Il popolo svizzero deciderà se defiscalizzare gli assegni familiari
Una boccata d’ossigeno per le famiglie del ceto medio, secondo i fautori; un regalo fiscale per le famiglie agiate, secondo gli oppositori. La proposta dei popolari democratici di esentare dalle imposte gli assegni per i figli e di formazione è osteggiata da quasi tutti gli altri grandi partiti. Sarà l’elettorato a decidere l’8 marzo 2015.
Le misure per alleggerire il carico fiscale delle famiglie è uno dei temi più controversi della politica elvetica. Benché tutti i partiti concordino sulla necessità di agire, le loro ricette divergono e finora alle Camere federali nessuna è stata digerita dalla maggioranza. Dopo decenni di schermaglie parlamentari, la lotta si è ora spostata nelle urne. In due anni, è la terza votazione federale in materia di sostegni alle famiglie.
L’iniziativa “Sostenere le famiglie!Collegamento esterno” chiede di esentare dalle imposte gli assegni per i figli e di formazione. Una rivendicazione che la deputata popolare democratica e direttrice di Pro Familia Svizzera Lucrezia Meier-SchatzCollegamento esterno aveva formulato nel 2007 in un’iniziativa parlamentare. Ma il Consiglio nazionale (Camera bassa) non aveva voluto darvi seguito. La stessa sorte era stata riservata dal Consiglio degli Stati (Camera alta) a due iniziative cantonali in tal senso, inoltrate nel 2008 da San Gallo e Argovia.
Battutosi senza successo in parlamento per questa misura, il Partito popolare democratico (PPD) ha deciso di tentare la via della democrazia diretta. Lanciata nella campagna per le elezioni federali del 2011, l’iniziativa ha raccolto le firme necessarie per essere sottoposta al voto popolare.
Tassazione insensata o iniziativa ingiusta?
“L’obiettivo è chiaro: rafforzare il potere d’acquisto del ceto medio. Oggi sui circa cinque miliardi di franchi di assegni all’anno versati dai datori di lavoro per compensare parzialmente la perdita di potere d’acquisto che si subisce quando si hanno dei figli da mantenere, gli enti pubblici si riprendono complessivamente quasi un miliardo in imposte: circa 200 milioni di franchi la Confederazione, e circa 760 milioni i cantoni e i comuni. È insensato”, dice a swissinfo.ch Lucrezia Meier-Schatz.
Il “nonsenso” è tale che molte famiglie del ceto medio inferiore, a causa dell’addizione degli assegni per i figli al reddito imponibile non hanno diritto per esempio ai sussidi per premi dell’assicurazione malattie, alle tariffe ridotte per asili nido o a borse di studio, aggiunge la direttrice di Pro Familia Svizzera.
Appoggio esterno
Mentre in parlamento, nei ranghi dell’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice) l’iniziativa “Sostenere le famiglie!” ha ottenuto i favori di soli 6 deputati alla Camera del popolo, a sorpresa il più grande partito della Svizzera ha sconfessato la stragrande maggioranza dei suoi rappresentanti alle Camere federali. L’assemblea dei delegatiCollegamento esterno dell’UDC svizzera ha infatti deciso di raccomandare il sì all’iniziativa che chiede di esentare dalle imposte gli assegni per i figli e di formazione, nella votazione dell’8 marzo.
In controtendenza rispetto alle sue due rappresentanti alla Camera del popolo, anche la maggioranza dei delegatiCollegamento esterno del Partito evangelico svizzero (PEV, centro) ha deciso di sostenere l’iniziativa del PPD.
Tutti gli altriCollegamento esterno partiti rappresentati nel parlamento federale, invece, la combattono.
Diversamente la vedono il governo e tutti gli altri gruppi partitici in parlamento. A loro avviso, gli assegni familiari aumentano la capacità economica e dunque, secondo il principio costituzionale dell’imposizione secondo la capacità economica, vanno tassati.
Ma non solo. “Questa iniziativa è ingiusta. A causa della progressività dell’aliquota d’imposizione, le famiglie più ricche ne approfitterebbero maggiormente di quelle più povere”, dichiara a swissinfo.ch la deputata socialista Ada MarraCollegamento esterno.
Attualmente, obiettano gli oppositori dell’iniziativa, circa la metà delle famiglie con figli non raggiunge il minimo imponibile per l’imposta federale diretta (IFD). Perciò tutte queste famiglie che non pagano l’IFD non guadagnerebbero nemmeno un centesimo con l’esonero fiscale degli assegni. Al contrario, le famiglie con i redditi più elevati sarebbero quelle che ne trarrebbero i più grandi profitti. E anche se sul piano delle imposte cantonali e comunali un numero nettamente più elevato di famiglie beneficerebbero di questi sgravi, i guadagni sarebbero comunque superiori per gli alti redditi, sottolineano gli avversari dell’iniziativa.
“Solo una piccolissima parte di figli – poco più del 6% – vive in famiglie della fascia di reddito alto. Il 59% delle famiglie fa parte del ceto medio e non beneficia praticamente di misure extra fiscali [quali per esempio tariffe ridotte per asili nido e strutture di accoglienza, sussidi per i premi dell’assicurazione malattie o alloggi a pigione moderata, Ndr.], destinate alle famiglie con basso reddito. Esentare dalle imposte questi assegni permetterebbe di allentare la pressione fiscale sulla maggioranza delle famiglie”, ribatte Lucrezia Meier-Schatz.
Tra l’uovo e la gallina
I socialisti condividono l’idea che occorra aiutare anche le famiglie del ceto medio, ma giudicano sbagliato il modo proposto dal PPD. “Per questo motivo il Partito socialista progetta un’alternativa: introdurre un accredito per ogni figlioCollegamento esterno. Si tratterebbe di un importo – da fissare – uguale per ogni figlio, che dovrebbe essere bonificato sulle imposte. A chi non paga imposte perché non raggiunge il minimo imponibile, questo importo verrebbe versato”, spiega Ada Marra.
Resta però ancora tutto da vedere come e quando il partito porterà avanti questa rivendicazione. Inizialmente i socialisti avevano deciso di lanciare un’iniziativa popolare in febbraio in occasione del congresso, vale a dire proprio alla vigilia della votazione sull’iniziativa del PPD. Nel frattempo, però, i vertici del PS hanno annunciato di voler sospendere il lancio dell’iniziativa, perché quest’anno preferiscono concentrare le forze sulla campagna per le elezioni federali di ottobre.
I progetti socialisti e l’opposizione di tutti gli altri grandi partiti e del governo non scoraggiano Lucrezia Meier-Schatz. “Con la nostra iniziativa agiamo in modo semplice e concreto: una frase nella Costituzione che avrebbe un effetto immediato. Sono certa che i genitori sanno fare i conti: quando calcoleranno, vedranno cosa guadagnerebbero, capiranno che questa misura rafforzerebbe il loro potere d’acquisto. E penso che ci sarà anche una solidarietà tra le generazioni, perché i nonni si renderanno conto che i loro figli e i loro nipoti ne usufruirebbero”, prevede la deputata popolare democratica.
Se sulle decisioni del popolo, per il momento, si possono solo fare ipotesi, un fatto è già certo: l’8 marzo non sarà l’ultima volta che gli svizzeri voteranno sugli sgravi fiscali per le famiglie.
Una saga politica
L’8 marzo 2015 il popolo svizzero si esprime per la terza volta in due anni su una proposta di sostegno alle famiglie. Le prime due non hanno superato l’esame delle urne.
Nel primo caso, il 3 marzo 2013, un articolo costituzionale avallato dal parlamento è inciampato nella doppia maggioranza: ha ottenuto il sì della maggioranza dei votanti, ma non dei cantoni. Il testo sanciva che sarebbe spettato alla Confederazione e ai cantoni promuovere la conciliabilità tra lavoro e famiglia, in particolare con risorse supplementari, sgravi fiscali o potenziamenti delle strutture di custodia.
Il 24 novembre 2013, è stata chiaramente bocciata da popolo e cantoni l’iniziativa, promossa dall’Unione democratica centro, che chiedeva una deduzione fiscale per i genitori che accudiscono personalmente i figli “almeno equivalente” a quella accordata ai genitori che li affidano alla custodia di terzi.
La serie di votazioni proseguirà dopo l’8 marzo. Insieme all’iniziativa per esentare dalle imposte gli assegni per i figli e di formazione, il Partito popolare democratico ne ha infatti promossa un’altra “Per il matrimonio e la famigliaCollegamento esterno“. Il testo, che chiede che le coppie sposate non siano svantaggiate fiscalmente e sul piano delle assicurazioni sociali rispetto ai concubini, è ancora all’esame del parlamento. Diversamente dal governo che raccomandava di approvare l’iniziativa, la maggioranza della Camera del popolo l’ha respinta e le ha opposto un controprogetto diretto. Se la Camera dei Cantoni aderirà a questa decisione, il popolo voterà sui due testi.
Se il Partito socialista lancerà l’iniziativa sugli accrediti per figli e riuscirà a raccogliere almeno centomila firme di aventi diritto di voto, l’elettorato sarà chiamato ad esprimersi anche su quel testo.
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