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Haiti: il Governo svizzero blocca i fondi Duvalier

Il ritratto di Jean-Claude Duvalier Keystone

Il Tribunale federale ha negato la restituzione ad Haiti dei fondi depositati dalla famiglia Duvalier perché il reato di cui l’ex dittatore è accusato è ormai caduto in prescrizione. Ma il Governo non ci sta e blocca nuovamente gli averi in attesa di un cambiamento legislativo.

A poche ore dalla pubblicazione della sentenza del Tribunale federale, il Governo svizzero ha ribadito la sua determinazione a destinare i fondi Duvalier al popolo di Haiti, tra i più poveri di tutta l’America latina.

Il denaro depositato in Svizzera viene così nuovamente bloccato, indica il Dipartimento federale degli affari esteri, in modo da non doverlo restituire al clan Duvalier. Una decisione che permette alla Confederazione di temporeggiare in vista di un cambiamento della legge sulla confisca degli averi acquisiti illecitamente. Un progetto di legge in tal senso sarà posto in consultazione per evitare che la «piazza finanziaria svizzera funga da rifugio per il denaro di origine criminale».

Botta e risposta

Le autorità haitiane accusano Jean-Claude Duvalier di aver derubato le casse dello Stato con l’aiuto di persone del suo entourage. L’ex presidente, rimasto in carica dal 1971 fino alla sua fuga nel 1986, avrebbe poi depositato all’estero i fondi sottratti, pari a diverse centinaia di milioni di dollari. Di questi, circa cinque milioni sono tuttora nelle banche svizzere. Secondo gli avvocati di famiglia il denaro appartiene alla madre dell’ex dittatore, deceduta nel 1997.

La controversia giuridica si trascina ormai da diversi anni. In seguito alla richiesta di assistenza giudiziaria avanzata da Haiti, l’Ufficio federale di giustizia aveva infatti bloccato i conti, chiedendo ai membri del clan Duvalier di chiarire la provenienza dei fondi. I detentori non avevano però fornito informazioni sul denaro e la scorsa primavera l’UFG ne aveva ordinato la restituzione alle autorità di Haiti. Una decisione confermata poi in estate dal Tribunale penale federale contro la quale il clan Duvalier aveva poi fatto ricorso.

Il 12 gennaio – alla vigilia del terremoto che ha devastato l’isola – il Tribunale federale ha però nuovamente bloccato la restituzione dei fondi al popolo di Haiti. Stando alla massima corte elvetica, la richiesta di assistenza giudiziaria può essere accolta unicamente se il reato per il quale Duvalier è accusato – ossia la partecipazione ad un’organizzazione criminale – non è caduto in prescrizione. Per reati simili, il termine di prescrizione è di 15 anni e nel caso Duvalier ha preso avvio nel 1986.

Legislazione insufficiente

Poco importa se altri crimini commessi dal clan – come quello di assassinio – abbiano una prescrizione di 30 anni: occorre che fra i beni bloccati e le accuse vi sia un legame diretto. «I fondi del clan Duvalier non sono frutto di infrazione contro la vita o l’integrità personale, ma solo di malversazioni», afferma il TF. La restituzione degli averi di ex dittatori si scontra a diversi ostacoli, precisa il Tribunale federale al termine della sua sentenza, pubblicata mercoledì. Le condizioni sancite dalla Legge sull’assistenza internazionale in materia penale (AIMP) sono troppo «severe per questo genere di casi».

Preoccupazione condivisa anche dal Governo svizzero che ha immediatamente bloccato i fondi Duvalier. Entro la fine del mese, il DFAE dovrebbe mettere in consultazione un progetto di legge federale sulla confisca di averi acquisiti illecitamente. Il testo è stato elaborato in seguito a un intervento parlamentare del consigliere nazionale liberale-radicale Felix Gutzwiller.

Le promesse di Baby doc

Dopo il terremoto, Jean-Claude Duvalier – che durante i 15 anni passati al potere aveva depredato le risorse del suo paese – aveva annunciato un gesto di solidarietà con Haiti.

L’ex dittatore aveva promesso di versare «cinque milioni». La somma corrisponde a quella di cui il Tribunale federale ha negato la restituzione a Port-au-Prince.

Visto che il governo elvetico ha però di nuovo bloccato il denaro – reclamato da una fondazione facente capo alla defunta madre di Baby Doc – è poco probabile che Duvalier mantenga la sua promessa.

Stando ad indiscrezioni della stampa, l’ex dittatore vive in un modesto appartamento alla periferia di Parigi. Dal 1986, anno in cui è fuggito da Haiti, Duvalier conduce una vita lontano dai riflettori.

swissinfo.ch e agenzie

Numerosi ex dittatori di paesi asiatici, africani e latinoamericani hanno saccheggiato le casse statali, trafugando miliardi di franchi all’estero.

Negli ultimi anni le autorità svizzere hanno intensificato gli sforzi di cooperazione con i paesi interessati, allo scopo di giungere ad una rapida restituzione dei fondi di origine delittuosa, depositati nelle banche elvetiche.

La Confederazione ha già ordinato la restituzione di circa 1,6 miliardi di franchi nascosti in Svizzera da ex dirigenti politici e militari, tra cui l’ex presidente indonesiano Ferdinando Marcos, l’ex generale nigeriano Sani Abacha e l’ex responsabile dei servizi segreti peruviani Vladimiro Montesinos.

Le autorità elvetiche si impegnano per fare in modo che i fondi restituiti non finiscano nelle mani di organizzazioni criminali. La restituzione dei valori patrimoniali viene generalmente vincolata ad un impiego nell’ambito di progetti di aiuto allo sviluppo.

Nel caso del dittatore congolese Mobutu Sese Seko non è stato trovato un accordo con il paese africano e il denaro (8 milioni di franchi) è andato agli eredi di Mobutu.

François Duvalier (Papa Doc), ha diretto Haiti con il pugno di ferro dal 1957 al 1971.

Suo figlio Jean-Claude Duvalier, detto Baby Doc, è stato presidente del paese centramericano dal 1971 al 1986.

Diventato a 19 anni il più giovane capo di Stato del mondo, Jean-Claude Duvalier ha seguito le orme del padre, imponendo un regime repressivo e violando sistematicamente i diritti umani.

Nel 1986, in seguito ad uno sciopero generale, Baby doc è stato costretto a lasciare Haiti e si è rifugiato in Francia.

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