Il dibattito sul nucleare riparte da Vaud
Il 29 novembre Vaud si pronuncia sul destino della centrale nucleare di Mühleberg. Sebbene consultivo, il voto rappresenta un test per il futuro atomico in Svizzera. Nel 2012 il governo dovrà infatti esprimersi sull'eventualità di autorizzare la costruzione di nuove centrali.
I cittadini del canton Vaud sono dunque chiamati alle urne per rispondere sostanzialmente al seguente quesito: accettate che il canton Vaud dia un preavviso favorevole alla richiesta di sopprimere il limite di autorizzazione dello sfruttamento della centrale nucleare di Mühleberg?
Tradotto in termini meno burocratici – come suggerito da Isabelle Chevalley, fondatrice del movimento di destra Ecologia Liberale – “è saggio prendere il rischio di prolungare in modo illimitato la vita di Mühleberg”?
Secondo Patrick Miazza, direttore della centrale di Mühleberg, parlare di autorizzazione illimitata è scorretto: “In base al precedente regime legislativo, l’autorità suprema era il governo. Per conformarsi a standard internazionali, la nuova legge sull’energia nucleare del 2005, prevede una netta separazione tra l’ispezione tecnica e le autorità politiche”.
“In ogni momento l’autorità di sorveglianza può bloccare una centrale, se ritiene che la sicurezza non sia più garantita. Parlare di una durata illimitata della centrale – aggiunge il dirigente – non ha alcun senso”. Secondo Miazza, il regime di ispezione previsto per la centrale bernese è particolarmente draconiano.
“Nel 2008 – ricorda il direttore – siamo stati controllati più di settanta volte e quasi sessanta dall’inizio dell’anno. L’autorità di sorveglianza ha attribuito ai nostri livelli di sicurezza nucleare un alto apprezzamento, rispetto a quelli di altre strutture svizzere”. Argomenti che non scuotono minimamente Isabelle Chevalley.
“L’autorità di vigilanza, ossia l’Ispezione federale per la sicurezza nucleare, non applica sufficientemente il principio di precauzione. In Germania e negli Stati Uniti, dove le centrali nucleari e i problemi connessi sono simili a quelli svizzeri – puntualizza Chevalley – le autorità di sorveglianza hanno però preso in considerazione il principio precauzionale”.
Micro fessure
Il fatto è che nella struttura che avvolge il cuore del reattore della centrale di Mühleberg, sono apparse alcune fessure. Motivo sufficiente, secondo Chevalley, per non prolungare la vita di una centrale atomica costruita nel 1972. “E’ vero, abbiamo scoperto delle micro fessure nelle pareti del reattore agli inizi degli anni Novanta – ammette Patrick Miazza – ma sono tutte circoscritte”.
Il direttore della centrale atomica fa inoltre notare che i lavori di miglioria intrapresi nel 1996, hanno consentito di correggere questo problema. “La struttura che racchiude il reattore non è mai stata così sicura”. Parole che lasciano di ghiaccio Isabelle Chevalley, secondo cui negli Stati Uniti le centrali che avevano presentato simili problemi, sono state chiuse.
Indipendentemente dalle micro fessure, la posizione espressa dai vodesi avrà una portata che va ben al di là della singola centrale di Mühleberg. “Il risultato dello scrutinio – insiste il presidente di Ecologia Liberale – darà un’indicazione sulla sensibilità popolare nei confronti del nucleare”.
Fiduciosa nell’esito del voto, Isabelle Chevalley è certa che quest’ultimo esprimerà le perplessità della popolazione nei confronti del nucleare civile, che negli ultimi quarant’anni non è mai stato veramente accettato. Miazza replica basandosi sul continuo e costante aumento del consumo di elettricità: “La Svizzera non potrà fare a meno del nucleare”.
“L’urgenza concerne la lotta contro il riscaldamento climatico. Una lotta che implicherà inevitabilmente un aumento al ricorso dell’elettricità da parte delle nostre società, specialmente per quanto concerne i trasporti pubblici e collettivi. Ricordo – sottolinea Miazza – che il consumo elettrico aumenta ogni anno dell’1-2%”.
Efficacia energetica
Senza contestare questo scenario, Isabelle Chevalley ritiene che razionalizzando il nostro consumo di energia – cessando, per esempio, di usare il riscaldamento elettrico – e investendo nelle energie rinnovabili come il solare, è possibile far fronte ai bisogni senza far ricorso al nucleare”.
Una tesi corroborata da un rapporto apparso il 26 novembre. Preparato dalla Fondazione per la sicurezza energetica (che riunisce politici di diversi orientamenti), questo documento presenta cifre eloquenti e argomenti convincenti. Non aspetta di conoscere le cifre Patrick Miazza, secondo cui sarà comunque necessario costruire delle centrali nucleari poiché le energie rinnovabili non saranno sufficienti per soddisfare i crescenti bisogni di elettricità.
Per rafforzare la propria posizione, Miazza sottolinea i limiti dell’energia eolica. “La produzione della centrale di Mühleberg è pari ai tre quarti del consumo elettrico del canton Vaud. Ci vorrebbero una pala eolica ogni 500 metri tra Ginevra e San Gallo per produrre un quantitativo energetico equivalente”.
Miazza insiste nell’evidenziare il fossato tra i bisogni crescenti di energia elettrica e le attuali e potenziali capacità delle energie rinnovabili. E lo fa nel momento in cui l’industria atomica ha già nel cassetto i progetti per realizzare centrali nucleari molto più sicuri ed efficienti.
Dopo aver ricordato il peso delle scorie radioattive, Isabelle Chevalley punta il dito contro le difficoltà di approvvigionamento dell’uranio. “Nel 2003 l’insieme delle centrali nucleari nel mondo, aveva in parte dovuto fare capo all’uranio custodito nei depositi militari”.
I progressi dell’energia solare sono, secondo Chevalley, convincenti. “Oggi negli Stati Uniti si trova dell’energia solare a 17 centesimi al kWh, ossia quasi lo stesso prezzo dell’elettricità in Svizzera”. Il rapporto della Fondazione tenta di dimostrare che l’abbandono del nucleare è economicamente realista.
Frédéric Burnand, swissinfo.ch
(traduzione dal francese: Françoise Gehring)
La Svizzera ha cinque centrali nucleari:
– Beznau I (1969) e Beznau II (1972), Argovia
– Mühleberg (1972), Berna
– Gösgen (1978), Soletta
– Leibstadt (1984), Argovia
Nel 2008 hanno prodotto più di 26,1 milliards di kWh di corrente, coprendo così quasi il 40% di fabbisogno di elettricità in Svizzera.
Gli impianti più vecchi dovranno probabilmente essere disattivati dal 2020, poiché hanno concluso il loro ciclo di vita. Questo dato di fatto alimenta attualmente il dibattito sulla costruzione di nuove centrali in Svizzera.
Il 30 ottobre 2009 le aziende elettriche Alpiq, Axpo e BKW hanno inoltrato all’Ufficio federale dell’energia le nuove domande di autorizzazione di massima per le centrali nucleari previste a Mühleberg, Beznau e Gösgen.
Nel giugno 2008, la Alpiq (Kernkraftwerk Niederamt AG) aveva inoltrato all’Ufficio federale dell’energia una domanda di autorizzazione di massima per una seconda centrale nucleare da realizzare nel cantone Soletta.
Nel dicembre 2008, la Axpo e la BKW hanno presentato domande analoghe rispettivamente per l’impianto nucleare che sostituirà le centrali nucleari di Beznau I e II (Ersatz Kernkraftwerk Beznau AG) e per la centrale nucleare di Mühleberg (Ersatz Kernkraftwerk Mühleberg AG).
L’Ispettorato federale della sicurezza nucleare (IFSN) completerà l’analisi dei tre progetti. In seguito la Commissione federale per la sicurezza nucleare (CSN) si esprimerà sulle perizie e saranno chiamati a prendere posizione sui progetti anche i cantoni e i servizi federali interessati. Con ogni probabilità, il Consiglio federale deciderà in merito al rilascio delle autorizzazioni di massima nel 2012.
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