraina. Se fosse possibile, “la confisca su base legale sarebbe circoscritta unicamente a questo caso specifico, il che limiterebbe l’impatto sulla piazza finanziaria”.
Traduzione dal tedesco: Lorena Mombelli
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