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Il passaporto svizzero rimane un duro percorso a ostacoli

Solo sei altri paesi europei prevedono un termine di attesa di 10 anni per la naturalizzazione Keystone

In futuro, gli stranieri dovranno attendere “solo” 10 anni per poter chiedere la naturalizzazione. Anche dopo l’adozione da parte del Parlamento della nuova Legge sulla cittadinanza svizzera, il passaporto elvetico rimane comunque il più difficile da ottenere in tutta Europa.

La nuova Legge sulla cittadinanza svizzera assomiglia al movimento di un orologio uscito dopo anni di lavoro dal laboratorio di un meccanico di precisione. Nel corso di lunghissimi dibattiti, le Camere federali hanno infatti limato ogni spigolatura per far quadrare la legge tra le posizioni divergenti dei partiti. Il testo è passato cinque volte da una Camera all’altra ed è stata necessaria una conferenza di conciliazione per risolvere anche gli ultimi punti di attrito.

Scopo di molti parlamentari non era però di mostrare la tradizionale capacità del sistema politico di forgiare compromessi sostenuti dalla più larga maggioranza, ma piuttosto di evitare un referendum e quindi una votazione l’anno prossimo. In un anno di elezioni del parlamento un voto su un tema sensibile, come quello della naturalizzazione degli stranieri, rischierebbe di portare altra acqua al mulino della destra.

Per finire la nuova legge ricalca solo in parte le intenzioni del governo, che con il suo progetto di revisione totale si proponeva in particolare tre cose: adeguare un normativa che risale ormai al 1952, armonizzare almeno in parte le diverse procedure cantonali di naturalizzazione e porre maggiormente la volontà d’integrazione al centro dei criteri per l’assegnazione della nazionalità svizzera.

In base alla revisione totale della normativa, adottata il 20 giugno dal Parlamento, in futuro saranno necessari almeno 10 anni di soggiorno in Svizzera, prima di poter presentare una domanda di naturalizzazione.

I candidati dovranno essere in possesso di un permesso di domicilio C, che può essere accordato solo dopo almeno 5 o 10 anni di soggiorno, a seconda del paese di origine, e che dà diritto ad una permanenza illimitata in Svizzera.

Per poter inoltrare la domanda di naturalizzazione, gli interessati dovranno inoltre essere rimasti per un determinato periodo in un Cantone: 2 a 5 anni a seconda delle prescrizioni cantonali.

I giovani potranno continuare a beneficiare di una naturalizzazione agevolata: gli anni di soggiorno in Svizzera tra l’8° e il 18° anno di età sono computati doppiamente.

Attualmente, da 30’000 a 40’000 persone vengono naturalizzate ogni anno in Svizzera. A fine aprile 2014, vi erano oltre 1’900’000 stranieri, il 23,5% della popolazione totale.

Favorire l’integrazione

“Il governo non si prefigge di naturalizzare in futuro il minor numero di persone e neppure il maggior numero. L’obbiettivo del governo è invece di naturalizzare le persone che sono meglio integrate in Svizzera”, ha sottolineato la ministra di giustizia e polizia Simonetta Sommaruga nel corso dei dibattiti parlamentari. “Vi sono stranieri che già dopo cinque anni sono ottimamente integrati nella nostra società, mentre altri non lo sono neppure dopo decenni. In futuro, la concessione della nazionalità non dovrebbe più dipendere innanzitutto dalla durata del soggiorno in Svizzera”.

Per questo motivo, il governo proponeva di abbassare a 8 anni la durata minima, contro gli attuali 12 che costituiscono il più alto termine di attesa a livello europeo. Una posizione condivisa dalla sinistra, per la quale una durata di 8 anni motiverebbe gli stranieri ad integrarsi rapidamente. La destra si è invece battuta per mantenere i 12 anni, affermando tra l’altro che bisogna evitare una “naturalizzazione di massa”, che porterebbe ad “elvetizzare” rapidamente anche molti stranieri criminali. Alla fine le Camere hanno raggiunto un compromesso per un termine di 10 anni.

Anche in futuro, per ottenere la nazionalità svizzera, gli stranieri dovranno inoltre risiedere ininterrottamente per un certo numero d’anni in un Cantone. La durata minima, prescritta dagli stessi Cantoni, varia attualmente da 2 a 12 anni. Per armonizzare le diverse regolamentazioni cantonali, il governo proponeva d’introdurre un termine non superiore a tre anni per tutti, volto a tener conto della crescente mobilità delle persone. La maggioranza del Parlamento ha finalmente deciso che il periodo di soggiorno minimo prescritto dai Cantoni dovrà situarsi tra 2 e 5 anni.

Puntigliosità legislativa

Grandi divergenze ha suscitato anche la naturalizzazione agevolata dei giovani: attualmente gli anni trascorsi in Svizzera tra il 10° e il 20° anno di età contano il doppio. Mentre la destra voleva sopprimere questa agevolazione, la sinistra chiedeva di conteggiare doppiamente tutti gli anni di residenza in Svizzera dei minori. Dopo lunghe discussioni se mantenere la norma attuale o introdurre un doppio computo tra i 5 e i 15 anni, le Camere hanno concordato per finire che il periodo determinante si situerà tra gli 8 e 18 anni.

Ma il parossismo dell’arte del compromesso è stato probabilmente raggiunto sulla questione relativa al conteggio o meno degli anni trascorsi dai profughi in Svizzera durante il periodo in cui sono al beneficio di un’ammissione provvisoria. Di fronte alle minacce di referendum della destra, il Parlamento ha decretato che questi anni saranno conteggiati solo per metà. Un risultato che, secondo la deputata socialista Ada Marra, sembra uscire dalle discussioni di un “souk”.

Anche con il nuovo termine di attesa di 10 anni, la Svizzera rimane tra i paesi europei più esigenti per quanto concerne la durata di soggiorno richiesta per la naturalizzazione.

Secondo i dati dell’Osservatorio della democrazia dell’Unione europea (EUDO), solo sei altri paesi – tra cui Italia, Spagna e Austria – impongono una durata di 10 anni.

Germania, Polonia, Slovacchia, Ungheria e Romania prevedono un termine di attesa di 8 anni, Norvegia e Grecia 7, Portogallo 6.

Francia, Gran Bretagna, Olanda, Belgio, Svezia e Repubblica ceca si accontentano di 5 anni.

Dinnanzi alla minuziosità dei dibattiti su questi termini, alcuni esponenti della sinistra hanno rievocato anche il film “Die Schweizermacher” (I fabbricasvizzeri), che già nel 1978 derideva il rigore e la puntigliosità dei funzionari svizzeri nei confronti degli stranieri candidati alla naturalizzazione. Per la destra, si deve invece mantenere molto alta l’asta da superare per ottenere il passaporto svizzero, un documento “eccezionale” dal momento che rappresenta libertà e diritti civili tra i più estesi a livello mondiale. Per le naturalizzazioni, bisogna quindi continuare a puntare sulla “qualità” e non sulla quantità.

Lunga lista di requisiti

Anche con la nuova Legge sulla cittadinanza, gli stranieri dovranno armarsi di molta pazienza e tenacia per ottenere il passaporto svizzero. Neppure dopo il termine di attesa di 10 anni, il documento non viene concesso automaticamente. Gli interessati hanno solo il diritto di presentare una domanda, che viene esaminata a tre livelli: federale, cantonale e comunale. Le procedure possono durare ancora diversi anni.

I candidati devono inoltre soddisfare una lunga serie di requisiti: dimostrare la loro capacità d’integrazione, possedere una discreta familiarità con i modi di vita svizzeri, conformarsi all’ordine giuridico e alla sicurezza pubblica, rispettare i valori della Costituzione federale e mostrare la volontà di partecipare alla vita economica o di acquisire una formazione.

Ma ciò ancora non è tutto. Il Parlamento ha deciso che, in futuro, non basterà più solo saper parlare almeno una lingua nazionale. Bisognerà anche essere in grado di esprimersi per iscritto in una di queste lingue. E, come finora, si dovranno sborsare diverse migliaia di franchi per acquisire la cittadinanza svizzera.

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