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Hans-Rudolf Merz «sulla giusta via»

«Sto persino meglio di prima, visto che il mio cuore adesso funziona nuovamente bene» swissinfo.ch

«Fare politica non è come partecipare al catechismo domenicale», afferma Hans-Rudolf Merz, presidente della Confederazione per il 2009. A suo parere, il governo deve essere combattivo nel difendere le proprie posizioni, restando comunque sempre rispettoso verso le opinioni diverse.

Intervistato da swissinfo, il ministro delle finanze sottolinea pure che la Confederazione ha imboccato la strada giusta per quanto concerne la controversia fiscale con l’Unione europea.

swissinfo: Nel 2008, la politica interna svizzera è stata caratterizzata da scontri molto duri. La cultura politica migliorerà in futuro?

Hans-Rudolf Merz: Abbiamo effettivamente vissuto una fase contraddistinta da aspri confronti, ciò che è sicuramente spiacevole. D’altro canto, però, è necessario tenere presente che fare politica non è come partecipare al catechismo domenicale.

Infatti, la politica implica un confronto d’idee che possono anche essere diametralmente opposte. Questo confronto costituisce un elemento fondamentale del processo democratico e deve quindi avere luogo, mantenendo sempre un tono adeguato. In occasione del mio anno presidenziale spero che il governo riesca a difendere le proprie idee con forza, ma in modo corretto e costruttivo.

swissinfo: Che cosa non ha funzionato, pensando alla crisi dei mercati finanziari e ai problemi di Ubs?

H.R.M.: Le grandi banche svizzere non sono state le uniche a essere travolte dalla crisi ipotecaria. Anche gli organi di sorveglianza di altri paesi hanno sottovalutato o rilevato troppo tardi questo fenomeno.

La globalizzazione, e in particolare Internet, hanno generato un sistema in cui è possibile eseguire transazioni di grande entità – da un mercato finanziario all’altro, da una valuta all’altra – nel giro di pochi secondi, senza che vi sia un adeguato controllo.

Nel traffico delle merci, invece, sussistono molte possibilità per seguire le operazioni: basti pensare alle dichiarazioni doganali, ai certificati di produzione, alle ordinazioni e alla contabilità. In questo settore, la globalizzazione non ha ancora originato flussi incontrollati di merci.

Di conseguenza, dobbiamo gestire meglio i flussi finanziari: la sorveglianza deve essere internazionalizzata.

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swissinfo: Lo Stato ha dovuto vestire i panni del pompiere, intervenendo nel libero mercato con un aiuto di 66 miliardi a Ubs. Nella sua veste di ministro delle finanze, questo non la disturba?

H.R.M.: Sono un sostenitore dell’economia di mercato e dello spirito liberale. Ritengo pertanto che l’economia debba aiutarsi da sé, rispettando determinate condizioni a livello di concorrenza. In questo senso, quanto successo mi disturba ovviamente molto.

Ciononostante, è stata effettuata una ponderazione degli interessi e ritengo che quello del paese sia prioritario. L’Ubs è diventata una banca talmente grande che un suo fallimento avrebbe conseguenze gravissime sull’intera economia nazionale, e non soltanto sulla piazza finanziaria. Di fronte a uno scenario del genere, siamo quindi stati constretti a intervenire.

swissinfo: Nella controversia fiscale con l’Unione europea la Svizzera ha fatto le prime concessioni, ma Bruxelles chiede di più. Nel 2009 prevede nuovi attacchi, anche per quanto riguarda il segreto bancario?

H.R.M.: Il segreto bancario è da tempo costantemente sotto pressione. Si tratta di una realtà che dobbiamo accettare. Sono però convinto che il segreto bancario sia regolarmente interpretato in modo sbagliato. Infatti, non si tratta di un segreto assoluto: noi non proteggiamo la frode fiscale.

Il segreto bancario rientra nella protezione della sfera privata: se un contribuente paga onestamente le imposte, non vuole che lo Stato frughi nei suoi conti bancari. È un’esigenza legittima.

Inoltre, possiamo offrire strumenti adeguati. Il più importante è costituito dall’accordo con l’Ue sulla fiscalità del risparmio. In quest’ambito, ci siamo impegnati a tassare il reddito delle persone fisiche provenienti da paesi membri dell’Ue con un’imposta alla fonte (aliquota del 35%), che viene poi riversata al paese d’origine.

È proprio questa la principale preoccupazione degli Stati esteri. Essi vogliono infatti che il denaro sia tassato e non sottratto all’erario: si tratta di una richiesta che posso capire.

Dal canto suo, anche l’Ue riconosce che l’accordo sulla fiscalità del risparmio funziona efficacemente. Vogliamo quindi percorrere questa strada anche con gli Stati che non fanno parte dell’Ue.

swissinfo: Pensa di riuscire a respingere anche gli attacchi dell’Ue alla sovranità fiscale dei cantoni?

H.R.M.: Sì. Nella controversia fiscale, mi trovo tra due fronti. A Bruxelles è stato sottolineato che la via imboccata è quella giusta, ma l’obiettivo non è ancora stato raggiunto. Anche i cantoni e i partiti non sono ancora soddisfatti. Ogni parte in causa tende verso una direzione diversa: si tratta di forze centrifughe. Per me, questo significa che mi trovo sulla via giusta.

swissinfo: Lei potrebbe già essere in pensione e viaggiare per il mondo, invece di restare in prima linea. Che cosa la spinge a mantenere il suo posto?

H.R.M.: Non ho grandi progetti di viaggi, siccome nella mia vita ho già avuto occasione di viaggiare molto. Il mio incarico è strettamente collegato a diversi progetti a cui tengo molto e per i quali vi sono scadenze precise.

Recentemente ho subito un collasso cardiocircolatorio. Il trattamento medico ha come scopo quello di restituire al paziente la capacità di lavorare: quando ciò avviene, come nel mio caso, ritengo giusto tornare al proprio posto. Ed è quello che ho fatto.

Sono in buona salute. Mi sentivo bene prima di quanto accaduto, ora sto addirittura meglio, poiché il cuore funziona nuovamente bene. Il fatto di continuare a lavorare è quindi naturale.

Inoltre, ho sempre affermato che intendo ritirarmi al più tardi nel 2011. Una seconda legislatura è fondamentale, poiché una sola non basta per portare a termine determinati dossier. Infatti non sono ancora riuscito a raggiungere tutti gli obiettivi che mi sono posto.

swissinfo: Durante il suo anno di presidenza sarà introdotto il voto elettronico per gli svizzeri all’estero?

H.R.M.: Ci stiamo impegnando e spero che riusciremo a compiere progressi in questo ambito. Personalmente, non ho alcuna obiezione. Sono però necessarie alcune riflessioni per quanto riguarda l’esercizio dei diritti politici, e devono essere risolti certi problemi di carattere tecnico. Sono comunque convinto che si tratti di un principio da sostenere.

swissinfo, Andreas Keiser
(traduzione e adattamento: Andrea Clementi)

Hans-Rudolf Merz è nato nel 1942 a Herisau (cantone di Argovia). Nel 1971 ha ottenuto il dottorato in economia all’Università di San Gallo, dove è stato assistente tra il 1967 e il 1969, all’Istituto di economia e diritto finanziario.

Dal 1969 al 1974 è stato segretario del Partito liberale radicale di San Gallo, direttore dell’Associazione industriale di Appenzello Esterno e del Centro sportivo di Herisau.

Dal 1974 al 1977 ha lavorato come vicedirettore del Centro di formazione dell’Ubs di Wolfsberg. Dal 1977 al 2003 ha svolto la professione di consulente aziendale a titolo indipendente e ha fatto parte del consiglio di amministrazione di diverse aziende, lavorando in quattro continenti.

Nel 1997 Hans-Rudolf Merz è entrato nel Consiglio degli Stati dove ha presieduto la Commissione delle finanze ed è stato membro della Commissione della politica estera e della Commissione della politica di sicurezza. È stato inoltre vicepresidente della delegazione dell’Osce.

Nel corso del mese di dicembre del 2003 è stato eletto in Consiglio federale. Dalla sua entrata in carica all’inizio del 2004 Hans-Rudolf Merz è capo del Dipartimento federale delle finanze.

Hans-Rudolf Merz è sposato e padre di tre figli.

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