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Gli svizzeri all’estero hanno la loro legge ad hoc

La Svizzera ha deciso di dotarsi di una legge sugli svizzeri all'estero: da tempo era rivendicata dalla loro organizzazione. Keystone

Gli espatriati elvetici possono esultare: il parlamento ha adottato la nuova legge sugli svizzeri all’estero (LSEst) che rende più trasparenti i loro diritti e i loro doveri e che rafforza i legami della Confederazione con i suoi espatriati. Si tratta di un successo per l’Organizzazione degli svizzeri all’estero (OSE).

Nato da un’iniziativa parlamentareCollegamento esterno del senatore ticinese Filippo Lombardi, il testo riunisce tutte le disposizioni riguardanti gli svizzeri all’estero attualmente sparpagliate in varie leggi, ordinanze e regolamenti. Dai diritti politici, all’aiuto sociale, passando per la protezione consolare, fino al sostegno alle istituzioni a favore degli svizzeri all’estero: tutto rientra ormai nella LSEst che, con un approccio coerente e integrato, definisce chiaramente le relazioni tra la Svizzera e i suoi espatriati. Tutto l’insieme si regge su un principio basilare: la responsabilità individuale, esplicitamente menzionata del testo.

“Senza questa legge, l’articolo costituzionale sugli svizzeri all’estero sarebbe rimasto lettera morta. Con questo testo, la Confederazione tiene veramente conto degli svizzeri all’estero, ne fa una risorsa, li valorizza, li informa. I loro diritti sono dunque rafforzati, con chiari obblighi per la Confederazione. Credo che abbiamo fatto un passo in avanti importante”, ha dichiarato Filippo Lombardi a swissinfo.ch, dopo la decisione della Camera del popolo che oggi ha eliminato le tre divergenze che la dividevano dalla Camera dei cantoni, permettendo così alla LSEst di andare in porto.

Resta l’obbligo di iscriversi

Il nodo più importante che rimaneva da sciogliere era l’obbligo per gli espatriati di immatricolarsi nelle rappresentanze elvetiche. Attualmente gli svizzeri che soggiornano all’estero per più di un anno sono giuridicamente tenuti ad annunciarsi presso la rappresentanza elvetica competente per iscriversi nel registro ad hoc. Il governo raccomandava di abolirlo e nella prima fase dei dibattimenti era stato seguito dalla stragrande maggioranza della Camera del popolo. Gli argomenti avanzati dai difensori dell’abrogazione erano che non ha senso avere un obbligo dal momento che non è prevista alcuna sanzione per chi non vi adempie e che occorre invece puntare sul principio della responsabilità individuale.

Una posizione fermamente contestata dall’OSE e dalla Camera dei Cantoni. Per ben due volte i senatori si sono pronunciati per il mantenimento di questo obbligo nella LSEst. Secondo i sostenitori di questa linea, se lo si sopprimesse si rischierebbe di perdere i contatti con la maggior parte degli espatriati. L’esempio dell’Austria insegna, aveva ripetutamente sottolineato alla Camera dei Cantoni Filippo Lombardi.

“Ciò sarebbe stato contrario allo scopo della legge di valorizzare gli svizzeri all’estero: non lo si può certo fare perdendone la metà per strada”, ha commentato il senatore popolare democratico ticinese a swissinfo.ch, chiaramente soddisfatto dopo che oggi anche la Camera del popolo è tornata sui suoi passi e ha aderito alla versione del “Senato”.

“Se questo obbligo di immatricolazione fosse stato soppresso, sarebbe stato rimesso in questione lo scopo stesso della legge. L’immatricolazione è il cuore stesso della LSEst, permette di offrire tutte le prestazioni”, gli hanno fatto eco all’unisono le codirettrici dell’OSE Ariane Rustichelli e Sarah Mastantuoni. Riferendosi alla questione della responsabilità individuale, Ariane Rustichelli replica: ”Per essere responsabili si deve innanzitutto essere informati. E per essere informati occorre fare in modo che si possa essere raggiunti”.

Filippo Lombardi ha anche rilevato che “se negli uffici del Dipartimento federale degli affari esteri a Berna c’era la convinzione di poter fare economie amministrative rinunciando all’obbligo di immatricolazione, al contrario, parecchi ambasciatori e consoli generali che operano sul campo e che abbiamo incontrato ci hanno confermato l’importanza di mantenerlo. Loro che conoscono la realtà delle comunità svizzere nei diversi paesi si rendono conto del rischio di perdere questi legami. Quando non ci sono più per esempio non si sa come allertare i compatrioti in caso di pericolo, non si sa più come informarli sulle votazioni, come raggiungerli per qualsiasi comunicazione o necessità”.

Per votare ci si dovrà ancora iscrivere

Un secondo punto aveva diviso le due Camere federali. La maggioranza dei deputati alla Camera del popolo voleva che l’immatricolazione implicasse automaticamente anche l’iscrizione nel catalogo elettorale nel proprio comune di voto. Un automatismo che aveva provocato una levata di scudi dei comuni e dei cantoni, per i quali ciò comporterebbe l’obbligo di inviare ad ogni scrutinio federale il materiale di voto a tutti gli svizzeri all’estero maggiorenni immatricolati. Ne conseguirebbe un enorme aumento della mole di lavoro e dei costi.

Questo non avrebbe senso, avevano obiettato il governo e la Camera dei Cantoni. Le cifre infatti parlano chiaro: alla fine del 2013, nelle rappresentanze elvetiche nel mondo erano registrati circa 730mila svizzeri all’estero, di cui oltre 570mila maggiorenni, ossia con diritto di voto e di eleggibilità. Di costoro, soltanto poco più del 27% era iscritto nei cataloghi elettorali in Svizzera.

E oggi la Camera del popolo ha deciso di seguire la Camera dei Cantoni e di mantenere la prassi attuale, ormai consolidata: chi vuole iscriversi nel catalogo elettorale lo indica con una semplice crocetta quando compila il formulario di immatricolazione. Oppure lo può fare anche in seguito, sempre semplicemente compilando l’apposito formulario, disponibile su internet. In questo modo, il materiale di voto è inviato solo a chi è interessato a riceverlo.

L’OSE nella legge

Tra le novità, nella legge viene iscritta la possibilità che la Confederazione sostenga “le istituzioni che promuovono le relazioni degli svizzeri all’estero tra loro e con la Svizzera oppure che concedono aiuti agli svizzeri all’estero”. Viene quindi indicata esplicitamente la possibilità di accordare aiuti finanziari all’OSE “per tutelare gli interessi e assicurare l’informazione degli svizzeri all’estero”.

Finora l’OSE figurava solo in un’ordinanza: con l’iscrizione nella legge, si rafforza la sua posizione e quella dei cittadini all’estero che rappresenta, osserva Filippo Lombardi.

Una proposta di minoranza della Commissione della Camera del popolo, sostenuta da socialisti e Verdi, avrebbe voluto regolamentare nella LSEst il funzionamento dell’OSE, soprattutto l’elezione democratica del suo organo legislativo, il Consiglio degli svizzeri dell’estero. Ma la maggioranza ha optato per la decisione dei senatori di non immischiarsi nel funzionamento di questo organismo di diritto privato. Ciò sarebbe infatti problematico dal profilo giuridico, aveva obiettato anche il governo.

Sostegno al voto elettronico

La legge prevede la promozione della sperimentazione del voto elettronico e contempla la facoltà per la Confederazione di “prendere provvedimenti che facilitano l’esercizio dei diritti politici degli svizzeri all’estero”. Ciò che comporta anche misure di sostegno ai Cantoni interessati.

Pur rammentando che la competenza in materia elettorale è cantonale, il “padre” della LSEst – da taluni persino chiamata “Lex Lombardi” – giudica che questa costituisca “un buono strumento affinché la Confederazione possa sostenere i cantoni e condurli ad adottare una prassi uniforme per il voto elettronico per gli svizzeri all’estero”. E Filippo Lombardi pronostica l’introduzione del voto elettronico per tutti gli svizzeri all’estero alle elezioni federali del 2019.

LSEst in sintesi

Nella Legge sugli svizzeri all’estero (LSEst) sono state riunite tutte le disposizioni riguardanti gli svizzeri all’estero, intesi sia come persone fisiche sia come persone giuridiche. Il testo concerne tutti i cittadini elvetici che si trovano fuori dai confini nazionali, non unicamente coloro che sono domiciliati all’estero, ma anche coloro che vi si recano solo per poco tempo.

Il principio della responsabilità individuale è capitale: l’articolo 5 sancisce che “chiunque prepari e svolga un soggiorno all’estero oppure eserciti un’attività all’estero ne risponde in prima persona”. Ciò implica che la protezione consolare non è un diritto e che il ruolo dello Stato è sussidiario. L’idea è di avere un equilibrio tra il forte impegno dello Stato quando è necessario e la responsabilità dell’individuo.

Una nozione importante della LSEst è quella della rete: la LSEst non centralizza e uniforma tutto, ma coordina e favorisce la cooperazione tra le diverse amministrazioni, tra il pubblico e il privato. È in questo ordine di idee che si iscrive il compito di “sportello unico”, ossia da interlocutore centrale della Confederazione per gli svizzeri all’estero su qualsiasi questione, assegnato al Dipartimento federale degli affari esteri.

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