Come il virus mette alla prova il sistema politico svizzero
Le conferenze stampa e le dichiarazioni dei politici di questi giorni permettono agli osservatori di avere una visione privilegiata del funzionamento interno del sistema politico svizzero e dell'equilibrio di potere tra le autorità nazionali e cantonali.
Da quando il governo svizzero ha iniziato, alla fine di febbraio, a emanare direttive per frenare la diffusione del coronavirus – limitando gradualmente la libertà dei singoli individui – le divergenze di opinione tra le autorità federali e quelle dei 26 Cantoni sono diventate evidenti.
Che si tratti della chiusura di cantieri e fabbriche, di stazioni sciistiche, di asili nido, delle limitazioni del numero di partecipanti a grandi manifestazioni pubbliche e a raduni privati (da un massimo di mille persone a fine febbraio fino a cinque il 20 marzo), delle restrizioni specifiche per gli anziani o di un allentamento delle regole relative alle indennità di disoccupazione: ad un osservatore esterno, e soprattutto ai media, molte misure adottate nelle ultime settimane sono apparse caotiche e da molte parti è stata sollecitata una più forte leadership da parte del governo svizzero.
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“No, non c’è nessuna situazione di stallo”, ha detto il ministro dell’Interno Alain Berset in una conferenza stampa, respingendo le accuse secondo cui il Consiglio federale e le autorità del Cantone Ticino non sarebbero stati in grado di risolvere le loro divergenze sull’applicazione delle norme nazionali a livello cantonale.
Berset ha dedicato molto tempo a spiegare ai giornalisti quali principi politici il governo svizzero applica e sostiene di fronte a questa crisi.
“Dobbiamo rimanere uniti in tempi difficili come quelli attuali. Le divergenze di opinione devono essere discusse tra gli attori al tavolo”, ha detto. “Quello di cui abbiamo bisogno ora è molta buona volontà e pragmatismo per trovare una soluzione solida”.
Lento ma sicuro
Alcuni esperti hanno espresso preoccupazione per le apparenti tensioni tra i vari livelli di governo. Altri hanno criticato la lentezza e la pesantezza del sistema federale e la continua ricerca del consenso.
Secondo la sociologa Katja Rust, per accelerare le procedure bisogna saltare la fase delle consultazioni che di solito richiede lunghe discussioni. Anche se ciò comporta una rinuncia al tradizionale modo di raggiungere un compromesso.
“Questa strategia non funziona in tempi di crisi”, ha detto in un’intervista alle testate della casa editrice Tamedia.
L’autonomia cantonale comporta un rallentamento delle procedure, su questo sono tutti d’accordo. Ma rimane da sapere se il ritmo lento produce poi risultati meno favorevoli rispetto a un sistema di potere centralista e dall’alto verso il basso.
Sia Andreas Ladner, politologo dell’Università di Losanna, che il collega Claude Longchamp, ex responsabile dell’istituto di ricerca gfs.bern, affermano che i governi centrali, in particolare in Francia e in Gran Bretagna, non sono più efficienti nel gestire le crisi.
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Cos’è il federalismo?
Flessibile e innovativo
“Il federalismo produce soluzioni adeguate, soprattutto a lungo termine”, dice Longchamp. “È più flessibile e innovativo”.
Ladner aggiunge che è fondamentale il modo in cui gli attori aderiscono al sistema federalista e il modo in cui i Cantoni collaborano tra loro e con il governo nazionale.
Per Longchamp, il federalismo ha certamente il suo rovescio della medaglia. Rende molto difficile una riflessione strategica, come si evince dalle difficoltà palesate dalla Svizzera nel trovare una politica coerente nelle relazioni con l’Unione europea.
Ladner, dal canto suo, sottolinea che le tensioni tra l’autonomia nazionale e quella cantonale sono parte integrante della politica svizzera, ma queste tensioni sono diventate ora più visibili.
La legislazione nel settore dell’ambiente e le riforme politiche in materia di droga, ad esempio, sono state introdotte a livello locale nel quadro di una soluzione nazionale che ha annullato l’autonomia cantonale.
Impatto della crisi Covid-19
Nonostante alcuni intoppi, il federalismo svizzero, che garantisce la diversità regionale e l’inclusione delle minoranze, ha superato la prova durante l’attuale crisi Covid-19. Non c’è quindi motivo per una profonda revisione del sistema, concordano entrambi gli esperti.
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Longchamp dice che la crisi attuale non significa affatto la fine dell’autonomia cantonale, ma che potrebbe portare a una crescente consapevolezza delle responsabilità nazionali.
“Il federalismo prevarrà perché è nel DNA della Svizzera”, dice, rammentando le radici del federalismo nella storia dei cantoni che risale al Medioevo. È diventato un principio del sistema politico dello Stato moderno svizzero, fondato nel 1848.
Alcuni esperti sostengono addirittura che è altrettanto importante, se non più importante, del principio della democrazia diretta – la possibilità di partecipazione dei cittadini al processo decisionale politico.
Pragmatismo
Ci sono esempi sufficienti per dimostrare che l’equilibrio di potere federalista non è andato distrutto quando il governo nazionale ha sospeso temporaneamente o limitato l’autonomia cantonale e le prerogative del parlamento.
Una tassa federale introdotta durante la Prima guerra mondiale è un residuo della volontà di sovranità del governo federale. Il regime autoritario introdotto durante la Seconda guerra mondiale è durato oltre il 1945. Ci vollero diversi anni prima che il potere centralizzato venisse ridimensionato e il parlamento riconquistasse il suo diritto costituzionale.
Il pragmatismo sembra aver prevalso in larga misura nella politica svizzera. Finora sono state risolte le controversie sull’attuazione incoerente o sulla violazione di direttive nazionali da parte di un’autorità cantonale o comunale nel quadro della lotta al coronavirus. Ma non vi è alcuna garanzia che le divergenze non si ripresentino.
Qui entra in gioco un’altra caratteristica della politica svizzera: il consenso e il compromesso, anche se con una certa postura politica nella ricerca di una soluzione accettabile. Ogni parte deve poter salvare la faccia.
L’appello alla buona volontà, al pragmatismo e all’unità del ministro degli interni Berset non è stato una coincidenza.
Traduzione di Armando Mombelli
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