I giovani non voltano (sempre) le spalle alla politica
Malgrado un disinteresse marcato per gli scrutini popolari, la giovane generazione non manca di immaginazione quando si tratta di aderire a una causa politica. Le nuove forme di mobilitazione, facilitate anche da Internet, sono tuttavia spesso destinate a un’esistenza effimera.
Nel corso delle elezioni legislative dell’ottobre 2011, il 32% dei giovani svizzeri di età compresa tra i 18 e i 24 anni si è espresso sul rinnovo del parlamento nazionale. All’altra estremità della piramide delle età, le persone con oltre 75 anni si sono mobilitate con una percentuale del 70%. Uno scarto marcato, osservato anche in occasione della maggior parte delle votazioni federali.
Il fenomeno del “disinteresse” dei giovani non è comunque nuovo e, anzi, ha piuttosto tendenza ad attenuarsi. Anche se alcuni politici non esitano a utilizzare il termine di “gerontocrazia” per definire il modello svizzero di democrazia partecipativa, un recente studio smentisce l’idea secondo cui i giovani siano sempre meno interessati alla politica.
«Non si può ridurre la partecipazione politica esclusivamente alle votazioni e alle elezioni. Negli ultimi anni è apparsa tutta una serie di nuove forme di partecipazione non istituzionali, favorite in particolare da Internet e dalle reti sociali», afferma Martina Rothenbühler del Centro di competenza svizzero per le scienze sociali (FORS), autrice della prima indagine nazionale sulla classe d’età 18-25 anni.
Falso matrimonio
Le mobilitazioni intelligenti (smartmob) sono un chiaro esempio delle nuove forme di coinvolgimento politico. Organizzate via Internet o tramite SMS, consentono di riunire persone che non si conoscono per condurre un’azione comune, rapida e spettacolare.
A dare origine a tali azioni sono state, per citarne un paio, le iniziative sul divieto di custodire armi militari in casa e sull’esportazione di materiale bellico. Nelle principali città della Svizzera, si sono così potuti vedere gruppi di persone mimare il movimento di carica di un arma prima di lasciarsi cadere a terra. Dopo essere rimasti immobili per qualche minuto, i militanti si sono poi rapidamente dispersi.
Piero Schmid, studente di geologia all’Università di Friburgo, conosce bene questo tipo di azione. Reagendo all’appello dell’associazione SOS Razzismo, il 22enne ha partecipato a un falso matrimonio in strada per denunciare il fatto che gli stranieri senza permesso di soggiorno non hanno il diritto di unirsi con persone di nazionalità elvetica.
«I mezzi di comunicazione hanno stravolto il modo di pensare e di fare politica. Queste azioni, in cui si fondono arte, ironia e valori politici, sono in piena espansione», afferma Schmid, che non nasconde il suo orientamento a sinistra.
Pragmatismo
Micha Küchler, collaboratore della Federazione svizzera delle associazioni giovanili (FSAG), osserva dal canto suo che «i giovani si ingaggiano in modo dinamico e puntuale. Sanno mobilitarsi attivamente, ma appena il tema non è più di attualità la smobilitazione è altrettanto rapida. Lo si è visto ad esempio per le manifestazioni che hanno fatto seguito alla catastrofe nucleare di Fukushima».
Questa nuova realtà, aggiunge, corrisponde a un mondo più frammentato in cui le informazioni si susseguono a ritmi sfrenati.
Con l’eccezione di una manciata di militanti e di partigiani detti tradizionali o convenzionali, il coinvolgimento tende dunque ad affievolirsi a lungo termine. «Io ne sono un esempio», riconosce Piero Schmid. «Non ho né il tempo né la voglia di essere costantemente attivo».
Il fatto che i giovani siano in grado di prendere le distanze rispetto alle istituzioni è positivo, ritiene Micha Küchler. Senza un legame istituzionale è tuttavia difficile giungere a cambiamenti durevoli.
Martina Rothenbühler rileva che «i giovani votanti si mobilitano quando si sentono direttamente toccati o quando lo è la loro cerchia. Così è stato durante le votazioni sull’espulsione degli stranieri criminali o sul divieto di custodire armi militari in casa».
Educazione politica insufficiente
In diverse occasioni, però, i temi complessi o eccessivamente tecnici hanno tendenza ad allontanare i giovani votanti, come dimostra la bassa partecipazione alle diverse votazioni o elezioni.
«Di principio mi reco sempre alle urne, anche se a volte faccio fatica a capire di cosa si tratta», afferma Piero Schmid. «I politici sono spesso confusi e si contraddicono. Inoltre, l’educazione politica è decisamente insufficiente in Svizzera».
Secondo Micha Küchler è indispensabile consolidare i corsi di educazione civica nelle scuole, spesso sacrificati nel quadro di riduzioni budgettarie. Vanno inoltre coinvolti maggiormente gli adolescenti provenienti da contesti sfavoriti o culturalmente diversi.
Lo studio del FORS punta d’altronde il dito contro il fossato che si sta scavando in materia di partecipazione politica tra i giovani con un elevato grado di formazione e quelli meno qualificati.
Micha Küchler ha tuttavia l’impressione che, a volte, nemmeno gli adulti siano a conoscenza del tema, in particolare quando si parla di politica economica. Per il collaboratore della FSAG, «i giovani ritengono di dover capire tutto prima di posizionarsi su una tematica, mentre in realtà sono altrettanto informati degli adulti».
Voto elettronico
Dal momento che la barriera tra mondo reale e mondo virtuale è sempre più indiscernibile, Martina Rothenbühler è dell’avviso che il voto elettronico possa contribuire a rafforzare la partecipazione politica dei giovani. «A Ginevra è stato dimostrato che i giovani partecipano maggiormente, e non sono più sotto rappresentati nei risultati, se si offre loro la possibilità di votare online».
Micha Küchler non è però convinto che il voto elettronico spingerà masse di giovani alle urne. Anche Piero Schmid si dice alquanto scettico. «Votare è un atto che richiede tempo e un certo impegno. Non si tratta di cliccare sul tasto “mi piace” di Facebook. Senza dimenticare che i rischi di manipolazione e di propaganda sulla rete sono grandi.
Un’opinione condivisa da numerosi giovani eletti. Dal canto suo, il neo creato Partito Pirata non esita a parlare del rischio della «dittatura numerica». Un dibattito tutt’altro che chiuso che dimostra, nel caso ce ne fosse bisogno, che la generazione 2.0 è capace di mostrarsi critica di fronte al suo mondo numerico e al suo modo di concepire la politica.
Le indagini Selects realizzate dopo le elezioni federali evidenziano che la partecipazione degli elettori di età compresa tra i 18 e i 24 anni è in crescita dall’inizio degli anni Novanta.
«Fino a quell’epoca la politica era molto ritualizzata in Svizzera. Il sistema era molto stabile e non c’erano discussioni sulla composizione del governo. La crescente polarizzazione ha cambiato la situazione e ha avuto un effetto mobilitante sui giovani», spiega il politologo Georg Lutz.
Nonostante si sia ridotto, il divario resta comunque importante. «Più si invecchia e più si vota», riassume Lutz. «Le persone anziane votano per abitudine e per dovere. I giovani, al contrario, si rendono alle urne unicamente quando si sentono toccati».
La moltitudine di scrutini, siano questi a livello federale, cantonale o comunale, non facilita poi la mobilitazione dei giovani elettori, sottolinea il politologo.
In collaborazione con la Segreteria di Stato per l’educazione e la ricerca, il Centro di competenza svizzero per le scienze sociali di Losanna (FORS) ha interrogato 1’360 persone in Svizzera (età 18-25 anni) per meglio illustrare il loro modo di partecipare alla vita politica.
Lo studio giunge alla conclusione che i giovani prediligono le forme di partecipazione occasionali, informali, individuali e che si estendono per una durata limitata.
Le mobilitazioni dette “intelligenti”, il boicotto dei prodotti, le raccolte di firme per le petizioni online e le adesioni a gruppi Facebook di carattere politico, svolgono così un ruolo sempre più preponderante.
Gli autori stimano che queste nuove forme di partecipazione politica, non ancora pienamente riconosciute, rappresentano per i giovani delle nuove vie di accesso alla politica.
Dal sondaggio emerge poi che la possibilità di partecipare online a votazioni o elezioni potrà contribuire in maniera importante al rafforzamento del coinvolgimento politico dei giovani.
Infine, i ricercatori constatano che l’interesse per la politica dipende fortemente dal
livello di formazione
e che i giovani hanno tendenza a trovare troppo complicate le spiegazioni degli oggetti in votazione.
Traduzione dal francese di Luigi Jorio
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