Il parlamento mette al bando le bombe a grappolo
La Svizzera potrà ratificare la Convenzione sulle bombe a grappolo. Dopo parecchie resistenze, il parlamento ha dato il via libera all'adesione al bando internazionale dell'uso, la produzione, il trasferimento e il finanziamento di tali munizioni.
Organizzazioni non governative (Ong) biasimano tuttavia la mancata inclusione nella legge federale sul materiale bellico di disposizioni per combattere efficacemente modalità di finanziamento poco trasparenti. Critiche sono espresse anche dalle cerchie conservatrici, secondo le quali non è chiaro l’impatto di questo cambiamento sulle capacità di difesa della Svizzera.
Dopo la Camera dei Cantoni lo scorso anno, il 5 marzo anche la Camera del popolo ha dato a larga maggioranza il nullaosta alla ratifica della Convenzione sulle munizioni a grappolo (Convention on Cluster Munitions, CCM). Opposizioni sono venute da parte dei parlamentari dell’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice).
La Svizzera sarà il 69° Stato a ratificare la CCM, che fu adottata nel maggio 2008 alla Conferenza internazionale di Dublino. Finora però non vi hanno ancora aderito grandi potenze, come Stati Uniti, Cina o Russia.
Nel corso del dibattito alla Camera del popolo (Camera bassa), il ministro degli affari esteri Didier Burkhalter ha sottolineato l’ampia accettazione internazionale dell’accordo e l’importanza della posizione della Svizzera.
“Quasi tutti i paesi europei l’hanno ratificata. È fondamentale che la Svizzera segua l’esempio, perché un rifiuto sarebbe difficile da spiegare a livello internazionale”, ha detto.
Burkhalter ha rilevato che l’approvazione elvetica del trattato ha anche un valore simbolico e potrebbe contribuire ad esercitare pressioni sui paesi non firmatari, come successo nel caso del bando delle mine antiuomo.
Molto tempo
Quale Stato depositario delle Convenzioni di Ginevra sui diritti umani, la Svizzera avrebbe dovuto vietare le bombe a grappolo già molto tempo fa, ha aggiunto la relatrice della commissione preparatoria della Camera Ursula Haller. La deputata bernese del Partito borghese democratico (PBD, destra) ha ricordato che queste munizioni causano il maggior numero di vittime tra la popolazione civile.
Tra gli oppositori, il deputato UDC Roland Borer ha spiegato di aver “votato contro, perché siamo ancora in attesa di un rapporto sul possibile impatto del divieto sulle capacità di difesa della Svizzera”.
Il governo si è impegnato a presentare uno studio sulla questione entro la fine del prossimo anno. Tra il 1988 e il 2004 le forze armate svizzere hanno acquistato circa 200mila proiettili per la sua artiglieria. Le scorte dovranno essere distrutte entro i prossimi otto anni. Il costo dell’operazione dovrebbe aggirarsi sui 35 milioni di franchi.
Finanziamento
La Convenzione di Oslo comprende il divieto di finanziamento diretto e indiretto delle munizioni a grappolo. Proposte, avanzate principalmente dal centro sinistra, di spingersi oltre questi principi generali nella legge svizzera sul materiale bellico sono state bocciate dalla maggioranza della Camera bassa. Secondo gli oppositori, tali misure sono inutili e inapplicabili.
Socialisti e Verdi chiedevano di vietare qualsiasi tipo di investimento – per esempio con un prestito o l’acquisto di obbligazioni oppure partecipazioni finanziarie – senza la garanzia esplicita che non sarà mai utilizzato in operazioni che violano la CCM. Norme legislative severe, secondo i partiti di sinistra rosso-verdi e diverse Ong, sono la chiave per evitare che le banche prestino denaro a produttori di munizioni a grappolo.
La normativa varata dal parlamento svizzero non risolve il problema del finanziamento della fabbricazione di tali munizioni, poiché “per difendersi, gli autori delle infrazioni potranno sempre invocare il dolo eventuale, vale a dire che non intendevano investire nella produzione di armi vietate”, deplora la sezione svizzera di Handicap International in un comunicato.
L’organizzazione mette quindi in guardia sul rischio che “il risparmio e i fondi delle casse pensione provenienti dalla Svizzera siano investiti nella produzione di armi proibite dalla legge federale sul materiale bellico”.
Secondo Handicap International, ora “spetta dunque alla società civile divulgare i nomi delle aziende che producono armi vietate e puntare il dito contro gli istituti finanziari svizzeri che violano la legge”.
La svolta
Nell’iter parlamentare, il disegno di legge ha subito un’inversione di rotta alla Camera del popolo lo scorso dicembre. Sulla scia dei timori di chi vedeva così minate le capacità di difesa della Svizzera, la Commissione preparatoria della Camera raccomandava di non entrare in materia.
Ma gli argomenti relativi alla tradizione umanitaria della Svizzera hanno fatto breccia nella Camera bassa, nella sua nuova composizione dopo le elezioni federali di ottobre. La maggioranza dei deputati ha quindi chiesto di riesaminare il dossier.
La svolta parlamentare è stata vista come uno schiaffo alla destra conservatrice e ai rappresentanti dell’industria bellica.
La Camera dei cantoni, da parte sua, aveva approvato all’unanimità la Convenzione di Dublino lo scorso autunno, apportando qualche modifica al disegno di revisione di legge presentato dal governo.
La Svizzera ha partecipato alla
Conferenza di Dublino
che si è svolta nel 2008, contribuendo all’adozione di una nuova convenzione sulle munizioni a grappolo (CCM).
Quest’ultima prevede il
divieto generalizzato
di tali armi, con un’eccezione molto restrittiva per le munizioni che non hanno gli stessi effetti di dispersione.
La Convenzione impone inoltre un termine di otto anni per la distruzione delle riserve di munizioni a grappolo e contempla nuove norme in materia di assistenza alle vittime.
Le munizioni a grappolo sono contenitori il cui involucro esterno si apre per liberare numerose piccole bombe altamente esplosive (sottomunizioni). Esse sono sganciate da un aereo (bombe a grappolo) o lanciate dall’artiglieria.
A una certa altitudine, le sottomunizioni vengono liberate e esplodono avvicinandosi all’obiettivo o toccandolo oppure in modo ritardato.
In virtù del loro effetto dispersivo, queste munizioni sono utilizzate contro obiettivi di superficie. Le sottomunizioni che non esplodono al contatto con il suolo hanno per le popolazioni civili il medesimo effetto delle mine antiuomo.
(Traduzione dall’inglese: Sonia Fenazzi)
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