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Il canton Ticino adotterà presto un salario minimo?

Per i promotori, si tratta di una misura per «salvare il lavoro in Ticino» e lottare contro il dumping salariale; per i contrari è un’interferenza ingiustificata dello Stato nell’economia, che avrà ricadute negative. Sì o no al salario minimo? L’ultima parola spetta ai cittadini ticinesi che il 14 giugno sono chiamati ad esprimersi su un’iniziativa dei Verdi, appoggiata da socialisti e Lega, di inserire un minimo legale nella Costituzione cantonale.

Il provvedimento toccherebbe i salariati sotto i 3’500 franchi, che oggi sono poco più di 17’600, il 15% del totale, ma solo, si fa per dire, 7’000 residenti. Sono poco più di 9’400, invece,  i lavoratori che guadagnano addirittura meno di 3’000 franchi al mese, in particolare le donne e i frontalieri. 

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Quella presentata in Ticino, non è la prima iniziativa cantonale sui salari minimi: già cinque cantoni svizzero-francesi si sono espressi in merito. Solo gli elettori di Giura e Neuchâtel hanno detto sì. La misura, però, non è ancora entrata in vigore a causa di ricorsi e cavilli che ne hanno bloccato l’applicazione.

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A livello federale, invece, il 76% dei votanti ha respinto nel mese di maggio del 2014 un’iniziativa popolare che chiedeva di introdurre un salario minimo legale su scala nazionale. 

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