GESDA può posizionare Ginevra sulle sfide del futuro?
La Svizzera intende puntare sulla diplomazia scientifica per fare della Ginevra internazionale un centro della governance delle tecnologie. Una volontà che si materializza con GESDA, il cui vertice annuale mira a riunire le comunità scientifiche e diplomatiche internazionali. Ma dopo quattro anni di esistenza, l'organizzazione deve ancora dimostrare tutto il suo valore.
La fondazione GESDA (Geneva Science and Diplomacy Anticipator) ha appena concluso il suo terzo summit annuale presso il Portale della Scienza del CERN, un nuovo sito espositivo ed educativo inaugurato all’inizio di ottobre nella città sulle rive del lago Lemano.
All’ordine del giorno: discussioni sulle future scoperte scientifiche – nei campi dell’intelligenza artificiale, della meccanica quantistica e delle neurotecnologie – e sulle loro conseguenze per gli esseri umani e per i sistemi di governance. Al vertice hanno partecipato, in parte online, circa 1’200 persone rappresentanti il mondo politico, la scienza, la diplomazia e il settore privato.
“Qui abbiamo un laboratorio per la governance globale del XXI secolo.”
Alexandre Fasel, Dipartimento federale degli affari esteri
Lanciata in pompa magna nel 2019 dal Consiglio federale, GESDA intende mantenere la posizione della Ginevra internazionale in un momento in cui la governance globale è in subbuglio. La rivalità tra Cina e Stati Uniti e l’ascesa del Sud globale stanno mettendo in discussione una visione della diplomazia che è stata dominata dall’Occidente dal 1945, e nella quale Ginevra aveva il posto che le spettava.
“Qui abbiamo un laboratorio per la governance globale del XXI secolo”, ha dichiarato mercoledì il segretario di Stato Alexandre Fasel, numero due del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE). L’alto funzionario ha sottolineato che la diplomazia scientifica è “uno degli strumenti centrali” della politica estera della Svizzera per il periodo 2024-2027. Venerdì, il responsabile del DFAE Ignazio Cassis ha ufficializzato il lancio dell’Open Quantum Institute (OQI), un centro mondiale volto a facilitare l’accesso all’informatica quantistica e una delle principali iniziative di GESDA.
Un ponte tra scienza e politica
L’obiettivo della fondazione GESDA è quindi di fare da ponte tra chi è all’avanguardia nella ricerca e chi opera nel settore pubblico e privato. La premessa di base è di anticipare le future scoperte tecnologiche, in modo da preparare i e le responsabili della diplomazia e della politica di oggi alle loro conseguenze di domani.
“Quello che stiamo cercando di fare è anticipare gli sviluppi. Nessuno di noi ha affrontato il dibattito sull’intelligenza artificiale, che è arrivata nelle nostre vite quasi da un giorno all’altro”, ha detto Jean-Marc Crevoisier, direttore del marketing e della comunicazione di GESDA, in una conferenza stampa organizzata dall’Associazione dei corrispondenti accreditati presso le Nazioni Unite. “Non eravamo preparati e il risultato è stato un dibattito piuttosto caotico”, ha affermato Crevoisier.
Dopo una fase pilota di tre anni, nel 2022 la Confederazione ha deciso di continuare a finanziare GESDA con 3 milioni di franchi all’anno per un periodo di dieci anni. Nel 2022, anche il Cantone e la città di Ginevra hanno contribuito al bilancio dell’organizzazione con 100’000 franchi ciascuno. A titolo di paragone, la Svizzera ha investito un totale di 122 milioni di franchi nella sua politica di Stato ospite per il periodo 2020-2023.
Altri sviluppi
Queste tecnologie dirompenti stanno arrivando
Critiche da destra e da sinistra
Nel periodo precedente alla sua creazione, l’iniziativa era stata criticata in Parlamento da esponenti di destra e di sinistra. Alcuni parlamentari temevano che la presenza a capo dell’organizzazione di personalità quali Peter Brabeck – presidente di GESDA ed ex amministratore delegato di Nestlé – o Patrick Aebischer – vicepresidente di GESDA, ex presidente del Politecnico federale di Losanna (EPFL) e membro del Consiglio di amministrazione di Nestlé – avrebbe dato luogo a conflitti di interesse.
“Non credo che GESDA difenda gli interessi di Nestlé”, afferma Fabian Molina, consigliere nazionale socialista e membro della Commissione parlamentare della politica estera. “Ma è chiaro che se si assumono manager che hanno lavorato tutta la vita per delle multinazionali e che hanno sempre difeso il profitto e la crescita economica, non prenderanno le parti delle persone più svantaggiate dall’altra parte del pianeta”, puntualizza.
Alcuni parlamentari ritenevano inoltre che la missione di GESDA fosse troppo vaga. Roland Büchel, consigliere nazionale dell’Unione democratica di centro e anche lui membro della Commissione della politica estera, ritiene che “per definizione il ruolo di GESDA non può essere chiaro, perché la diplomazia è una questione di competenza del governo e del corpo diplomatico”. Vede quindi con occhio critico il fatto che degli attori economici si intromettano nelle questioni della diplomazia svizzera attraverso una fondazione finanziata “dal contribuente”. E aggiunge: “A mio avviso, queste risorse potrebbero essere risparmiate”.
I due parlamentari riconoscono tuttavia che GESDA non è un tema prioritario in Parlamento, anche perché il finanziamento fornito dalla Confederazione rimane modesto rispetto a quello del DFAE.
Dopo quattro anni, quali sono i risultati?
Vero e proprio cavallo di battaglia per il DFAE, GESDA non ha mancato di suscitare aspettative molto alte.
Ad oggi, il suo prodotto faro è un “radar” di anticipazione, lanciato nel 2021 e aggiornato annualmente. Questa piattaformaCollegamento esterno online cataloga le più importanti scoperte scientifiche attese nei prossimi cinque, dieci e 25 anni in diversi campi di ricerca. I risultati si basano sulle riflessioni di oltre 1’500 scienziati e scienziate in tutto il mondo.
“La sfida è di far arrivare questo radar di anticipazione alle persone giuste”, afferma Johan Rochel, ricercatore in diritto ed etica dell’innovazione all’EPFL. Sviluppare gli scenari è il primo obiettivo, ma il secondo è fare conoscere tali possibili sviluppi ai decisori politici, aggiunge.
Tuttavia, con la cooperazione multilaterale in stallo a causa delle tensioni geopolitiche – la rivalità tra Cina e Stati Uniti, la guerra in Ucraina e ora l’escalation della guerra israelo-palestinese -, GESDA sta affrontando forti venti contrari.
“Facciamo fatica a inserirci nel dibattito attuale? Forse”, ha ammesso Jean-Marc Crevoisier. “Ma siamo una fondazione che è appena agli inizi, abbiamo un prodotto riconosciuto come all’avanguardia e discutiamo di questi temi ogni anno”. GESDA intende continuare nel suo impegno di raggiungere le capitali del mondo, anche se per il momento è difficile quantificare l’impatto globale del summit. Una visita da parte di SWI swissinfo.ch ha confermato una forte presenza scientifica internazionale, ma un basso numero di diplomatici e diplomatiche.
“Ovviamente non abbiamo le risorse per visitare tutte le capitali del mondo e promuovere il radar come vorremmo”, afferma Martin Müller, direttore esecutivo del lavoro di anticipazione scientifica di GESDA. Nel 2022, la fondazione aveva un bilancio di poco più di 4 milioni di franchi e impiegava dodici persone. “Credo che il messaggio stia iniziando a diffondersi anche nelle varie capitali attraverso le rappresentanze permanenti qui a Ginevra”, aggiunge.
Ginevra è vicina a raggiungere l’universalità in materia di rappresentanze diplomatiche in loco. Centoottanta dei 193 Stati riconosciuti dall’ONU sono presenti qui in modo permanente, in particolare in seguito alla presenza della sede europea delle Nazioni Unite e della sede dell’Organizzazione mondiale del commercio. Anche circa 750 organizzazioni non governative hanno il loro quartier generale a Ginevra.
Cosa ci riserva il futuro?
“GESDA è una strategia di influenza o di ‘scienza per la diplomazia’ con cui il DFAE cerca di promuovere obiettivi politici che vanno oltre la scienza”, spiega Leo Eigner, ricercatore in diplomazia scientifica presso il Centro per gli studi sulla sicurezza del Politecnico federale di Zurigo. “Il problema di questo approccio è che è molto difficile creare tali iniziative e farlo rapidamente”, osserva.
Anche Darius Farman, co-direttore del think-tank foraus di Ginevra, ritiene che si dovrà aspettare “ancora qualche anno per poter fare un bilancio e valutare i risultati concreti” di GESDA. “Nei prossimi anni, è probabile che i Paesi del cosiddetto ‘Sud globale’ chiedano con sempre maggiore forza che il multilateralismo diventi meno occidentalizzato e più rappresentativo della loro crescente forza demografica ed economica […] GESDA dovrà lavorare con un numero molto elevato di attori internazionali e adottare un casting estremamente diversificato se vuole raggiungere il suo obiettivo di mobilitazione”, aggiunge.
Mentre i punti di forza storici della diplomazia svizzera – la neutralità e la politica di buoni uffici – sembrano oggi faticare a convincere sulla scena internazionale, la Svizzera continua a godere di un’ottima reputazione nel campo della ricerca, con la presenza in particolare di due grandi politecnici e del CERN. Una scommessa sulla diplomazia scientifica potrebbe quindi pagare, secondo diversi esperti.
Ma Ginevra non è l’unica a volersi posizionare come centro per la governance della tecnologia: anche altri poli del multilateralismo come New York, Parigi e Bruxelles sono intenzionati a ritagliarsi uno spazio.
“In ogni caso, GESDA svolge un ruolo in ecosistemi molto più ampi. Sono Ginevra e i suoi attori a doversi coordinare e mobilitare. Altre città stanno cercando di attirare lo stesso tipo di organizzazioni”, sottolinea Johan Rochel.
A cura du Virginie Mangin
Traduzione di Luigi Jorio
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