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Il partito socialista affronta il mondo globalizzato

Presentato da Christian Levrat e Hans-Jürg Fehr (in primo piano), il nuovo programma socialista è il primo dopo il 1982. Keystone

Cambiare la società: il partito socialista non rinuncia a questo obiettivo, ha assicurato il suo ex presidente Hans-Jürg Fehr, presentando a inizio aprile il nuovo programma – il primo da trent'anni a questa parte.

A cosa serve, concretamente, questo documento di una cinquantina di pagine (la cui versione finale sarà ufficialmente adottata a fine ottobre)? Paragonandolo alla Costituzione di un paese, l’attuale presidente socialista Christian Levrat l’ha definito «un testo fondamentale, che va oltre l’attualità politica», capace di essere il riferimento per una generazione.

Il PS è il solo partito elvetico a disporre di un simile strumento, in cui sono esposti i principali obiettivi (regolare la globalizzazione), i valori fondamentali (libertà, giustizia, solidarietà) e le linee guida per l’azione politica.

Essenzialmente teorico, il programma in questione contiene comunque alcune proposte concrete. Tra queste, il rapido avvio di negoziati di adesione all’Unione europea, la riforma del federalismo, la sostituzione del servizio militare obbligatorio con un modello di reclutamento volontario e l’istituzione di una politica sociale basata sulla prevenzione.

Niente di rivoluzionario

La lotta contro il grande capitale – filo conduttore degli ultimi sei programmi del PS – non è stata dimenticata. Ciononostante, lo spirito che aveva condotto al lancio delle iniziative per un’imposta sulla ricchezza (1974) oppure contro l’abuso del segreto bancario e della potenza delle banche (1978) – entrambe rifiutate dal popolo – è meno marcato.

Conformemente al nuovo slogan del partito («Sì»), adottato nel giugno del 2009, il PS non mira a rifiutare in blocco il capitalismo e la globalizzazione, ma chiede una democratizzazione dell’economia. In altre parole, il partito dichiara di privilegiare l’organizzazione cooperativa e le strutture partecipative.

Un concetto peraltro già formulato nel 1982, in occasione dell’ultimo programma: allora aveva suscitato scalpore, poiché fino a quel momento si parlava di opposizione al capitalismo.

Il nuovo programma è valutato con un certo scetticismo dal politologo Georg Lutz. «Fatico a capire cosa è nuovo e che cosa cambia. Il discorso sulla globalizzazione – in questa formulazione intellettuale – sarà difficile da far passare». Secondo l’esperto, tuttavia, si deve tenere presente che il documento programmatico è importante per l’interno del partito: il suo scopo primario non è la mobilitazione degli elettori.

Autore dell’articolo sul PS nel Dizionario storico della Svizzera, Bernard Degen ritiene a sua volta che il nuovo programma non presenta alcun aspetto rivoluzionario. A suo parere, la tematizzazione del neo-liberalismo e della globalizzazione rappresenta una continuità con il discorso critico – ripetuto da anni – in merito alla contrapposizione tra economia reale ed economia finanziaria.

«La diffidenza nei confronti dell’economia finanziaria non è mai completamente scomparsa in seno al partito socialista. Si è unicamente proceduto ad adattare il linguaggio, come già fatto nel primo dopoguerra, quando il concetto di democrazia economica era stato preferito a quello di lotta di classe, poiché suscitava meno inquietudine», spiega Bernard Degen.

Riunire tutte le tendenze

Dal profilo storico, i programmi del PS hanno avuto un impatto «limitato» sull’azione concreta del partito dopo gli anni Cinquanta, rappresentando soprattutto un modo di presentarsi pubblicamente. Fino a quel momento – riassume Degen – il loro ruolo era invece stato assai importante per l’orientamento dei militanti e il posizionamento del PS come partito d’opposizione al campo borghese.

Il nuovo programma susciterà appassionati dibattiti, come auspicato da Christian Levrat e come accaduto per il programma economico (2006) e il documento sulla sicurezza pubblica (2008)? Bernard Degen ne dubita. «Questo scritto non provocherà importanti discussioni di fondo. Si tratta di un testo molto differenziato che prende in considerazione le attese di tutte le tendenze presenti in seno al PS».

Sul piano elettorale, il partito deve riunire diverse componenti. A quella vicina agli ambienti sindacali si affianca infatti un’ala più urbana e liberale, che potrebbe anche orientarsi verso i Verdi o altre formazioni di centro.

«Per arginare l’erosione di voti, il PS ha tentato di spostarsi più a sinistra negli anni Novanta, sotto la presidenza di Peter Bodenmann, ma ciò non ha comunque impedito ai Verdi di avanzare. Anche la strategia di aprirsi verso il centro non ha mai veramente funzionato», commenta Georg Lutz.

Secondo il politologo, il PS è diventato il partito della classe medio / medio superiore e continua a perdere terreno, come accaduto anche in occasione delle recenti elezioni cantonali a Berna e a Zurigo. Inoltre, aggiunge Lutz, contro ogni attesa la crisi finanziaria non ha affatto giovato al partito il termini elettorali.

Con o senza il nuovo programma, al PS non manca dunque il lavoro in vista delle elezioni federali del 2011.

Carole Wälti, swissinfo.ch
(traduzione e adattamento: Andrea Clementi)

1888: il primo programma del partito socialista era centrato sulle statalizzazioni e sul controllo popolare sull’economia, obiettivi da raggiungere attraverso una serie di riforme.

1904: in un contesto caratterizzato dagli scioperi, il nuovo programma – di impronta marxista – menziona per la prima volta la lotta di classe proletaria e la collettivizzazione dei mezzi di produzione.

1920: il terzo programma critica l’imperialismo, legittima lo sciopero politico quale mezzo di lotta e la dittatura del proletariato.

1935: in seguito all’affermazione del regime nazista in Germania, il PS abbandona l’obiettivo della dittatura del proletariato e si dichiara favorevole alla difesa nazionale, modificando così i punti programmatici che avevano ostacolato le convergenze con i partiti borghesi.

1959: durante la Guerra fredda, il partito sostiene la difesa spirituale e assunse posizioni antisovietiche e anticomuniste. Il quinto programma prevede un modesto programma di riforme all’interno del sistema capitalista.

1976/1982: il programma del 1976 auspica la rottura con il sistema capitalista, in seguito all’integrazione dei movimenti sociali e la recessione del 1974. Tale obiettivo viene ribadito nel 1982.

Fonte: Dizionario storico della Svizzera

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