I cittadini svizzeri non fanno decollare il Gripen
Con il 53,4% di «no», i cittadini svizzeri hanno respinto domenica l’acquisto di 22 cacciabombardieri Gripen. È una delle rare volte che governo e parlamento sono sconfessati dal popolo su una proposta che riguarda l’esercito. Il ministro della difesa Ueli Maurer vuole prendere tempo prima di proporre un’altra soluzione.
L’aggettivo «storico» è forse un po’ abusato, ma probabilmente è giustificato per il risultato della votazione di domenica. Per la prima volta, infatti, i votanti hanno respinto una proposta d’acquisto di materiale bellico. E più in generale, è una delle rare volte in cui hanno espresso un parere contrario a un progetto avallato da governo e parlamento che concerneva l’esercito (nel 1987 fu respinta la creazione di una piazza d’armi e nel 1987 la partecipazione di truppe svizzere ai caschi blu dell’ONU).
Il campo dei fautori, che sembrava in ripresa nelle ultime settimane, non è riuscito ad invertire la tendenza e il «no» alla fine ha prevalso per quasi 200’000 schede.
Il rifiuto è particolarmente netto nella Svizzera francese, con proporzioni abbondantemente superiori al 60% e una punta del 74% nel Giura. Rispetto ad altre votazioni, questa volta non si può però parlare di fossato tra le regioni linguistiche, poiché il «no» ha vinto anche in alcuni cantoni della Svizzera tedesca, come Zurigo, Berna, Basilea, Sciaffusa e Berna, nonché in Ticino. Il sostegno più forte ai caccia svedesi è venuto invece dalla Svizzera centrale, mentre è stato più timido negli altri cantoni della Svizzera tedesca.
PLACEHOLDERLa storia si ripete ma non si assomiglia
Il risultato rappresenta una netta svolta rispetto a quello registrato nel 1993 per l’acquisto degli F/A-18: allora il 57,2% dei votanti aveva infatti accettato la proposta di comperare 34 aerei da combattimento americani.
Questa volta, però, gli argomenti dei sostenitori dell’acquisto, che in alcuni casi ricalcavano quelli sentiti vent’anni fa, ad esempio quelli secondo cui essere contro gli aerei equivaleva ad essere contro l’esercito o il paragone fatto dal ministro della difesa Ueli Maurer, che ha più volte comparato la tutela dello spazio aereo al tetto di una casa che bisogna di tanto in tanto rinnovare, questa volta non hanno fatto breccia.
Per il comitato contrario all’acquisto dei Gripen, il risultato della votazione di domenica rappresenta «la vittoria del buon senso», mentre il Partito socialista svizzero lo interpreta come un chiaro «no» all’esercito voluto da Ueli Maurer e un segnale per una riforma in profondità delle forze armate. Il parlamentare socialista giurassiano Pierre-Alain Fridez, tra i più attivi durante la campagna, ha sottolineato che il rifiuto non deve essere letto come un «no», all’esercito, bensì a un acquisto inutile. «Il popolo – ha indicato – ha capito la posta in gioco nella votazione». Per i Verdi, i 300 milioni di franchi annui (su 10 anni) risparmiati vanno liberati per progetti sociali, ecologici e nell’ambito della promozione della pace.
Il Gruppo per una Svizzera senza esercito (GSsE), rimasto un po’ in disparte durante la campagna per evitare proprio che il voto sui caccia fosse equiparato a un voto contro l’esercito, è stato tra i primi a reagire, esprimendo soddisfazione per quello che definisce «un grande successo per la politica di pace». Secondo il GSsE, il «no» ai Gripen non va letto alla luce della «pessima campagna» condotta dai sostenitori, bensì come una «critica alle spese eccessive dell’esercito», critica che emerge da anni nei sondaggi e che si è per la prima volta manifestata anche nelle urne.
Il parlamentare lucernese dei Verdi liberali Roland Fischer, membro del comitato liberale contrario all’aereo, ha dal canto suo affermato che il popolo ha semplicemente considerato non necessario, per il momento, l’acquisto di un nuovo velivolo. Per Fischer si dovranno ora analizzare le necessità delle forze armate e i nuovi pericoli. «Quando sarà concluso questo lavoro, il tema di un nuovo velivolo da combattimento tornerà d’attualità».
Un esercito bonsai?
Il presidente della Società svizzera degli ufficiali Denis Froidevaux ha dal canto suo deplorato quello che ha definito un passo verso «la trasformazione delle forze armate in esercito bonsai». Secondo il brigadiere, «si chiamerà ancora esercito, ma in realtà non lo sarà», visto che non è equipaggiato per compiere le sue missioni principali: combattere, proteggere, aiutare.
«Gli oppositori all’esercito non attaccano più frontalmente», ha aggiunto, ma cercano di smantellarlo poco a poco. Agli antimilitaristi, che a suo avviso rappresentano circa il 30% dei votanti, si sono aggiunte persone che hanno respinto l’aereo svedese per ragioni diverse. «Alcuni hanno votato contro il rumore, altri contro Ueli Maurer, altri contro l’Unione democratica di centro [ndr: il partito di Maurer]». La questione principale, ossia quella della sicurezza, è passata invece in secondo piano, ha sottolineato Froidevaux.
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Dalle aule al cockpit
Tutto rimane aperto
Il ministro della difesa Ueli Maurer, molto rimproverato per la gestione del dossier e che dovrà senza dubbio far fronte a un’ondata di critiche, ha dal canto suo dichiarato di voler procedere ad un’analisi approfondita del voto prima di proporre nuove soluzioni. Tutto rimane aperto, ha in sostanza affermato. E, contrariamente a quanto ha martellato durante la campagna, ha sottolineato che il risultato di domenica «non è un voto contro l’esercito».
Il ministro della difesa non ha poi nascosto che la sconfitta di domenica è in parte anche una sconfitta personale, ma ha escluso di pensare alle dimissioni.
I 22 Gripen avrebbero dovuto sostituire i 54 Tiger F-5, che saranno progressivamente messi fuori servizio a partire dal 2016. Secondo Ueli Maurer, i nuovi cacciabombardieri erano indispensabili per garantire in modo duraturo le capacità d’intervento delle forze aeree svizzere e garantire la protezione dei cieli svizzeri. I 32 F/A-18 in dotazione alle Forze aeree arriveranno a fine corsa verso il 2025. «Vi saranno delle lacune nella sicurezza aerea», ha commentato domenica dopo aver preso atto del risultato.
Il ministro della difesa è rimasto nel vago per quanto concerne l’utilizzazione dei 300 milioni di franchi annui destinati ai Gripen. Toccherà al governo e al parlamento decidere se impiegarli in altri settori, ha indicato.
Quali soluzioni?
Durante la campagna, il parlamentare dell’Unione democratica di centro Thomas Hurter aveva proposto un ‘piano B’ in caso di «no» ai Gripen, evocando la possibilità di acquisire una dozzina di caccia ogni 15 anni senza passare davanti al popolo, attingendo i soldi dal budget ordinario delle Forze aeree. L’idea era però stata seccamente respinta dal DDPS e dai sostenitori dell’acquisto dei Gripen. Una posizione ribadita domenica da Maurer, secondo cui «non esiste nessun ‘piano B’».
Per Hugues Hiltpold, parlamentare liberale radicale ginevrino e vice-presidente del comitato interpartitico favorevole all’acquisto, il parlamento ha davanti a sé diverse opzioni: lanciare una nuova procedura per un acquisto di caccia, che durerà una decina d’anni, attendere il 2025 quando dovranno essere sostituti gli F/A-18 per operare un acquisto unico, oppure noleggiare aerei nell’intervallo. Quest’ultima opzione significherebbe però aggirare la volontà popolare, ha precisato.
Il Partito popolare democratico ha insistito sulla necessità di rispettare la volontà popolare e ha perciò sottolineato che si potrà riproporre il tema solo quando dovranno essere sostituti gli F/A-18. Di altro avviso il Partito liberale radicale: il «no» di domenica è da interpretare come un rifiuto del modo in cui è stato gestito il progetto d’acquisto. Va quindi avviata al più presto una nuova valutazione dei jet.
Secondo l’Unione democratica di centro, alla luce anche dei conflitti in corso bisogna investire di più nella difesa nazionale. Per il Partito borghese democratico, infine, il voto non va assolutamente interpretato come un mandato per una ulteriore riduzione delle forze armate.
Le Forze aeree svizzere dispongono attualmente di 32 F/A 18 Hornet e di 54 F-5 Tiger.
I Tiger, che saranno messi fuori servizio nel 2016, avrebbero dovuti essere sostituiti dai 22 Gripen venduti dal costruttore svedese Saab. Il prezzo della transazione ammontava a 3,1 miliardi di franchi.
Il Gripen era in concorrenza con la Rafale del francese Dassault e con l’Eurofighter del consorzio europeo EADS.
Le Forze aeree svizzere possiedono anche una sessantina di aerei elvetici Pilatus per l’addestramento e il trasporto leggero, una trentina di elicotteri Eurocopter, 15 elicotteri da trasporto Super Puma e una cinquantina di droni.
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