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Il Bundesrat tedesco dice no all’accordo con Berna

L'invito ad accettare l'accordo del ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schäuble, qui accanto ad Angela Merkel, non è stato ascoltato. Keystone

La camera alta del parlamento tedesco ha respinto l'accordo fiscale con la Svizzera. Decisiva è stata l'opposizione della maggioranza rosso-verde al Bundesrat. Per Berna un compromesso è comunque ancora possibile.

Senza sorprese, la Camera dei Länder ha bocciato venerdì l’accordo fiscale tra la Svizzera e la Germania, parafato nell’agosto 2011 dai governi dei due paesi. Lo scorso 25 ottobre, l’intesa era invece stata accettata dal Bundestag, la camera bassa del parlamento tedesco.

Poco prima del voto, il ministro delle finanze Wolfgang Schäuble (CDU) aveva invitato ad approvare l’accordo, che sarebbe dovuto entrare in vigore il primo gennaio 2013. A suo modo di vedere, l’intesa avrebbe messo fine all’attuale situazione «insoddisfacente».

Schäuble ha in particolare difeso la controversa norma che permette ai contribuenti tedeschi di rimanere anonimi, giustificando il fatto con il segreto bancario svizzero. Gli Stati Uniti – spesso citati nel corso del dibattito – non hanno ottenuto un’intesa migliore con la Svizzera, ha sottolineato il ministro.

Il principale “rivale” di Schäuble sul tema, il ministro delle finanze del Nord Reno-Westfalia Norbert Walter-Borjans (SPD), ha dal canto suo sostenuto che il testo mira ad impedire il perseguimento degli evasori fiscali. L’attuale situazione sarebbe infatti molto più rigida rispetto all’accordo.

Non è detta l’ultima parola

«La Svizzera è sempre disposta a condurre a buon fine il processo di ratifica con la Germania», ha reagito la presidente della Confederazione e capo del Dipartimento federale delle finanze (DFF) Eveline Widmer-Schlumpf, citata in un comunicato.

Da parte svizzera, si legge nella nota del DFF, non vi sono ostacoli alla ratifica dopo che nel mese di giugno il parlamento elvetico ha approvato la Convenzione e il referendum è fallito. Nonostante la bocciatura odierna, «la procedura in Germania non è ancora conclusa», scrive il DFF.

Occorre infatti attendere il risultato della conferenza di conciliazione composta da membri del Bundestag e Bundesrat tedeschi. La prossima riunione è prevista per il 12 dicembre. All’ordine del giorno sono previste diverse leggi sul tavolo delle trattative anche da mesi, ma non è escluso che in questa data venga affrontato anche l’accordo fiscale con la Svizzera.

La decisione verrà presa al più presto mercoledì, ha spiegato il portavoce del ministro delle finanze Martin Kotthaus. Per questo accordo «vale la pena combattere», ha aggiunto.

In ogni caso, sottolinea Eveline Widmer-Schlumpf, «la Svizzera porrà in vigore con effetto al primo gennaio 2013 le convenzioni sull’imposizione alla fonte concluse con Gran Bretagna e Austria». Le relative procedure di ratifica sono infatti già terminate.

Occasione persa

L’Associazione svizzera dei banchieri (ASB) si dice «delusa» dalla decisione odierna del Bundesrat tedesco. La camera del Länder si è «lasciata sfuggire un’importante occasione per adottare una soluzione duratura, ottimale ed equa per tutte le parti, volta a regolare definitivamente le controversie fiscali bilaterali», scrive l’ASB in un comunicato.

Anche il presidente del Partito popolare democratico (PPD, centro), Christophe Darbellay, deplora la bocciatura dei Länder. «Questo accordo sarebbe stato la miglior soluzione per i due paesi», indica Darbellay, secondo cui «la campagna elettorale dei socialisti in Germania, sostenuta dai socialisti svizzeri», ha avuto un peso nel rifiuto.

  

«Se la bocciatura venisse confermata e l’accordo non fosse ratificato dalla Germania, verrà applicato il diritto attuale», afferma il presidente dell’Unione democratica di centro (destra) Toni Brunner. L’importante è che la Svizzera non faccia ulteriori concessioni, aggiunge.

Per i socialisti, «anche se il trattato venisse ripescato nei prossimi giorni dalla conferenza di mediazione, questo tipo di accordi porterà comunque il paese in un vicolo cieco», sostiene Christian Levrat, citato in un comunicato. Il Partito socialista ribadisce la sua preferenza per lo scambio automatico di informazioni.

Migliorare le relazioni

La Convenzione sull’imposizione alla fonte tra la Svizzera e la Germania, scrive il DFF, permette di risolvere l’annoso problema degli averi tedeschi non dichiarati in Svizzera e dunque di migliorare le relazioni bilaterali.

Il testo negoziato fra Berlino e Berna prevede un’imposta liberatoria alla fonte del 21-41% per regolarizzare i capitali di cittadini tedeschi, che sono stati depositati in nero nelle banche elvetiche. Sui redditi futuri di questi capitali verrà applicata un’imposta analoga del 26,375%.

La somma sarà consegnata al fisco tedesco, ma i titolari dei conti manterranno l’anonimato. La Germania calcola di incassare con effetto immediato circa 10 miliardi di euro, con un seguente introito di 700 milioni all’anno. L’opposizione parla però di cifre esagerate.

Nessun influsso sull’accordo con l’Italia

La Svizzera sta conducendo negoziati anche con Italia e Grecia, rammenta il DFF. Ad essere interessati a un accordo simile sarebbero pure altri paesi europei ed extraeuropei. Indipendentemente dalla decisione tedesca, la piazza finanziaria svizzera continuerà la strategia del denaro pulito basata sull’imposta liberatoria, comunica l’ASB.

Secondo Mario Tuor, portavoce della Segreteria di Stato per le questioni finanziarie internazionali, la decisione del Bundesrat tedesco non dovrebbe comunque influire sull’accordo fra Svizzera e Italia.

Aliquota troppo bassa
Il tasso per regolarizzare i patrimoni depositati nelle banche svizzere (compreso tra il 21 e il 41%) è considerato troppo basso da coloro che si oppongono all’accordo fiscale con la Svizzera.
 
Garanzia dell’anonimato
In futuro l’imposta sarebbe prelevata dalle banche svizzere e trasferita in un secondo tempo alle autorità fiscali tedesche. Chi ha un conto in una banca svizzera potrebbe così rimanere anonimo. Un’altra incognita è l’ammontare della somma depositata in Svizzera da cittadini tedeschi.
 
Troppe scappatoie
Malgrado l’accordo, rimangono aperte molte possibilità per nascondere i soldi al fisco tedesco. Sino all’entrata in vigore del trattato prevista nel 2013, chi ha evaso il fisco potrebbe trasferire il suo capitale in un paradiso fiscale.
 
Numero limitato di richieste di assistenza amministrativa
Le autorità fiscali tedesche potrebbero presentare al massimo 1’300 richieste d’informazioni nei due anni successivi all’entrata in vigore della convenzione.
 
Freno a una regolamentazione europea
Un accordo bilaterale tra Svizzera e Germania frenerebbe gli sforzi per elaborare un nuovo pacchetto di regole di tassazione a livello dell’UE.

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